La strada di accesso ai crateri, utile al business milionario delle escursioni, compete non solo a Linguaglossa e Castiglione ma pure ad altri tre Comuni. Che adesso puntano i piedi per evitare che, nella loro fetta di montagna, si svolgano attività non autorizzate. Fatto già denunciato nel 2016 dal Parco dell'Etna
Etna nord, la pista in quota divisa fra cinque Comuni Anche Bronte, Maletto e Randazzo reclamano spazio
La querelle sull’accesso alle zone sommitali dell’Etna da nord si arricchisce di nuovi sviluppi. Fino a diventare non più un affare fra due Comuni, bensì fra cinque. Le amministrazioni di Bronte, Maletto e Randazzo, infatti, spingono sull’acceleratore per far diradare la nebbia su competenze e responsabilità in alta quota, a partire sempre dalla pista che porta ai crateri sommitali.
Da ultimo, dopo i vertici della scorsa primavera in Prefettura, la questione è approdata al tavolo del Parco dell’Etna, dove i tre sindaci – Salvatore Barbagiovanni per Maletto, Michele Mangione per Randazzo e l’assessore Antonino Currao per la giunta di Graziano Calanna – hanno ribadito la posizione alla base della loro sfida: «Per arrivare al cratere centrale bisogna passare da noi». L’obiettivo infatti è di far pesare la titolarità detenuta dai tre enti su una parte della strada utilizzata per arrivare a quota 3000. Un percorso con due punti di partenza: quello del versante sud, a Nicolosi. e quello del versante nord. Che, partendo da Piano Provenzana, la stazione turstica di Linguaglossa, passa per il territorio di Castiglione e si intreccia con i tre Comuni poco prima di raggiungere le bocche del vulcano. Un’altra curiosa conseguenza della divisione in ben tredici spicchi, per tredici diversi Comuni, del cono sommitale della montagna patrimonio Unesco.
Lungo la strada di Etna nord per anni è stato fiorente il business delle escursioni in jeep fino ai crateri. Attività ad oggi bloccata dopo il deflagare della disputa sulle possibili distorsioni della concorrenza, seguita all’intervento dell’Autorità Antitrust, nel campo della gestione delle vie d’ingresso all’area sommitale del vulcano. Finora per i due Comuni di Linguaglossa e Castiglione è stato quasi impossibile trovare l’accordo sul modello di appalto della strada ed il timore, adesso, è che le cose possano ulteriormente complicarsi per l’ingresso nella partita di altri tre Comuni. Che a loro volta, salvo per la suggestione del terzo polo turistico etneo, finora al vulcano non avevano mai riservato troppa attenzione.
Tutto era però cambiato con una nota dell’ente Parco che, a settembre 2016 dopo un sopralluogo della Forestale, informava i sindaci di presunti lavori abusivi che avrebbero alterato i connotati di un sentiero già esistente in quota: «È stato rilevato in territorio di Bronte un intervento che ha determinato una traccia per circa 400 metri, al fine di allargare il preesistente sentiero pedonale rendendo possibile l’accesso a mezzi fuoristrada – si leggeva – lavori che non sono stati autorizzati». Da quel momento, sia per finalità di protezione civile ma anche «per il sospetto» più volte ribadito che nel tratto di pista brontese, malettese e randazzese si svolgessero attività di trasporto turistico, i sindaci hanno acceso la luce sulla loro «fetta» di Etna.
Mentre però le riunioni in Prefettura erano sfociate nel nulla, per il momento i fili del dialogo sono stati riannodati. Ma certo è che i tre sindaci vorranno avere la certezza che in quota non si svolgano più attività, nei loro territori, senza autorizzazioni, né controlli. A Linguaglossa e Castiglione si sono insediati intanto i due nuovi sindaci – Salvo Puglisi e Antonio Camarda – cui toccherà pubblicare il bando per la gestione della strada di Etna nord ed il servizio – dal valore potenziale di milioni di euro – delle escursioni. Se nelle procedure di appalto dovranno avere un ruolo anche Bronte, Maletto e Randazzo è tutto da decifrare. Prima di questo, però, a Linguaglossa e Castiglione dovrà dipanarsi la matassa sul modello di gestione cui si ispirerà l’appalto da 5/10 anni. Se cioè adottare quello aperto a più imprese che ha suggerito il garante per la concorrenza, oppure optare per una concessione ad una sola azienda – soluzione apertamente contestata dall’Antitrust – obbligata però a cospicui investimenti su Piano Provenzana. Da capire, allora, se anche su ciò dovranno pronunciarsi i Comuni ultimi arrivati, considerato che le amministrazioni di Puglisi e Camarda puntano a pubblicare il bando pluriennale già in autunno.