Il gruppo era arrivato a Madignano, da Catania, per assaltare un istituto di credito del capoluogo. Durante la permanenza avrebbero lasciato l'auto in un posto riservato ai diversamente abili nei pressi di un bar. Per loro si sono aperte le porte del carcere
Finti invitati al matrimonio assaltano filiale banca Quattro arresti a Cremona, traditi dal parcheggio
Fingevano di essere invitati a un matrimonio, in provincia di Cremona, ma in realtà volevano portare a termine un colpo in banca. La trasferta di quattro catanesi è finita con le manette strette ai polsi grazie a un’indagine dei carabinieri della compagnia lombarda, guidata dal maggiore Rocco Papaleo, in collaborazione con quelli di Catania. A tradire la banda, come comunicato dalle forze dell’ordine, sarebbe stato anche il loro atteggiamento spavaldo durante il soggiorno. Tra gli esempi citati c’è la sosta in un posto auto riservato ai disabili e il totale menefreghismo davanti alle segnalazioni dei passanti.
La base del gruppo, secondo gli inquirenti, sarebbe stata nel territorio del piccolo Comune di Madignano, poco più di duemila anima a pochi chilometri dall’abitato di Crema. Con loro anche una macchina Mercedes, la stessa che sarebbe stata utilizzata per il colpo in banca avvenuto il 15 maggio scorso. Il mezzo non è passato inosservato perché, grazie alle testimonianze di alcuni avventori di un bar, veniva descritto come lo stesso che, qualche giorno prima del colpo, era stato parcheggiato in uno stallo per persone diversamente abili. I quattro, comunicano i carabinieri, si sarebbero mostrati indifferenti nonostante le proteste di alcuni clienti.
Secondo altre testimonianze raccolte in paese gli etnei in trasferta avrebbero dimorato in un bed and breakfast con la scusa di essere tra gli invitati al matrimonio di un fantomatico amico. In realtà l’obiettivo era tutt’altro. Nello specifico la banca popolare di Cremona di viale Po. L’autore materiale dell’assalto sarebbe stato l’unico incensurato del commando. Lo stesso avrebbe fatto irruzione nella filiale armato di taglierino e, dopo averlo utilizzato per minacciare il cassiere, si sarebbe impossessato di quasi settemila euro. Per poi scappare a piedi. Gli altri, stando all’accusa, si sono occupati di fare da palo e da autisti per effettuare il viaggio di ritorno verso la Sicilia. Percorso effettivamente portato a termine salvo poi essere arrestati e trasferiti nella casa circondariale di piazza Lanza, a Catania.