Experia, c’è il bando per la ristrutturazione Più di 2 milioni per il teatro all’Antico corso

Arriva a distanza di tre anni da quando era stato promesso, e si chiama «Progetto di rifunzionalizzazione dell’ex Gil». In altri termini, è il piano di ristrutturazione e restauro dell’ex centro popolare occupato Experia, sgomberato con la forza dalla sua quasi ventennale sede di via Plebiscito 782, all’alba del 30 ottobre 2009. Il bando tramite il quale dovranno essere affidati i lavori è uscito lo scorso 9 agosto, e scadrà il prossimo 20 settembre. Poco meno di due mesi per decidere a chi assegnare i due milioni e 327mila euro messi a disposizione dalla soprintendenza ai Beni culturali di Catania.

Cosa diventerà il fu cpo Experia (costruito durante il fascismo per essere il teatro educativo dell’adiacente Casa del balilla, oggi istituto comprensivo Manzoni) l’aveva già annunciato nel 2009 l’allora soprintendente etneo Gesualdo Campo, poi promosso a dirigente regionale, spedito a Palermo, e infine licenziato a novembre 2012 dal neo-governatore della Regione Sicilia Rosario Crocetta. Era stato proprio Campo, infatti, all’indomani della violenta alba autunnale che ha chiuso i battenti del centro popolare, a dichiarare: «Consegneremo un teatro perfettamente a norma». Nelle sue previsioni, sarebbe stato tutto pronto entro la fine del 2010, con una spesa complessiva di 500mila euro. L’Ersu, l’Ente regionale per il diritto allo studio, per legge destinatario dell’immobile, avrebbe dovuto ricevere già un triennio fa «un auditorium, con un palco e delle poltroncine, bagni maschili, femminili e per disabili, e tutto il resto». Ma fino all’agosto di quest’anno alle parole non erano seguiti i fatti.

Adesso quel momento sembra essere arrivato. Il soldi dovrebbero venire dai finanziamenti europei, per la pianificazione degli interventi serviranno 45 giorni e per il completamento dei lavori e la consegna dello stabile, pronto per essere usato, ne saranno necessari 540. Secondo questa tabella di marcia, l’Experia sarà riaperto alla fine del 2015. E avrà un «corpo servizi in acciaio e vetro con facciata strutturale, pannelli fonoassorbenti con sistema d’illuminazione integrato, e sistema audiovisivo completo». Saranno restaurati gli interni, ripresi gli intonaci e pulite e ingrate le parti di pietra mancanti. Quando, il 25 settembre, saranno aperte le buste sigillate dell’appalto si scoprirà chi si sarà aggiudicato i lavori e con quale offerta.

Intanto, continua a essere in sospeso l’altra questione irrisolta che ruota attorno al caso Experia: gli sviluppi sul piano giudiziario e le richieste di archiviazione per le presunte violenze delle forze dell’ordine ai danni dei manifestanti. Per due volte la procura di Catania ha chiesto che si chiudesse il procedimento giudiziario, e per due volte i magistrati hanno sostenuto la stessa tesi: che fosse impossibile stabilire se fosse legittimo l’uso della forza da parte dei poliziotti. Ed eventualmente identificarli. La decisione ultima spetta comunque al giudice per le indagini preliminari, che si esprimerà nel corso delle prossime udienze.

E mentre in aule di tribunale e uffici della Regione si discute del centro popolare, il portone rosso del cpo e l’area tutta attorno sono diventati, secondo gli occupanti di un tempo, «un luogo franco, che non è più sicuro per i ragazzi che ci giocano e per gli abitanti che ogni giorno l’attraversano per tornare a casa». A marzo 2012 era stata incendiata un’automobile proprio da quelle parti, a pochi metri dall’ingresso del pronto soccorso ginecologico dell’ospedale Santo Bambino. A essere stati incolpati, in quel caso, erano stati i ragazzini del quartiere. «Giovani teppisti», secondo il quotidiano La Sicilia. Per i volontari del cpo, invece, la storia è diversa: «Sono solo bambini completamente abbandonati a se stessi e dimenticati dalle istituzioni».

[Foto del Cpo Experia su Facebook]


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Tre anni fa, l'allora soprintendente ai Beni culturali di Catania, Gesualdo Campo, aveva promesso che entro la fine del 2010, con 500mila euro di spesa, l'ex centro popolare di via Plebiscito sarebbe diventato un teatro per l'Ersu, l'Ente regionale per il diritto allo studio. Ma quelle promesse sono state disattese. E la gara d'appalto è partita solo lo scorso 9 agosto, per un importo cinque volte superiore a quello preventivato

Tre anni fa, l'allora soprintendente ai Beni culturali di Catania, Gesualdo Campo, aveva promesso che entro la fine del 2010, con 500mila euro di spesa, l'ex centro popolare di via Plebiscito sarebbe diventato un teatro per l'Ersu, l'Ente regionale per il diritto allo studio. Ma quelle promesse sono state disattese. E la gara d'appalto è partita solo lo scorso 9 agosto, per un importo cinque volte superiore a quello preventivato

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