Formazione 2/ La posizione dello Snals Confsal sulle integrazioni

Tiene banco la polemica sulle integrazioni concesse agli Enti gestori relativi alle attività formative, finanziate attraverso il Piano regionale dell’offerta formativa, negli anni compresi tra il 2005 e il 2010. Un contenzioso, quello tra amministrazione regionale ed Enti formativi cosiddetti “storici”, che ha aperto una frattura tra l’attuale Governo regionale e circa 35 Enti che costituiscono una fetta importante del sistema formativo regionale, per dimensioni di occupati e finanziamento concesso.

Sono in pochi ad avere affrontato, alla luce del sole, la delicata e spinosa vicenda, sia tra i media, sia tra gli attori del sistema. Un silenzio, quello di Enti formativi e sindacati, quasi omertoso. Chissà perché. Sull’integrazione al finanziamento è lo Snals a rompere il silenzio sindacale. Attraverso l’intervista rilasciata al nostro giornale dal componente del direttivo regionale, Danilo Gelsomino, l’organizzazione sindacale rappresenta le ragioni a tutela dei lavoratori. Sono centinaia i dipendenti del settore colpiti dagli effetti del recupero coatto effettuato dall’amministrazione attiva nei giorni scorsi a danno degli Enti formativi interessati. Sono in dirittura d’arrivo altri licenziamenti? Possibile. Ma leggiamo i passaggi dell’intervista:

Signor Gelsomino, il nostro giornale ha già approfondito la vicenda che ha sollevato un polverone nel settore. Secondo Lei questo diritto alla integrazione è effettivamente riconosciuto dalla legge?

“Certo che questo diritto è riconosciuto dalla legge regionale. Infatti, in materia, esistono diverse sentenze della giustizia amministrativa e ordinaria, che dispongono in capo alla Regione siciliana il diritto non solo di pagare gli oneri contrattuali economici (modificati nel tempo), ma anche di corrispondere gli oneri contributivi ed assicurativi che gli enti di formazione non sono stati in grado di versare”.

Tra le stranezze di questa vicenda pare esservi una sorta di divieto di compensazione, cosa ne sa?

“Certamente, dice bene. La legge regionale e le norme comunitarie non consentono compensazioni tra progettualità diverse come quella del Piano regionale dell’Offerta Formativa e quella dell’Avviso n. 20/2011. È l’articolo 80 del Regolamento (Ce) n.1083 del 2006 a prevederlo. Preciso anche che esiste un’apposita legge regionale, quella del 31 luglio 2010, regolarmente pubblicata in Gazzetta ufficiale della Regione siciliana (Gurs), che autorizza l’assessore regionale alla Formazione Professionale ‘pro tempore’ a pagare le integrazioni in conto al personale”.

Il nostro giornale ha avanzato, in diverse occasioni, su questa vicenda, forti perplessità, come se si perseguissero esigenze superiori allo stesso quadro normativo. Cosa si sente di dire al riguardo?

“Confermiamo le vostre perplessità per come la vicenda è emersa. Restiamo, infatti, sbalorditi dalle modalità con cui, una prassi supportata dalla legge, sia stata contestata all’improvviso dalla Procura della Corte dei Conti. E abbiamo motivi di affermarlo proprio perché è lo stesso organo giurisdizionale di controllo ad aver esercitato il suo potere su questi atti e su tutti i provvedimenti dal 1976 ad oggi. Ma mai prima d’ora era intervenuta con ordinanze di divieto in materia”.

E adesso, come si ritrovano gli Enti di formazione?

“Rappresentando i lavoratori, personalmente, ne vivo, più di altri, l’emotività e le difficoltà. L’avere disposto, con decreto del dirigente generale della Formazione professionale, il blocco dei mandati di pagamento fino al recupero dell’intero importo erogato dal 2007 ad oggi, significa che intanto gli Enti di formazione adiranno la magistratura. Essi non hanno la disponibilità di pagare somme così importanti, mentre, nelle more della soluzione della lite giudiziaria, i lavoratori resteranno tanti mesi senza stipendio e, in alcuni casi, nell’anno formativo 2012/2013 rischieranno di lavorare gratis come dipendenti a tempo indeterminato per enti che svolgono un servizio regionale ed europeo”.

Conosce qualche caso specifico?

“Certo che sì. Infatti ci sono casi in cui, a fronte di un finanziamento complessivo di 3 milioni di euro, l’Ente dovrebbe restituire, con effetto immediato, una somma notevolmente maggiore, che si aggira sui 4,6 milioni di euro. Con immediato si intende entro il 15 maggio prossimo. Data fissata per la prima udienza del giudizio di responsabilità amministrativa proposto dalla Procura della Corte dei Conti contro l’amministrazione regionale”.

Qual è stata la reazione dei lavoratori?

“I lavoratori, scherzosamente, mi dicono di mettere in atto collette per trovare un milione e seicentomila euro da restituire alla Regione siciliana. A parte gli scherzi, non è più sostenibile il grado di irresponsabilità dell’amministrazione regionale e degli Enti di formazione rispetto a certi diritti elementari della persona dei lavoratori, considerati, anche dalla Costituzione Italiana e nei Trattati internazionali, come inviolabili ed indisponibili. Lasciare i lavoratori senza stipendi per dieci o diciotto mesi è un atto quasi criminale, rasenta il danno grave ed irreparabile alla persona e alla famiglia”.

Come state lavorando per addivenire ad una soluzione?

