Ester Bonafede era stata alla guida dell'assessorato al Lavoro, Giovanni Pizzo di quello alle Infrastrutture. Esperienza da cui ora prendono le distanze. «I diritti - spiega lui - sono tornati ad essere diritti di minoranze e non di maggioranze. Qual è stato l’ultimo diritto che il partito democratico ha sponsorizzato?»
Ex assessori Crocetta in prima fila nel centrodestra «Il suo progetto di riforma è miseramente fallito»
Sono stati parte integrante del governo Crocetta, l’uno alla guida dell’assessorato alle Infrastrutture, l’altra alla Famiglia. Sono Giovanni Pizzo ed Ester Bonafede. A dirla tutta, nel 2016 il primo è stato richiamato dall’amministrazione regionale, in qualità di consulente esterno dell’attuale assessore al Lavoro, Gianluca Micciché. Adesso entrambi, dopo aver sostenuto la rivoluzione di Crocetta, siedono al tavolo della coalizione di centrodestra. Entrambi vicini all’ex governatore Totò Cuffaro, si dicono alternativi all’attuale governo e vogliono mettere insieme le «forze di buonsenso» per riportare il centrodestra alla guida della Sicilia.
«Il progetto di Crocetta di cercare di attuare una riforma del sistema Regione è miseramente fallito – ammette Pizzo -. Avrebbe voluto rimettere in moto una macchina regionale che si è rotta come istituzione, che è vecchia, i cui funzionari regionali hanno un’età media di 57 anni. Se così non fosse, tanti ragazzi tra cui i miei figli non sarebbero andati via, si sente parlare più siciliano nella tube di Londra che non in Sicilia. Oggi i giornalisti sono precari, liberi professionisti sono precari, c’è un mondo precario che non costruisce più niente». Un contesto, quello tracciato da Pizzo, nel quale un ritorno da dietro le quinte di Cuffaro potrebbe dare fiducia a molti. «In questa società liquida – ammette Pizzo – in cui nulla si crea e nulla si distrugge, i politici fanno da catalizzatori di tutte quelle energie che nella società ci sono già».
Deluso da Crocetta o dal Pd? «Io credo che il il ragionamento da fare sia più ampio e non riguardi certo soltanto la politica locale. In questo momento c’è un Occidente vecchio e fermo che non riesce a garantire la mobilità sociale. Oggi si è tornati talmente indietro che soltanto il figlio dell’avvocato potrà vivere dignitosamente nel fare l’avvocato e soltanto il figlio del docente universitario riuscirà a insegnare a sua volta in un ateneo. È come se la scala mobile sociale si fosse fermata. I diritti sono tornati ad essere diritti di minoranze e non di maggioranze. Qual è stato l’ultimo diritto che il partito democratico ha sponsorizzato? La fecondazione eterologa? Le unioni civili? Diritti legittimi, attenzione, ma che comunque riguardano le minoranze, mentre i diritti che riguardano grandi fette della società sono stati abbandonati, perché sono economicamente pesanti da sostenere. Il mondo si è così diviso tra populismo e globalizzazione. Cos’è l’elezione di Donald Trump, se non la dimostrazione di una finanza che crea sia la globalizzazione, che il populismo contro globalizzazione?».
Insomma, tra populismi e colossi finanziari l’unica via restano i moderati? «Anche nel 2012 il centrodestra era maggioranza in quest’Isola. Solo che in parte si è spaccata e parte non è andata a votare. Ma la stragrande maggioranza dei siciliani resta moderata, la sinistra in questa terra ha sempre contato molto poco, non soltanto in politica, ma in generale a livello di contributo alla classe dirigente. Nel frattempo la precarietà è aumentata a dismisura ed ecco come mai i Cinque stelle nell’Isola sono molto più forti che altrove. C’è un malessere sociale molto forte che vota Cinque stelle, ma che resta una forma di malessere, non di proposta». Il centrodestra ce la può fare? «Se le forze moderate, le forze del buonsenso non si mettono insieme, l’Isola non riparte».
Non ci gira intorno Ester Bonafede, che prende subito le distanze da Crocetta. «Non dimentichiamo che ho fatto parte di quel governo perché espressione di uno dei partiti che avevano sostenuto l’elezione di Crocetta. Ho vissuto una fase iniziale di grande volontà nel cogliere un’opportunità innovativa, doveva essere un percorso rivoluzionario. Tra l’altro la delega che mi era stata assegnata (Famiglia, Politiche sociali, Lavoro) mi permetteva di restare nel perimetro delle idee portate avanti dal mio partito e di poter dare un contributo importante. Purtroppo buona parte di quello che era stato fatto è rimasta lettera morta, anche l’Ars non ha dato seguito a una serie di provvedimenti che il mio assessorato aveva presentato. Ho lavorato con grande senso di responsabilità e anche quando sono stata estromessa dalla giunta, non sono mai entrata in polemica con un governo di cui avevo fatto parte». Dunque, si ritorna all’ovile. «Noi centro eravamo e centro siamo rimasti». È la Sicilia tutta intorno, nel frattempo, ad essere cambiata.