Giuseppe e Vincenzo Rapisarda (rispettivamente classe 1956 e 1979) sono finiti ai domiciliari per un giro di presunte fatture false, e conseguente evasione dell'Iva, per diversi milioni di euro. Sono i dettagli dell'operazione Carbon tax della guardia di finanza di Catania
Fatture false per 14 milioni e bancarotta, due arresti Ai domiciliari padre e figlio, imprenditori dei trasporti
Padre e figlio agli arresti domiciliari, e altre tre persone indagate con loro. Tutto per un’indagine che vuole fare luce su un giro di presunte fatture false – e conseguente evasione dell’Iva – di circa 14 milioni di euro. Sono i numeri dell’operazione Carbon tax della guardia di finanza di Catania, che ipotizza anche i reati di occultamento e distruzione delle scritture contabili nonché bancarotta fraudolenta aggravata. Protagonisti di questa storia, che ha portato anche al sequestro preventivo di disponibilità finanziarie per due milioni di euro, sono Giuseppe e Vincenzo Rapisarda (rispettivamente classe 1956 e 1979), rappresentante legale e amministratore di fatto della società R&R srl, attiva – assieme a un’altra impresa coinvolta nell’inchiesta, la T&C srl – nel settore del trasporto merci su strada.
L’indagine parte da cinque verifiche fiscali eseguite dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Catania nei confronti di alcune imprese. Dai controlli sarebbe emerso che le ditte avevano percepito redditi non tassati per sei milioni di euro, non avevano pagato tasse per un milione di euro e non avevano pagato l’Iva per tre milioni di euro. In sintesi, sarebbero stati utilizzati documenti contabili falsi emessi da società fittizie costituite ad hoc e gestite direttamente da padre e figlio. I Rapisarda sarebbero stati al vertice di un gruppo societario che, in realtà, era un’unica azienda, creato per ottenere vantaggi illeciti.
Dalle intercettazioni telefoniche sarebbe emerso un sistema che prevedeva contratti di fornitura di servizio fasulli e di simulata locazione di beni mobili e immobili. Un esempio: fatture per attività di facchinaggio e trasporto bancali da un’azienda che non aveva mezzi o macchinari per farlo. I contratti di lavoro dei dipendenti, inoltre, sarebbero stati a carico delle aziende fantasma, che non avrebbero versato i relativi contributi previdenziali. In questo complesso di illeciti sarebbero coinvolti anche Carmelo Falco (classe 1968), rappresentante legale di tre imprese operanti nel settore del trasporto merci (la Effe transport, fallita nel 2016; la Mf service, messa in liquidazione e cessata nel 2013; la Mf service & logistic, messa in liquidazione e cessata nel 2014). Tramite queste aziende sarebbero state emesse fatture per operazioni inesistenti che avrebbero permesso, alla R&R srl, di evadere imposte dal 2013 al 2015 per un milione e 60omila euro.
Falco, trasportatore e dipendente dei Rapisarda dal 2004, sarebbe stato un prestanome. Pagato per il suo compito circa mille euro al mese. Parlando al telefono con la moglie, quest’ultimo si sarebbe lamentato di non avere chiesto più soldi per svolgere questo servizio. Lui, assieme a Giuseppe e Vincenzo Rapisarda, risulta indagato in concorso per la bancarotta fraudolenta della Effe transport, fallita nel 2016 con un passivo di un milione di euro. Dovranno presentarsi ogni giorno alla polizia giudiziaria anche Riccardo Motta (classe 1964), rappresentante della società cooperativa R&R trasporti, indagato con suo cognato Vincenzo Rapisarda per occultamento di scritture contabili; e Francesco Cocuzza (classe 1960), rappresentante legale della T&C srl, indagato anche lui con il più giovane dei Rapisarda poiché avrebbe nascosto le scritture fiscali dell’impresa relative all’anno di imposta 2015, per il quale sarebbe emersa l’emissione di un milione e 300mila euro di fatture false, che avrebbero fruttato alla R&R l’evasione di 300mila euro di tasse.