Farmacie comunali, quattro sindaci etnei in protesta Caputo: «La Regione ha operato in modo sospetto»

«Ad agosto 2014 la Regione siciliana ci ha tolto in dieci giorni la possibilità di aprire una farmacia comunale. I tempi, il periodo estivo e le modalità sono più che sospette». Carlo Caputo, primo cittadino di Belpasso, vuole vederci chiaro sul caso delle quattro farmacie che la Regione ha assegnato nel 2009, rispettivamente, al suo Comune e a quelli di Mascalucia, San Giovanni La Punta e Santa Maria di Licodia. Nel giro di un mese, nell’estate 2014, la Regione «ha però deciso di assegnare a privati, ma senza darci un preavviso utile prima di togliere il diritto di prelazione alle città».

Il caso, sul quale Caputo ha istituito un comitato con gli altri sindaci coinvolti – Giovanni Leonardi di Mascalucia, Antonino Bellia di San Giovanni La Punta e Salvatore Mastroianni di Santa Maria di Licodia -, è però stato già risolto in sede amministrativa. Il Tribunale amministrativo di Catania e in secondo grado il Consiglio di giustizia amministrativa si sono pronunciati a favore dei farmacisti privati che hanno «ormai aperto le proprie farmacie. Ma il caso politico resta», afferma Caputo. La proposta dei sindaci è quella di «avviare una commissione di inchiesta all’Assemblea regionale siciliana. Non è mai esistito in nessun procedimento amministrativo un tempo di risposta di dieci giorni, come intimatoci dall’Assessorato regionale alla Salute», afferma Caputo. 

La complessa vicenda amministrativa nasce da quattro comunicazioni identiche arrivate alle quattro amministrazioni, il 19 agosto 2014. Nelle lettere l’Assessorato regionale alla Salute richiedeva «informazioni generiche in merito all’assegnazione delle farmacie», spiega Caputo. Dieci giorni dopo, il 29 di agosto, arriva una seconda comunicazione ai Comuni che intimava «la revoca della titolarità della farmacia se entro dieci giorni non avessimo fatto visionare gli atti relativi alla nuova assegnazione della farmacia», prosegue il sindaco di Belpasso. I giorni passano, «senza avere tempi per agire, visto che l’intimazione dava solo dieci giorni», spiega Caputo, e la Regione il 30 ottobre 2014 assegna le farmacie a quattro privati in graduatoria dal 2011. I quattro Comuni presentano al Tar di Catania un ricorso, e il tribunale amministrativo dà inizialmente in via cautelare ragione ai Comuni, in attesa di una sentenza definitiva. Le amministrazioni avviano finalmente gli iter per aprire le farmacie. «Noi, a Belpasso, avevamo scelto di fare un bando pubblico, accettando proposte da 380mila euro più 10 per cento degli introiti. San Giovanni La Punta e Mascalucia avrebbero invece gestito tutto direttamente tramite una società pubblica», prosegue Caputo. 

I quattro farmacisti assegnatari non ci stanno e presentano un contro-ricorso, chiedendo al Cga di intervenire. Il Cga nei primi mesi del 2015 intima al Tar di «sospendere la sospensione cautelare», favorevole ai sindaci, e di arrivare a una decisione definitiva in tempi brevi. La decisione del Tar arriva, in udienza pubblica, a dicembre 2015: il tribunale non solo conferma che ai Comuni non toccheranno le farmacie, ma che queste non andranno nemmeno ai privati individuati dalla graduatoria della Regione del 2011. Si dovrà fare un nuovo concorso per l’assegnazione dei quattro posti, come richiesto con un altro ricorso – nel frattempo presentato da altri farmacisti interessati all’apertura – presentato al Tar nel 2015. La sentenza arriva infine a marzo 2016, e sia i farmacisti assegnatari che i Comuni fanno ricorso al Cga. Il Cga, infine, dice la parola fine alla vicenda nel luglio del 2016, decidendo che le quattro farmacie dovranno andare ai privati già in graduatoria

«Oggi – spiegano i quattro sindaci in una nota congiunta -, resta solo il dato della Regione che ha tolto a circa 90mila cittadini che risiedono in questi quattro Comuni il diritto ad usufruire di un servizio a gestione pubblica che avrebbe portato opportunità occupazionali e notevoli introiti nelle casse dei rispettivi enti». I sindaci di Belpasso e San Giovanni La Punta hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica sul tema. Nell’attesa di eventuali indagini, tutti e quattro i primi cittadini «chiedono con urgenza l’intervento dell’Assemblea regionale siciliana attraverso una Commissione parlamentare di inchiesta che porti alla luce eventuali anomalie e irregolarità amministrative nella vicenda».


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