Il professionista è il destinatario di una misura cautelare insieme a Gaetano Sanfilippo. Entrambi si trovavano ai domiciliari, concessi dopo una prima misura restrittiva dietro le sbarre. «Addossate responsabilità a soggetti estranei ai fatti»
Fake credits, commercialista Paladino torna in carcere «Dichiarato il falso ai pm per alleggerire la posizione»
Due settimane agli arresti domiciliari e per il commercialista Antonio Paladino si riaprono per l’ennesima volta le porte del carcere. Il professionista era finito nei guai nell’ambito dell’operazione Fake credits, portata a termine dai militari della guardia di finanza il 10 luglio scorso. Secondo l’accusa Paladino sarebbe il vertice di un’associazione a delinquere specializzata in reati tributari. Dominus di un sistema basato su un maxi-giro di compensazioni sul credito d’imposta Iva. Trascorsa una settimana dietro le sbarre il commercialista, difeso dall’avvocato Fabio Tita, era passato agli arresti domiciliari. Decisive le risposte fornite al giudice delle indagini preliminari durante l’interrogatorio di garanzia. Stesso scenario per Gaetano Sanfilippo, dipendente dello studio Paladino e stretto collaboratore del colletto bianco.
Adesso entrambi tornato in prigione. La volontà di collaborare con l’autorità giudiziaria sarebbe stata soltanto «presunta». Infatti l’attività di riscontro rispetto a quanto spiegato al giudice ha permesso di evidenziare «la falsità delle dichiarazioni rilasciate da Paladino e Sanfilippo – sostiene la guardia di finanza – dichiarazioni volte, da un lato, ad alleggerire la propria posizione e, dall’altro, ad addossare la responsabilità delle operazioni fiscali fraudolente ad altri soggetti, allo stato estranei ai fatti».
Da qui la richiesta del pubblico ministero che è stata accolta dal gip. Il nome di Paladino è molto noto in città per due motivi. Nel 2012 si era candidato alle elezioni regionali con due partiti diversi a sostegno di altrettanti aspiranti governatori. Più recentemente era diventato uno dei vertici, essendone vicepresidente, del comitato promotore interessato all’acquisto del Calcio Catania. Successivamente era entrato con diverse quote anche in Sigi, la società per azioni che il 23 luglio scorso ha comprato il club calcistico. L’affare però si è concretizzato senza il commercialista, estromesso dai quadri societari a causa dell’arresto. Nella stessa operazione erano finiti nei guai anche altri due ormai ex volti di Sigi: la commercialista Giuseppina Licciardello, presidente del collegio sindacale, e Renato Balsamo, ex presidente del consiglio d’amministrazione.