Le province ci sono ancora. Sala d'ercole, peer la cronaca, ha 'cassato' solo i presidenti, gli assessori e i consiglieri provinciali. Ma le strutture amministrative sono in piedi. E resteranno in piedi anche a partire dall'1 gennaio del prossimo anno, quando gli organi politici elettivi (presidenti, giunte e consigli provinciali) scompariranno. Le strutture amministrative resteranno in piedi. Ma non ci saranno più i soldi per pagare il personale.
Finanziaria, Governo e Ars hanno lasciato i dipendenti delle Province senza soldi!
Le Province ci sono ancora. Sala d’Ercole, peer la cronaca, ha ‘cassato’ solo i presidenti, gli assessori e i consiglieri provinciali. Ma le strutture amministrative sono in piedi. E resteranno in piedi anche a partire dall’1 gennaio del prossimo anno, quando gli organi politici elettivi (presidenti, giunte e consigli provinciali) scompariranno. Le strutture amministrative resteranno in piedi. Ma non ci saranno più i soldi per pagare il personale.
A denunciarlo sono le segreterie regionali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fp (la dizione Fp sta per Funzione pubblica, ovvero le Categorie di questi tre sindacati che si occupano di pubblica amministrazione). Queste tre organizzazioni sindacali sindacali “esprimono forte preoccupazione per la situazione che stanno vivendo gli enti Province Regionali in Sicilia.
Dopo la frettolosa norma che ne ha decretato il commissariamento scrivono in una nota i segretari regionali Michele Palazzotto (Fp Cgil), Gigi Caracausi (Cisl Fp) e Enzo Tango (Uil Fp) – e la successiva chiusura per aprire la strada alla costituzione dei liberi consorzi di Comuni, si è abbattuta anche la scure di una Finanziaria, scritta nel solco della peggiore tradizione, con la quale questi enti hanno subito un taglio sostanziale di oltre il 50% delle risorse fin qui trasferite dalla Regione.
Insomma, Governo regionale e Ars, pronto accomodo, per fare ‘cassa’, hanno tagliato una parte dei fondi alle Province.
Secondo i sindacati, questo prefigura pesanti ricadute sulla gestione complessiva delle Province e sul personale tutto che rischia, in alcuni casi già da subito, di subire gravi ritardi o addirittura limpossibilità al pagamento degli stipendi. Il grido dallarme lanciato appena tre giorni fa dai segretari generali e ragionieri generali delle nove strutture, non ha incontrato la risposta del Commissario dello Stato richiesta e, quindi, ora occorre aprire in maniera indifferibile il confronto con il Presidente della Regione per individuare un percorso virtuoso che consenta il riordino degli enti territoriali e ladeguato finanziamento delle strutture senza che ne abbiano a pagare le conseguenze né i lavoratori né i cittadini con la perdita di servizi.
Gli esponenti di Cgil, Cisl e Uil che hanno richiesto a più riprese di incontrare il Presidente della Regione sulle questioni che complessivamente riguardano le pubbliche amministrazioni siciliane e le relative ricadute sul personale, hanno finalmente ottenuto una convocazione per il 14 maggio, alla vigilia del preannunciato attivo unitario delle tre Categorie che si terrà a Palermo (non più a Tusa per dare atto al Presidente del suo gesto di apertura) il giorno dopo.
“In quella sede – conclude la nota sindacale – sottoporranno tra le altre questioni anche il tema della salvaguardia dei lavoratori delle Province Regionali e di una riforma organica degli enti territoriali”.
Era così difficile capire che, con un taglio del 50 per cento sarebbe stato impossibile pagare il personale? Secondo noi, no. Governo e Ars lo sapevano benissimo. Ma la norma è stata approvata lo stesso.
Di fatto, alla lunga lista di soggetti che lamentano il disinteresse della politica siciliana si sono aggiunti anche i dipendenti delle Province. In compenso, a gennaio prossimo, ci sarà la ressa tra i Partiti di governo per accaparrarsi le poltrone dei commissari delle Province. Altro che applicazione dell’articolo 15 dello Statuto e istituzione dei liberi consorzi di Comuni…
Ragazzzi, che grande politica…