Tante piccole stanzette, quelle dell'ex Sick-Sound Factory Studio, una accanto all'altra, contenitori esplosivi di creatività, crocevia d’incontri e scontri che circa dalla metà degli anni ’90 danno forza al battere dei ritmi vitali delle band palermitane
Fare musica nei box davanti al Tribunale Le sale prova della scena underground
«Ah ecco cosa era tutto quel casino!». È stata questa la risposta del mio capo redattore, quando, giorni fa proposi di raccontare la storia di alcune sale prova, o box che dir si voglia, nascoste nel sotto scala di un palazzo. Come di consueto amo evidenziare, è soprattutto in ciò che non è percettibile alla vista che si celano le migliori storie, le più cariche di grinta, di sudore e mistero ed è proprio il caso del nostro racconto di oggi. Avete presente quell’edificio grigiastro guarnito d’uffici piuttosto che di appartamenti che sovrasta l’angolo tra la Via Nicolò Turrisi e la Via Ghoete circa di fronte al Tribunale? Bene, quel grosso parallelepipedo architettonico con finestre, balconi e porte, accoglie e mantiene al riparo da agenti esterni una tra le più vaste realtà musicali dell’underground cittadino ormai da anni.
Tante piccole stanzette, una accanto all’altra, contenitori esplosivi di creatività e musica, crocevia d’incontri e scontri che circa dalla metà degli anni ’90 danno forza al battere dei ritmi vitali della scena musicale palermitana. «Tenterò di scavare tra i ricordi che restano aggrappati alla mia memoria…del resto sono passati più di diciassette anni da quando col mio socio di allora, Marco Monterosso, nel lontano 1999, trasferimmo le attrezzature del Sick-Sound Factory Studio da Brancaccio al sottoscala di via Nicolò Turrisi […] erano dei locali ampi, già in funzione e così composti: avevano una sala di ripresa di circa 30 metri quadri, un’ampia regia e un’altra stanza di circa 35 metri quadri che era forse l’ambiente più importante di tutto lo studio, vero punto di incontro tra musicisti, artisti di vario tipo, amici, che tra una prova e l’altra si confrontavano e condividevano le loro storie». A parlare è Francesco Paolo Bonaccorso, da tutti, nel giro, conosciuto come Ciccio Bonaccorso già batterista dei Magilla Gorilla poi dei Session Eight e ancora della grossa famiglia Gente Strana Posse a raccontarci di quelle stanze. Per inciso, i Magilla Gorilla sono la band che più di altre nella nostra Isola ha fatto storia con il suo ska-core tra la fine dei ’90 e la metà dei 2000. Se non li conoscete, cercate il loro album intitolato Super Santos e ascoltatelo, però tenetevi stretti alle vostre sedie perché sarà già troppo tardi quando starete saltando da una parte all’altra della vostra stanza seguendo ritmo e melodie in levare degli stessi.
Tornando al nostro racconto: Sick-Sound Factory, uno studio di registrazione e un punto di riferimento che per più di tre anni raccolse in se pareri, strofe, organizzazioni di concerti ed eventi. Un piccolo salotto, un paio di divani, pareti sommerse da poster e locandine, due sale di ripresa che hanno dato alla luce dischi fondamentali del punk hardcore cittadino: Flat Denial, FUG, xNo Way Outx…. . Prosegue Bonaccorso: «Il giro che si venne a creare attorno al Sick-Sound Factory Studio, complice la possibilità di far casino sino a tardi, data l’assenza di appartamenti, diede il via al fiorire di varie altre realtà similari. I primi ad approfittarne furono gli amici dei Filthy Sunday Circus, straordinaria band nata nella nostra sala prove, che rilevò una piccola sala giochi. Ad oggi questo studio è ancora gestito dagli stessi e si chiama Ventunesimo Livello. Quando si concluse la storia del Sick Sound Factory, passarono anni prima di ritornarci, lo feci insieme ad amici prendendo una piccola stanza riadattandola a sala prove. So di certo che tante altre realtà sono passate da quel sottoscala, alcune hanno avuto delle storie brevissime senza lasciar traccia, altre invece esistono e continuano a sfornare roba eccelsa di cui questa città dovrebbe esser fiera».
Quasi fossero dei rifugi, gli spazi celati dietro ad ognuna di quelle porticine di legno grezzo, in quel sottoscala, s’illuminano ogni giorno, dal tardo pomeriggio in poi, da anni senza sosta. Che sia rumore o che siano note melodiose accompagnate dal battere di cassa e rullante, ognuna di quelle realtà sta raccontando una storia, o magari l’ha raccontata anche solo per un breve periodo ma l’ha fatto. Ognuno trascorre la propria giornata tra lavoro, studio, problematiche familiari, caos cittadino e stress accumulato accavallando nervo su nervo. Si corre contro il tempo, arriva la sera e senza nemmeno bisogno di formulare dei brevi messaggi per creare un appuntamento ci si vede lì sin dalla fine degli anni ’90 per sfogare e sfogarsi, esprimere ed esprimersi.
In quel sottoscala oggi continuano a suonare parecchie band che hanno disegnato un percorso, che sono morte e hanno rivisto la luce risollevandosi dalle proprie ceneri tramite differenti formule e formazioni: Popsters, Fug, Magilla Gorilla, Values Intact, Rising Compromise ed oggi Anf, Bigg Men e molti altri ancora non sono soltanto nomi di gruppi, ma sono i mattoni, i pilastri portanti di un’ennesima realtà nascosta che ha vibrato e procede nel suo prepotente percorso passionale, pertanto duraturo.
Incalza Bonaccorso: «Ho sempre pensato di avere una fortuna immensa nel conoscere le persone con cui ho condiviso poi un palco, molti sono ancora dei miei ottimi amici, mi piace pensare di aver avuto il solo merito di trovarmi nel posto giusto al momento giusto. Ho avuto il piacere di frequentare il piano inferiore di quell’edificio parecchi anni dopo, quando con altri amici decidemmo di creare una piccola sala prova trovandoci a corto di spazi in città, ma era un’altra stanza. Oggi è il luogo dove provano svariate band e sono felice che nonostante gli anni, sia ancora utilizzato per quello scopo. Sono contento di averla messa in piedi e anche se è stata poco utilizzata da me, ha il merito di essere il luogo dove si è allargata la famiglia dei Gente Strana Posse, passando dal classico combo rap a vera e propria band, persone che stimo profondamente e con le quali oggi condivido molto più che un semplice palco. In quella stanza sono nati quasi tutti i brani contenuti nell’ultimo lavoro discografico uscito quattro anni fa». Mi soffermerei in chiusura, sulle ultime parole, lavoro discografico, invitando tutti a riflettere per raggiungere il fulcro di questa storia e trarne così il punto di forza.