Il rapporto tra uomo e donna filtrato dalla penna di Giuseppe Fava, il giornalista ucciso dalla mafia a Catania nel 1984. Giovedì 20 agosto presso il cortile Platamone il secondo appuntamento teatrale organizzato per contribuire a ripianare i debiti della Cooperativa Radar, editrice de I Siciliani
Foemina ridens, il teatro della dignità
“Un discorso sull’uomo e sulla dignità dell’uomo”. Così Mario Giusti, fondatore del teatro Stabile di Catania, descriveva il lavoro drammaturgico di Giuseppe Fava, il giornalista ucciso dalla mafia a Catania nel 1984. E in “Foemina ridens”, una delle sue cinque opere teatrali, ad essere indagata è ancora la dignità, nel rapporto tra uomo e donna. Sarà proprio questo il prossimo appuntamento – organizzato dalla Fondazione Giuseppe Fava in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Catania – in programma giovedì 20 agosto presso il cortile Platamone (Via Landolina 11) alle ore 21.
Lo scopo di questo secondo evento – come già il concerto folk dei migliori artisti siciliani e non solo – è contribuire a ripianare i debiti della Cooperativa Radar, editrice de “I Siciliani”, il giornale fondato da Pippo Fava e che ha continuato ad esistere fino a due anni dopo la sua morte. Il 30 settembre i cinque membri dell’allora Consiglio d’Amministrazione dovranno presentare in tribunale una cifra pari quasi a centomila euro, altrimenti vedranno pignorate le proprie abitazioni, così come la casa natale di Fava. Una vicenda che non è di pochi, ma che riguarda l’intera città.
Le prime attestazioni di solidarietà sono già arrivate sotto forma di sottoscrizione sul conto corrente creato dalla Fondazione: poco più di 10 mila euro. Non bastano, ma fanno sperare nella presenza di “una Italia civile che – nonostante tutto – esiste e resiste”, come ha scritto Claudio Fava, figlio del giornalista. E Catania potrà contribuire assistendo allo spettacolo “Foemina ridens” con una sottoscrizione all’ingresso di dieci euro.
Quelli che vedremo al Cortile Platamone saranno Orlando (Giuseppe Carbone) e Pupa (Cinzia Finocchiaro), un uomo e una donna disgraziati, mal visti dalla sorte, nel presente e nel passato. Giuseppe Fava, per questa sua opera teatrale, non ha dato indicazioni di tempo e di spazio: una storia di sempre e di ogni luogo quindi. Una mancanza di legami che ha permesso all’attrice-regista Cinzia Finocchiaro una libertà di adattamento che punta al presente del teatro. Un gioco di scena avvicente sulle musiche dal vivo di Fabio Grasso. Un omaggio a Giuseppe Fava, per difendere la sua memoria e una parte di storia di questa città.