Ettore Leotta è il nuovo assessore alla Funzione Pubblica Frutto di un accordo di potere. I problemi al suo tavolo

Ettore Leotta, magistrato del Tribunale amministrativo regionale della Sicilia e della Calabria in pensione, è stato nominato assessore regionale alla Funzione pubblica e alle Autonomie locali del governo Crocetta ter. Prende il posto di Marcella Castronovo, la dirigente di Palazzo Chigi che nelle scorse settimane ha rassegnato le dimissioni

Leotta ha lavorato presso il Tar, sezione di Catania e al Tar della Calabria. Viene considerato un tecnico di alto profilo. Ma ha anche una matrice politica, visto che è stato segnalato dall’Udc di Giampiero D’Alia. La nomina di Leotta arriva dopo una lunga gestazione politica. Ovvero dopo il tentativo del presidente della Regione, Rosario Crocetta, e del suo cerchio magico di accaparrarsi questa poltrona di governo. Ci ha provato in tutti i modi, il governatore, a piazzare in giunta qualcuno a lui vicino: per esempio, il costituzionalista Giuseppe Verde

Ma l’Udc – questa è la verità – l’ha messo con le spalle al muro. Se Crocetta non avesse mollato l’assessorato, questo partito avrebbe abbandonato la giunta regionale. Di fatto, si sarebbe aperta una crisi di governo dagli esiti imprevedibili. Insomma, la nomina di Leotta non è il raggiungimento di un equilibrio politico sereno, ma un accordo di potere che ha evitato al governo regionale problemi seri. A parte i deputati dell’Udc che in Aula sarebbero venuti meno, Crocetta avrebbe avuto contro, in un solo colpo, la presidenza dell’Ars e la presidenza della commissione Bilancio e Finanze: rispettivamente, Giovanni Ardizzone (da sempre vicino a D’Alia) e Nino Dina, entrambi esponenti dell’Udc. Con la prospettiva di perdere definitivamente l’agibilità a Sala d’Ercole, il presidente della Regione ha ceduto. 

Il compito del nuovo assessore Leotta non si annuncia facile. Dovrà fronteggiare i mugugni e, con molta probabilità, anche le proteste di una parte importante del personale regionale. Il riferimento è ai dirigenti che l’attuale governo ha deciso di dimezzare per effettuare risparmi. Roma, come scriviamo spesso, ha tagliato un sacco di soldi alla Regione siciliana. E qualcuno questi soldi tolti da Roma li dovrà pagare. E’ in questo scenario che si inserisce il probabile taglio di almeno 800 dirigenti regionali rispetto ai mille e 800 tutt’oggi in servizio. 

Il nuovo assessore alle Autonomie locali eredita anche la gestione di Comuni e Province che definire esplosiva è poco. I primi – i Comuni dell’Isola – sono quasi tutti in sofferenza economica. Alcuni hanno già dichiarato il dissesto finanziario. Altri si accingono a farlo. La responsabilità della crisi finanziaria dei Comuni è, in parte, degli amministratori comunali e, in parte, della Regione. Basti pensare che il Fondo per le autonomie locali erogato dalla Regione a Comuni e Province, fino a qualche anno fa sfiorava il miliardo di euro annuo. Oggi è stato ridotto a 350 milioni di euro. Ulteriormente ridotti a 150 milioni. In pratica, nulla. 

Nulla è la previsione dell’esercizio provvisorio in favore dei Comuni (un chiaro invito ai sindaci a massacrare con le tasse locali gli ignari cittadini: cosa che il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha già fatto, con l’avallo del consiglio comunale del capoluogo dell’Isola, portando ai massimi livelli Tari e Tasi). Mentre la stessa Regione deve ancora erogare ai Comuni 250 milioni di euro dello scorso anno. Per non parlare delle nove Province commissariate dalla Regione che, già dai prossimi mesi, rischiano di non avere i soldi per pagare il personale.


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