Quella che doveva essere una conferenza stampa alla sede della Cgil di Catania si è trasformata in unaffollata assemblea di lavoratori. E la dice lunga sulla preoccupazione che si respira tra i 240 dipendenti di Fastweb che lavorano al call center di viale Africa. Ce nerano una cinquantina allincontro con la stampa che i sindacati hanno indetto per spiegare cosa sta succedendo: la cessione da parte di Fastweb di due rami dazienda, call center e reti.
Unoperazione che coinvolge 720 lavoratori in tutta Italia di cui un terzo (250) in Sicilia. Ma se i sindacati non nutrono particolari preoccupazioni per il ramo delle reti (120 dipendenti a livello nazionale, una decina a Palermo), venduto ad una forte società cinese leader del settore, la Huawei, temono invece per i lavoratori dei call center. Ad acquistare da Fastweb questultimo ramo è infatti la Visiant Next s.p.a, società costituenda controllata da Visiant Contact s.r.l., un gruppo nazionale che lavora nel settore dei call center. Fin qui nessun problema: lamministratore delegato della Visiant Contact, Luca DAmbrosio, sentito dal Sole 24 Ore, ha sviscerato numeri rassicuranti: «In tre anni abbiamo triplicato il fatturato raggiungendo quota 64 milioni di euro nel 2011 e in soli due anni abbiamo assunto 700 persone a tempo indeterminato. E in più l’anno scorso abbiamo anche vinto il premio per l’innovazione», ha affermato.
Il problema nasce salendo un gradino più su. Nel gioco di scatole cinesi che sembra esserci dietro questa acquisizione, arriviamo a Visiant S.p.a., una terza società che controlla la Visiant Contact. Ed è qui che i sindacati vedono il marcio. La Visiant s.p.a, racconta ancora il Sole 24 Ore, è in amministrazione giudiziaria a seguito di un procedimento penale. E in una recente assemblea dei soci, allordine del giorno figurava anche leventuale nomina di un liquidatore. Da qui le forti preoccupazioni di tutti i sindacati che temono di ritrovarsi di fronte una scatola in realtà vuota. «Si tratta di una cessione di ramo o di una cessione di attività?», si chiedono i rappresentanti della Cgil di Catania, che a fatica riescono a placare i propositi bellicosi dei lavoratori del call center di viale Africa.
Molti ieri hanno preso un giorno di ferie per essere presenti in via Crociferi, nella sede della Cgil. «Non ce la facciamo – dice uno di loro – ad andare in azienda come se niente fosse, ieri cè stato un esodo generale». «Perché non ci diamo tutti malati uno di questi giorni?», suggerisce un altro. Qualcuno propone di informare i clienti in chiusura delle telefonate. Ma intanto i sindacati hanno avviato le procedure per lo sciopero e nei prossimi giorni inizieranno i presidi sul territorio, con volantinaggio nei posti più affollati: in via Etnea, nei centri commerciali, ai caselli autostradali. «Ma dobbiamo essere in tanti», esorta Davide Foti, segretario generale della Slc Cgil. In risposta una pioggia di applausi e approvazioni.
La vertenza Fastweb ha poi in Sicilia ulteriori sfumature. «Nel 2007 e nel 2009 Fastweb ha attinto ai fondi Fas e a quelli della legge 407 per assumere personale usufruendo degli sgravi fiscali. Adesso che sono finiti scappa», denuncia Foti. Per questo la Cgil chiede agli enti locali, ma soprattutto alla Regione di intervenire. «Si rischia un effetto domino con altre grandi aziende del settore, da Vodafone a Wind a Telecom conclude il sindacalista Una vera e propria emorragia sociale a Catania e in tutta la Sicilia».
[Foto di nromagna]
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