In ogni mondo universitario che si rispetti, accuse, lamentele, critiche e giudizi non mancano mai allappello: le discussioni sul nuovo ordinamento, laccavallamento delle lezioni, il repentino rincaro dei prezzi del bar, le crescenti preoccupazioni degli studenti verso le incerte specializzazioni, i piccoli disagi avuti questanno con le tasse errate, sono solo alcuni dei tanti argomenti trattati più volte da Step 1; ma in ogni mondo universitario che si rispetti ci sono anche iniziative concrete, progetti duraturi, e limpegno di molti che fanno bene il loro lavoro e che compensano in qualche modo al resto delle cose che non sembrano andar bene.
La Facoltà di Lingue credo abbia i suoi lati positivi: primo tra questi lesperienza ben riuscita del Medialab, di cui possiamo veramente vantarci.
Solo la nostra facoltà possiede laboratori extradidattici attivi e dogni genere e anche di questo ci possiamo vantare.
Il Medialab ci permette di viaggiare allinterno del mondo telematico, dalla creazione di un sito web al giornale on line, dalleditoria multimediale ad una vera e propria radio; ci fa addentrare nel mondo dei fumetti, del cinema, dei musical e della letteratura; ci insegna a scavare allinterno delle tradizioni culturali, musicali, dei fenomeni sociali e politici.
Le attività si fanno sempre più serie, interessanti, utili e quindi affollate, per questo nessuno credo possa aver da ridire sulla funzionalità dei New lab, né si può fare una scaletta dei più o meno riusciti, ma si può sicuramente rintracciare fra tutti quale è stato questanno, ad avviso di molti, il laboratorio più originale. Ho preso quindi in considerazione quello di “Musica Etnica:reinventare la tradizione” curato dal professore, musicista e ricercatore-inventore Luca Recupero.
Il corso si basava su un ciclo di incontri inerenti luniverso delle musiche tradizionali, della musica di contaminazione.
E stato organizzato secondo una serie di ascolti guidati, con grande interesse per i dialetti, gli incroci di generi e di culture, ma soprattutto gli interventi di numerosi musicisti e ricercatori quali: Matilde Politi (cantante e chitarrista palermitana), Fabio Tricomi (ricercatore catanese), “I petri ca addumunu” (gruppo musicale di Enna), Salvatore Vinci (musicista) e Mario Sarca (ricercatore messinese), tutti impegnati nel recupero o nella re-invenzione della tradizione.
Ho chiesto al professor Luca Recupero di raccontarci un po come è andata lesperienza di questanno e sembra esserne rimasto abbastanza soddisfatto:
Il mio obiettivo principale era quello di avere un effetto “psichedelico” sugli studenti, ossia di espandere le loro percezioni su ciò che “musica” è o può essere.
I confini del concetto di musica sono stati indagati e messi in discussione costantemente, e in particolare la definizione della categoria “etnica”. Avendo scoperto insieme che “etnica” è una categoria dello sguardo (Se ad un musicista di musica classica indiana gli dici che fa musica etnica quello s’incazza!), abbiamo stabilito un sottotitolo scherzoso per il nostro medialab ossia: etnico sei tu e chi non te lo dice.
Questo è stato anche il titolo dei tre contributi radiofonici che hanno curato i ragazzi (e che forse andranno in onda sulla radio on-line della facoltà dopo una revisione redazionale).
E qui entriamo nel campo degli aneddoti.
Ho fatto lavorare i ragazzi su temi da loro scelti e concordati. Si sono creati tre gruppi di studio e ciascuno di questi ha proposto al resto della comitiva il proprio lavoro sotto forma di registrazione in diretta del contributo radiofonico.
La registrazione di questi contributi è avvenuta durante l’ultimo incontro, per il quale abbiamo montato microfoni, cd, ricreando una piccola regia radiofonica vecchio stile. Gli studenti hanno così dovuto confrontarsi con una sorta di performance di fronte al pubblico degli altri partecipanti ma anche (in prospettiva) al pubblico virtuale degli ascoltatori della radio.
Che non me ne vogliano quanti pensano che il laboratorio più originale sia stato un altro, è sempre e in ogni caso soggettivo, si prenda questo come esempio per porli tutti in primo piano, perché fra le tante cose che noi poveri studenti vorremmo cambiare ce n’è qualcuna che speriamo invece vada avanti così.
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