“Dopo mesi di contatti con l’amministrazione attiva abbiamo ripristinato il dialogo con il Governo regionale lo scorso 9 maggio, in occasione della riunione tenutasi presso la presidenza della Regione siciliana. Abbiamo posto il problema al presidente Rosario Crocetta, chiedendo una soluzione condivisa”.

A quale soluzione avete pensato voi dello Snals?

“La soluzione potrebbe essere la seguente. L’amministrazione regionale, obbligata dalla Corte dei Conti al recupero immediato dell’intero importo erogato negli anni tra il 2005 e il 2010, si trova costretta, da un provvedimento giurisdizionale, ad intervenire e dare risposte da subito. Quindi avendo intimato agli Enti di formazione di ripetere l’indebito, cosa che non ha prodotto alcun effetto sperato, per via del fatto che gli Enti hanno provveduto a ricorrere al giudice civile, è stata costretta a bloccare tutti i trasferimenti, fino alla totale soddisfazione. Attraverso un dibattito acceso, lo Snals Confsal ha proposto di convocare i titolari degli Enti di formazione e chiedere loro un accordo di rientro dalla posizione debitoria, attraverso un sistema di rateizzazione che consenta agli stessi Enti di pagare dalla gestione gli importi dovuti alla Regione. Il Presidente della Regione si è sbilanciato nel dire che verificherà la possibilità di pagamento anche in dieci anni, purché sia soddisfatto il debito. Il nostro sindacato ha chiesto che comunque la posizione degli Enti non venga riversata sul personale che ha lavorato e non ha percepito gli stipendi. Credo che possa essere una soluzione. Comunque l’avvio di un dialogo sulla problematica tra Regione ed Enti è sicuramente positivo”.

 

Nota a margine dell’intervista a cura dello stesso Danilo Gelsomino

Devo fare un chiarimento in merito all’articolo da voi pubblicato sulle motivazioni a non scioperare addotte dallo Snals Confsal. L’articolo, dal titolo: “Ma lo Snals non aderisce allo sciopero”, recava nel cappelletto iniziale la premessa “ Spaccato il fronte sindacale. Questo perché tra i sindacalisti c’è ancora chi dà credito al Governo. Del resto anche da grandi è bello credere alla favole…”, che esprime una chiara polemica con la decisione dello Snals.

Il nostro sindacato, insieme ad altri, ha avviato un dialogo con il Governo regionale improntato ad un solo principio: la tutela del lavoratore per la salvaguardia occupazionale e retributiva. Abbiamo tracciato un percorso con l’amministrazione attiva che ha determinato come primo atto il ripristino delle procedure regionali di salvaguardia dei livelli occupazionali, attraverso il rispetto del Contratto collettivo di lavoro di categoria e la legge regionale n. 25 del 1 settembre 1993, che trova applicazione nella circolare assessoriale n.10/94. Adesso abbiamo preteso il blocco delle assunzioni del settore, così come disposto dalla legge che ha introdotto il divieto di nuove assunzioni al 2008.

Tutto ciò, attraverso l’aggiornamento al 31 dicembre 2008 dell’Albo unico ad esaurimento del personale della formazione professionale, ex articolo 14 della legge regionale n.24 del 6 marzo 1976, e la sua pubblicazione in Gurs con i nomi degli aventi diritto: quelli, e solo quelli, potranno lavorare nella Formazione.

Non siamo affezionati al dibattito sulla scelta della prosecuzione delle attività formative attraverso l’Avviso n. 20/2011 o il nuovo Piano Giovani. Noi abbiamo chiesto la continuità del Piano regionale dell’offerta formativa (Prof) secondo i principi della legge regionale n.24/76. Non ci importa, insomma, su quali fondi potrà proseguire l’attività, purché i lavoratori possano ancora svolgere il loro lavoro.

Abbiamo chiesto il recupero del personale licenziato, posto in Cassa integrazione guadagni in deroga (Cigd), o sospeso, perché la legge regionale non prevede i licenziamenti. Questi, ed altri percorsi, ancora stanno trovando risposta da parte dell’amministrazione regionale. Quindi, nonostante le tante criticità esistenti nel settore, noi abbiamo scelto “LE FAVOLE”.

Un solo, ultimo, inciso. Sì, certo, noi crediamo ad un ‘SOGNO’: che i lavoratori della formazione professionale possano lavorare in un settore in cui si rispetti il Contratto collettivo nazionale di lavoro e la Legge, quantomeno ottenere le retribuzioni in modo puntuale per poter sopravvivere in modo dignitoso.

Nota a margine 2: la nostra replica

Precisiamo che l’occhiello all’articolo, oggetto di contestazione mirava a far emergere il ripetuto e continuo atteggiamento del Governo regionale ambiguo e poco chiaro. Infatti, rileviamo da quanto accaduto nelle ultime settimane che mentre taluni sindacati vengono privati del confronto, ad altri si raccontano favole. Nulla a che fare con lo Snal, con gli altri sindacati autonomi e con i movimenti spontanei che hanno avviato, tra mille difficoltà, un confronto serio e propositivo con il Governo nell’intento di salvaguardare reddito e posto di lavoro per i dipendenti del settore. Siamo noi ad essere convinti che nel perseguire coerentemente la politica dei “sogni e dei rinvii”, il Trio CSC (Crocetta, Scilabra, Corsello) sembri divertirsi ad assumere impegni, sistematicamente, disattesi.

Questo rileviamo essere accaduto anche nel corso degli incontri con alcune sigle sindacali e movimenti liberi, compreso un sindacato firmatario di contratto collettivo di lavoro di categoria, come lo Snals.

 

 


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