Il presidente crocetta e il fido assessore bianchi sul progetto grillino di introduzione della moneta complementare hanno fatto melina per sette mesi, infischiandosene delle norme e dei ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione che strozzano le imprese. L'iniziativa di ragusa e l'esperienza della sardegna e del comune di brescia che compensa i tributi locali
Finanza complementare/ Tancredi (M5S): “La Sicilia al palo, la nostra proposta presa sotto gamba dal Governo regionale”
IL PRESIDENTE CROCETTA E IL FIDO ASSESSORE BIANCHI SUL PROGETTO GRILLINO DI INTRODUZIONE DELLA MONETA COMPLEMENTARE HANNO FATTO MELINA PER SETTE MESI, INFISCHIANDOSENE DELLE NORME E DEI RITARDI NEI PAGAMENTI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE CHE STROZZANO LE IMPRESE. L’INIZIATIVA DI RAGUSA E L’ESPERIENZA DELLA SARDEGNA E DEL COMUNE DI BRESCIA CHE COMPENSA I TRIBUTI LOCALI
Proteggere i prodotti e le aziende con la moneta di compensazione in Sicilia si può fare, almeno secondo i parlamentari del Movimento 5 stelle all’Assemblea regionale siciliana. Il Governo siciliano, invece, se ne infischia e affossa la Sicilia ed il sistema produttivo siciliano.
In altre regioni e Comuni d’Italia la moneta complementare, parallela all’euro, è già realtà perché non sono governati da Crocetta, Bianchi & C. che pensano ad altri interessi che poco hanno a che vedere con i siciliani e le imprese produttive. La Sicilia vive un momento di gravissima crisi economica, stritolata tra la disoccupazione, che per le fasce giovanili supera il quaranta per cento, e la mancanza di liquidità. Il default è dietro l’angolo per l’incapacità di invertire la tendenza e promuovere strumenti innovativi di rilancio dell’economia e sviluppo dell’imprenditorialità.
In questo clima di recessione, avvelenato dalle quotidiane emergenze sociali, il Governo regionale è impotente, debole e inadatto ad arginare lo sfascio sociale ed economico-produttivo. Una maniera di interpretare la politica che è fallimentare, senza appelli.
Un esempio eclatante ce lo fornisce l’esperienza vissuta nei mesi scorsi dai parlamentari del Movimento 5 Stelle all’Assemblea regionale siciliana. I deputati grillini hanno predisposto un progetto di fattibilità per l’introduzione di strumenti innovativi di finanza complementare. Ma si sono imbattuti, ed è incredibile, nel vuoto di un esecutivo tutto chiacchiere e show televisivi.
Certo, la materia è di quelle complesse, delicate e importanti per gli effetti dirompenti nell’economia siciliana. Parlare concretamente di un progetto che miri alla realizzazione di una moneta siciliana, parallela all’euro, è una maniera per tentare di risollevare le sorti dell’Isola. Una moneta, che potrebbe chiamarsi Tarì, come abbiamo raccontato in un precedente articolo che trovate in allegato, che punti a stabilire nuove norme per la competitività e la semplificazione a favore delle imprese del territorio.
Nonostante gli studi commissionati dal M5S ed i progetti preliminari già elaborati, il Governo di Crocetta, Bianchi & C. se ne è infischiato, tergiversando, prendendo tempo, giocherellando. Buoni propositi, riunioni e incontri durati oltre sette mesi per non produrre alcuna decisione. Un classico del modus operandi di questo modo di gestire la Sicilia. Eppure la moneta di compensazione può costituire il vero start-up del rilancio produttivo dell’Isola. I sistemi di scambio multilaterale sono strumenti innovativi che, affiancando alla moneta a corso legale un mezzo di scambio complementare (moneta complementare), rispondono a bisogni specifici e incentivano comportamenti che la sola moneta a corso legale non è in grado di stimolare, favorendo, inoltre, comportamenti di reciprocità tra attori locali.
I sistemi di compensazione che utilizzano monete complementari possono essere uno strumento che la pubblica amministrazione può utilizzare a sostegno delle Pmi locali, ma perché questo possa accadere occorre definire processi idonei al loro corretto utilizzo nel rispetto delle norme della contabilità pubblica, oltre a valutarne le relazioni con i vincoli imposti dal patto di stabilità e dalla necessità di rivedere la dimensione e qualità della spesa pubblica.
La crisi finanziaria in atto da alcuni anni non colpisce solamente le pubbliche amministrazioni, ma anche le aziende private, le quali sperimentano crescenti difficoltà nel raggiungere i necessari equilibri di bilancio. La crisi di liquidità, insieme ad altri fattori, influisce fortemente sulla capacità di restare nel mercato. Il ruolo della pubblica amministrazione regionale è particolarmente importante e le sue difficoltà, da un lato ad alimentare i processi economici a causa della tendenza ridurre i costi, dall’altro ad effettuare il pagamento dei beni e servizi acquisiti, condiziona fortemente l’intera economia della Sicilia.
