Prosegue lo strascico giudiziario per il caso delle presunte violenze delle forze di polizia presenti allo sgombero del centro popolare occupato di via Plebiscito nell'ottobre 2009. E per la seconda volta il giudice per le indagini preliminari dovrà pronunciarsi su una richiesta di archiviazione della procura di Catania. La cui linea, dal 2009, non è mai cambiata: «Impossibile identificare gli agenti». Il difensore dei ricorrenti ha presentato ieri due sequenze di fotogrammi inedite. La decisione è attesa non prima di tre settimane
Experia, terza udienza davanti al Gip Il legale: «Presentate nuove immagini»
Ancora una udienza, ieri mattina, per decidere dell’archiviazione del caso Experia, avanzata dalla procura di Catania. E ancora una volta la richiesta verrà esaminata dal giudice per le indagini preliminari Alessandro Ricciardolo. Il magistrato aveva già disposto nuove indagini sul caso a ottobre dello scorso anno. La richiesta della procura di Catania è, per la seconda volta, quella di archiviare la denuncia di quattro persone – tre rappresentanti istituzionali e un avvocato – per le presunte violenze delle forze di polizia presenti allo sgombero del centro popolare occupato di via Plebiscito, avvenuto il 30 ottobre 2009. Il documento, datato 14 marzo, è stato firmato dal sostituto procuratore Enzo Serpotta che segue il caso fin dalle prime battute, affiancato dal procuratore aggiunto Giuseppe Toscano e dal procuratore capo Giovanni Salvi. Nessuna modifica alla linea adottata dai magistrati, la stessa fin dal 2009: non è possibile stabilire con chiarezza la condotta dei poliziotti.
Uno dei fotogrammi presentati ieri dal legale dei ricorrentiA esporre ieri in aula la richiesta è stato il sostituto procuratore Fabrizio Aliotta che – secondo quanto affermato dal legale dei denuncianti che hanno fatto ricorso contro la richiesta di archiviazione, l’avvocato Goffredo D’Antona – «si è soffermato, nell’esporre la richiesta, non sull’uso legittimo della forza ma sull’impossibilità di identificazione». D’Antona informa anche che «la difesa ha prodotto due nuove sequenze di fotogrammi, presi da alcuni video registrati quel giorno dalla videomaker Sonia Giardina. In uno dei due si vede un funzionario di polizia che tira via per un braccio un carabiniere col manganello alzato, davanti a un uomo non coinvolto nella resistenza allo sgombero: si trovava lontano dall’ingresso. Il secondo è invece un fotogramma mai visto finora, preso da registrazioni mai utilizzate», spiega il legale.
Già a maggio del 2011, il procuratore aggiunto Carmelo Zuccaro e la sostituta Alessandra Tasciotti manifestano una linea diversa rispetto a quella del collega Serpotta, secondo il quale i poliziotti avrebbero fatto un uso legittimo della forza nei confronti dei manifestanti. E, sommando la richiesta di nuove indagini dello scorso ottobre, l’udienza di ieri è già la terza nella quale la difesa cerca di far valere le sue ragioni davanti a un giudice. La denuncia si riferisce alle manganellate e agli insulti subiti dallavvocato Marco Rapisarda insieme a Pierpaolo Montalto, avvocato e segretario provinciale etneo di Rifondazione comunista, Valerio Marletta, allora consigliere provinciale di Rifondazione comunista e oggi sindaco di Palagonia e Luca Cangemi, segretario regionale di Rifondazione, già deputato nazionale ma anche ai calci e agli spintoni da parte dei manifestanti nei confronti delle forze dellordine richiamati dalla procura nella prima richiesta di archiviazione del 2010.
Le immagini dai quattro video di tv locali e reporter freelance fino a questo momento prodotti quale testimonianza «mostrano in modo eloquente quale fosse lintento dei manifestanti, in particolare quello di impedire che la polizia ponesse in esecuzione il provvedimento del giudice che aveva disposto il sequestro preventivo dei locali arbitrariamente occupati». Per la decisione del giudice non ci sono al momento tempi certi. «Non prima di tre settimane», conclude l’avvocato D’Antona.
[Foto di Sonia Giardina]