Ferrovie, il giro della Sicilia in tre giorni «Partito in treno, sono tornato a piedi»

«Gli amici mi hanno detto ”
ma cu tu fa fari?” alla partenza e “ma cu tu fici fari?” all’arrivo». Il giro della Sicilia in treno è l’ultima impresa compiuta da Alessio Micieli. Il filmmaker ragusano è partito l’otto giugno dalla stazione di Ragusa, dove è tornato «tre giorni dopo, ma a piedi». Spiega a MeridioNews: «Manca un collegamento diretto con Caltanissetta». Il treno ferma a Modica e passate le 19.30 non c’è modo di raggiungere Ragusa usando la ferrovia, «Arrivato in stazione alle otto di sera «ho preferito fare venti chilometri di camminata e raggiungere la mia destinazione in serata piuttosto che aspettare la corsa della mattina seguente». L’imprevisto finale «è stata una provocazione in risposta ai problemi e ai paradossi del trasporto ferroviario siciliano. A volte si fa prima ad andare a piedi». 

L’idea del viaggio gli è venuta in mente un anno fa «con l’intenzione di dimostrare la differenza che esiste tra le 
infrastrutture del nord Italia e quelle del sud, dove per coprire la stessa distanza si impiega anche più del doppio del tempo». Il percorso ha toccato tutte e nove le province siciliane, «ognuna ha molto da offrire, e il giro della Sicilia in treno potrebbe diventare un itinerario turistico se solo il trasporto su binario funzionasse a dovere». Il problema, visto dalla prospettiva del viaggiatore, sta «nell’avere 1400 chilometri di rotaie ma pochi treni». Il 30enne ragusano parla per esperienza diretta: «I collegamenti tra città esistono, i treni no. Perciò alcune tratte vengono eliminate mentre su altre opera un solo treno per giunta vecchio, così i tempi di attesa e percorrenza sono lunghissimi». 

Come testimonia, le differenze nella qualità del servizio su binario esistono non solo tra Lombardia e Sicilia ma pure nella stessa isola. «I treni che operano nella parte
 settentrionale, ad esempio tra Palermo e Messina, sono confortevoli, puliti, c’è l’aria condizionata, le prese elettriche. Quelli che viaggiano sotto la linea immaginaria tesa tra Catania e Trapani invece, sono abbandonati a loro stessi. Non è corretto». Tra le pecche delle ferrovie siciliane, scoperte insieme a Paluzzo (il pupazzo, a forma di fico d’India, che ha portato con sé), una è «la mancanza di collegamenti diretti tra province e pure tra le città più importanti». Enna e Ragusa sono distanti 122 chilometri «ma per andare dall’una all’altra città in treno bisogna prima raggiungere Catania». Lo stesso vale per Agrigento e Trapani, «è necessario fare scalo a Palermo e poi affrontare un viaggio di quattro ore, interminabile e con tantissime fermate. In macchina ci vuole la metà del tempo». 

Alessio Micieli è noto su Internet anche per i filmati che aveva realizzato sul Muos e sull’aeroporto di Comiso. «Alla terza volta che inauguravano lo scalo ragusano, senza nessun aereo realmente pronto a decollare, andai lì – racconta -. Mi misi ad aspettare il primo volo, che sarebbe partito dopo tre mesi». L’avventura che lo ha portato a girare la Sicilia in treno è stata raccontata – con post, foto e video – sulla pagina Facebook dell’azienda di abbigliamento Siculamente. «Oltre a condividere e finanziare il mio progetto – continua – hanno fatto in modo che migliaia di persone potessero seguirmi giorno per giorno». Poche ore dopo avere completato l’impresa sulle strade ferrate ce n’è già un’altra in progetto: «In Sicilia non mancano solo i treni, anche le autostrade. Si impiega troppo tempo ad andare da Ragusa ad Agrigento o a Catania». Dopo avere visitato aeroporti e stazioni della Trinacria, dunque, «il prossimo viaggio lo farò su gomma». 

Marco Di Mauro

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