I vincoli aggiuntivi posti dal patto di stabilità rendono ancora più critiche le condizioni in cui le pubblica amministrazione e le aziende operano. In questo quadro, le monete complementari possono rappresentare un importante strumento per supportare la crescita economica mediante un ruolo attivo dell’amministrazione regionale. A sostenerlo, come dicevamo, il gruppo parlamentare del M5S all’Ars.
“E’ dal giugno 2013 che proponiamo al Governo regionale il tema della moneta complementare e della camera di compensazione – dichiara Sergio Tancredi, esponente grillino all’Ars – come strumento di sviluppo e di miglioramento delle condizioni di liquidità di tutti soggetti che operano producendo beni e servizi nel territorio siciliano. E un tema che, vista la peculiarità del nostro Statuto che all’articolo 41 che ci permette di emettere moneta parallela per semplificare gli scambi commerciali e facilitare le transazioni”.
Richiamiamo il testo dell’articolo 41 dello Statuto speciale della Regione Siciliana approvato con Regio decreto legge del 15 maggio 1946, n. 455, convertito in legge costituzionale del 26 febbraio 1948, n. 2. “Il Governo della Regione ha facoltà di emettere prestiti interni”.
“Ci siamo rivolti a diversi esperti – precisa Tancredi – cercando di metterli attorno ad un tavolo per raggiungere il migliore risultato possibile visto il tema spinoso da trattare e l’enorme difficoltà in cui versa l’economia siciliana”.
Per l’esponente grillino, gli effetti di questo lavoro avrebbero dato degli ottimi risultati. Allo studio prodotto dal M5S e inutilmente sottoposto al Governo Crocetta, hanno contribuito Valentino De Santi, economista esperto in circuiti e mercati monetari, Massimo Costa, economista dell’Università di Palermo e, recentemente, si è aggiunto Biagio Bossone, già Ragioniere generale della Regione siciliana e Chairman di “The group of Lecce on global finance”.
“Abbiamo a disposizione due strade complementari – dichiara Tancredi – il baratto multilaterale e la moneta complementare. L’uno non esclude l’altro, possono insieme coesistere e potenziarsi a vicenda”.
La compensazione dei crediti commerciali non fa altro che contabilizzare il baratto dei beni e servizi all’interno di un circuito chiuso e solidale (territorio regionale o comunale) di attori economici ma anche di privati cittadini. Definita dal Codice civile con il termine di “permuta”, questa si basa su alcuni articoli dello stesso Codice civile tra cui l’art. 1552 che dispone: “E il contratto che ha per oggetto il reciproco trasferimento della proprietà di cose, o di altri diritti, da un contraente all’altro”.
Sebbene si applichino, in quanto compatibili, le norme stabilite per la vendita (art. 1555 Cod.Civ.), la permuta differisce da quest’ultima in quanto lo scambio non avviene verso il corrispettivo di un prezzo, ma tramite il reciproco trasferimento della proprietà di cose o della titolarità di altri diritti. Si mostra critico il parlamentare del Movimento nei confronti dell’esecutivo rimasto insensibile al tema che invece è centrale nel dibattito nazionale ed in molte regioni e comuni la moneta complementare è già realtà, supportando sia il mondo delle imprese che i singoli cittadini.
“Dopo la fase preliminare di studio ci saremmo aspettati dall’esecutivo Crocetta una grande collaborazione – precisa l’esponente del M5S – invece, al di là dei diversi contatti susseguitisi dal giugno al dicembre 2013, non è mai passati alla fase operativa. Considerato che avevamo ipotizzato uno start-up iniziale di tre mesi – sottolinea il parlamentare regionale – potevamo essere nella fase conclusiva per l’avvio del progetto”.
A chiarimento l’esponente al parlamento siciliano del M5S spiega che per avviare concretamente il progetto occorra passare alla raccolta dei dati sulla capacità produttiva, per esempio, di un territorio comunale, per misurare la quantità di scambi che possono compensarsi nella camera di compensazione creata ad hoc e nello stesso tempo promuovere la diffusione dello strumento che funge dal leva per lo sviluppo e l’auto generazione.
“Il meccanismo porterebbe ad una naturale difesa dei prodotti locali – dice Tancredi – perché si incentivano gli scambi commerciali tra soggetti economici presenti nel territorio siciliano ed a regime si potrebbe ipotizzare anche una forma di erogazione di reddito minimo in favore di soggetti in difficoltà economiche all’interno di un sistema che punta a valorizzarne il lavoro o il percorso di riqualificazione professionale”.
In buona sostanza, compensare dovrebbe significare supplire alla mancanza di liquidità, scongiurare la chiusura di molte attività economiche e nello stesso tempo incentivare le politiche sociali e del lavoro attraverso strumenti di sostegno al reddito e al ricollocamento professionale.
