In primo grado condannato all’ergastolo, in secondo a 16 anni. È quanto ha deciso la corte d’assise d’Appello di Palermo, appunto, sul caso dell’omicidio di Salvatore Lupo, 45 anni, che il 15 agosto 2021 in un bar di Favara, in provincia di Agrigento, sarebbe stato ucciso da suo suocero, il 68enne Giuseppe Barba. Fin dal […]
Omicidio di Salvatore Lupo a Favara, l’ex suocero condannato in Appello a 16 anni
In primo grado condannato all’ergastolo, in secondo a 16 anni. È quanto ha deciso la corte d’assise d’Appello di Palermo, appunto, sul caso dell’omicidio di Salvatore Lupo, 45 anni, che il 15 agosto 2021 in un bar di Favara, in provincia di Agrigento, sarebbe stato ucciso da suo suocero, il 68enne Giuseppe Barba. Fin dal primo momento l’uomo è stato sospettato di aver ucciso il 45enne, per via dei contrasti economici legati alla separazione della vittima con sua figlia. In primo grado Barba era stato condannato in primo grado all’ergastolo, ora – in Appello – è stato condannato a 16 anni, perché non ci sarebbe stata premeditazione. L’imputato sarebbe stato tradito dalle immagini di un filmato, estratto dalle telecamere di un impianto di videosorveglianza, che avrebbe ripreso l’auto di Barba mentre effettuava un tragitto nella direzione di via IV novembre, verso il bar nel quale era stato commesso l’omicidio di Lupo, che gestiva una serie di comunità per disabili e operava nel settore dell’edilizia.
Lupo è stato ucciso con alcuni colpi di pistola all’ingresso del bagno del bar. Il titolare – poi finito sotto inchiesta – ha negato di aver visto in azione chi ha sparato e ha detto che in quel momento si era abbassato per riempire le vaschette di gelato che Lupo gli aveva chiesto. Sull’auto sono state trovate tracce di polvere da sparo; i numerosi testimoni, inoltre, hanno confermato i contrasti fra i due, che avrebbero pure litigato in pubblico. Le immagini della videosorveglianza hanno ripreso l’auto dell’imputato in un percorso e in un orario ritenuti compatibili con la realizzazione dell’omicidio. L’avvocato di Barba aveva sostenuto che ci fossero altre piste, legate ai conflitti maturati in ambito lavorativo della vittima; la difesa, inoltre, aveva contestato la circostanza che ci fosse stata premeditazione. L’accoglimento di questo motivo di appello ha determinato una consistente riduzione di pena, anche perché – essendo stata esclusa l’aggravante – ha potuto beneficiare della riduzione prevista dal rito abbreviato.