Alle 19 di oggi è scaduto il termine ultimo per presentare emendamenti al testo, peraltro già emendato, della legge di stabilità della Regione siciliana, che andrà in discussione a partire da martedì in sala d’Ercole a palazzo dei Normanni, dopo che gli uffici avranno messo insieme il testo completo di tutte le modifiche richieste. Un testo che era partito da soli 16 articoli e che col tempo si è trasformato in una valanga di commi, norme e sottonorme proposti dai vari deputati tanto di opposizione quanto – cosa piuttosto insolita – dalla stessa maggioranza. Al punto tale che dall’opposizione si è subito guardato a una scollatura tra il governo e i deputati che lo sostengono.
«Non sarà un’approvazione veloce – prevede Nuccio Di Paola, ex candidato alla presidenza della Regione per il Movimento 5 stelle e ora membro della commissione Bilancio – I tempi si allungano quando non c’è accordo. Ma se il testo di legge che esce dal governo non ha una prospettiva è normale che i deputati inizino a fare emendamenti per modificarlo. E questo allungamento degli articoli è frutto di una mancanza di visione. Nei sedici articoli originari, inoltre ci sono fondi per i Comuni, c’è un fondo di progettazione e aiuto alle aziende, ma la maggior parte delle risorse dovrebbe arrivare da fondi Fsc, che non sappiamo se potranno essere riprogrammati, quindi è tutto incerto».
I finanziamenti del Fondo sviluppo e coesione (ex fondi Fas), sono assegnati direttamente dal governo centrale alle regioni, non sono dunque nell’immediata disponibilità delle amministrazioni locali finché non vengono stanziati. Questo è uno dei motivi per cui la scorsa finanziaria è stata approvata a maggio anziché al 31 dicembre dell’anno precedente, con l’allora assessore al Bilancio Gaetano Armao che fino all’ultimo momento ha cercato di canalizzare risorse da Roma. Quest’anno la musica è la stessa, nonostante gli strumentisti siano per grandi linee cambiati. «Per fare le cose normali ci devono essere dei conti della regione normali – continua Di Paola – fino a quando i conti non saranno in ordine non si potrà mai fare una finanziaria che viene approvata il 31 dicembre. È una consuetudine che va avanti da sei anni, perché se non ci fosse stato lo Stato a dilazionare i fondi del patto di stabilità non avremmo neanche potuto farla una Finanziaria».
A spezzare una lancia nei confronti del governo di Renato Schifani ci pensa però Gianfranco Miccichè, unico componente del gruppo Misto. «Una cosa del genere non era mai successa, c’è un emendamento per ogni deputato – dice il coordinatore regionale di Forza Italia, che tuttavia non fa drammi – Se c’è l’accordo tra tutti la discussione sarà brevissima: se tutti questi emendamenti sono stati presentati con la speranza che vengano approvati è un conto, se c’è invece un accordo di massima alla base, allora non ci saranno problemi. Sempre se ci sono i soldi». E sulla principale contestazione delle opposizioni, cioè che se ci fosse stata coesione tra governo e maggioranza le proposte dei deputati sarebbero finite direttamente nel testo iniziale, Miccichè ha le idee chiare.
«Ogni deputato deve dimostrare alla gente, non vuole che si pensi che sia merito di governo, ma di un emendamento che porta la sua firma – spiega – Molto spesso ho dovuto fare da tramite tra governo e parlamento, ma trovavo un governo rigidissimo, che non voleva parlare con nessuno. Se questo governo è pronto a parlare con tutti non c’è più il problema di maggioranza e opposizione e questo potrebbe essere positivo. Credo che teoricamente sia possibile. Teoricamente. Quando finivo le finanziarie mi sentivo male, quasi mi vergognavo, avrei voluto non essere in quel ruolo. Oggi abbiamo l’impressione che si stia facendo esattamente l’opposto. Non ho idea di quello che c’è in questa Finanziaria, ma se sono norme fatte per il bene dei siciliani, ben venga».
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