“Siamo invece ancora al palo con gli studi commissionati dal nostro gruppo parlamentare e non considerati seriamente dal Governo – afferma con amarezza Tancredi – vediamo purtroppo che altrove si stanno muovendo utilizzando parte delle risorse che noi avevamo trovato. La Sicilia avrebbe potuto essere tra le prime realtà ad attuare questo sistema. Invece ci ritroveremo, probabilmente, in coda anche nella progettualità in ambito finanziario”.
Visti i chiari di luna, il parlamentare grillino all’Ars racconta di una nuova iniziativa politica. “Preso atto dello stallo nelle relazioni col Governo sulla questione – informa Tancredi – abbiamo iniziato un percorso che vede il coinvolgimento di molti Sindaci, in particolare Ragusa, Comune capofila di una rete di enti locali interessati alla finanza complementare, che da alcuni mesi sta lavorando con un gruppo di specialisti agli spunti che il gruppo M5S all’Ars ha suggerito attraverso lo studio commissionato al gruppo di economisti. Stiamo lavorando per far partire un più ampio progetto che coinvolga più amministrazioni comunali – rintuzza – per realizzare un sistema di moneta complementare su base comunale. Ed in questo stiamo lavorando intensamente anche con il comune di Palermo col quale ci sono starti già due incontri preliminari sul tema, grazie alla iniziativa promossa dal Comitato Cambiamo l’Euro di Palermo, organizzazione spontanea che oltre al tema della moneta unica abbraccia anche le questioni legate alla finanza complementare”.
Non mancano gli esempi positivi sull’argomento, anche perché non mancano le norme al riguardo e l’Italia ha necessità di recuperare l’enorme ritardo nei pagamenti delle transazioni commerciali per evitare la procedura d’infrazione comunitaria. Va detto che l’art. 9 del decreto legge 1 luglio 2009, n. 78, convertito con modificazioni nella Legge n. 102 del 3 agosto 2009, detta disposizioni per prevenire la formazione di nuove situazioni debitorie, in attuazione della direttiva 2000/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 giugno 2000, relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, recepita con il decreto legislativo 9 ottobre 2002, n. 231.
Così come l’art. 28 quater del decreto del Presidente della Repubblica, n.602/1973 e l’art. 1 del decreto ministeriale 25 giugno 2012 prevedono che i titolari di crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili maturati nei confronti degli enti locali per somministrazioni, forniture ed appalti possono utilizzare tali crediti per il pagamento totale o parziale delle somme dovute per tributi locali.
Muovendo le mosse dal quadro normativo richiamato e dalla crisi economica e di liquidità, il Comune di Brescia, con delibera di giunta del 14 settembre 2012, ha proceduto all’introduzione dello strumento della compensazione tra debiti del Comune verso soggetti terzi dovuti per somministrazioni, forniture ed appalti e crediti per Imu (Imposta municipale) e TIA (Tariffa di Igiene Ambientale) vantati dal comune verso i medesimi soggetti, nel rispetto degli obiettivi fissati dal patto di stabilità interno.
La Regione Sardegna, per esempio, nel 2013 ha pubblicato un bando per “l’impiego dei Sistemi di compensazione multilaterale con moneta complementare nella pubblica amministrazione”. L’obiettivo generale del progetto è definire un modello di utilizzo delle monete complementari da parte delle pubbliche amministrazione, con particolare riferimento alla regione ed agli enti locali. In altre parti d’Italia non si perde tempo e la finanza complementare è divenuta realtà, fatti concreti e non le solite chiacchiere a cui il Governo Crocetta ci ha abituati in Sicilia.
Eppure dovrebbe essere salutare per la Sicilia e per i siciliani la creazione di uno strumento di pagamento che circoli sul territorio regionale parallelamente all’euro. Accrescere lo scarso potere d’acquisto di lavoratori, famiglie, imprese e amministrazioni pubbliche siciliane è il toccasana che invertirebbe il trend negativo dell’economia isolana.
Questo consentirebbe di contrastare la crisi di pagamento in atto, scaturente dalla contrazione della spesa pubblica e privata, rendendo possibile un’accelerazione degli scambi e dei commerci locali, senza creare nuovo indebitamento. Attraverso la realizzazione della moneta complementare si darebbe al contempo respiro alle piccole e medie imprese siciliane, soprattutto nei settori primari, quali quello agro-alimentare, ma anche ottima qualità dei beni e servizi, nonché livelli di reddito e di occupazione finalmente sostenibili. Tutto questo Crocetta, Bianchi & C lo hanno capito? Oppure continuano imperterriti a vivere alla giornata in attesa della “manna dal cielo”?
Ecco come salvare la Sicilia: con il Tarì, la moneta complementare all’euro