Esplode la parentopoli al Cara di Mineo Avvisi di garanzia per cinque tra cui la sindaca

Dopo l’indagine sulla presunta turbativa d’asta per l’appalto del centro richiedenti asilo di Mineo c’è un nuovo capitolo giudiziario che riguarda gli interessi che ruotarono attorno alla struttura nel cuore del calatino. Cinque persone indagate a vario titolo per corruzione e istigazione alla corruzione. A rivelarlo è il quotidiano La Sicilia. Secondo la ricostruzione a ricevere gli avvisi di garanzia sono stati l’attuale sindaca di Mineo Anna Aloisi, esponente del Nuovo centro destra, Paolo Ragusa, ex presidente della cooperativa Sol.Calatino, Luana Mandrà, consigliera comunale ed ex assessora, Maurizio Gulizia, ex assessore a Mineo vicino al Ncd e l’ex sindaco Giuseppe Mario Mirata. Al centro dell’indagine sia la presunta promessa di posti di lavoro ma anche una nomina nella giunta del Comune per garantirne la stabilità politica.

A dare il via alle indagini un esposto presentato nel settembre 2013. Sarebbero due, come riporta il quotidiano, gli episodi finiti nel mirino della Procura di Caltagirone guidata da Giuseppe Verzera. In entrambi i casi i destinatari delle richieste sarebbero stati due consiglieri comunali di minoranza. Nell’agosto 2013 per il cambio di posto in Consiglio comunale viene offerto al consigliere Mario Agrippino Noto un posto di lavoro per la fidanzata, ma la proposta non si sarebbe concretizzata. A distanza di un anno a ricevere una doppia avance è Luanda Mandrà, oggi indagata. Alla consigliera comunale viene offerto un posto da dirigente a tempo determinato in una delle cooperative che lavorano al Cara ma anche quello da assessora nella giunta di Mineo, quest’ultima poi accettata.

Assessora pentita in quanto Mandrà a marzo 2015 si dimette dalla carica e inizia a rivelare agli investigatori i dettagli del suo ingresso in giunta e dell’offerta di lavoro al Cara. «È stata scelta – ha replicato Aloisi a La Sicilia – soltanto perché donna e laureata in linea con l’idea di maggiore partecipazione amministrativa». Ma il lavoro della Procura non è ancora terminato: al vaglio degli investigatori, infatti, c’è una lista di 700 persone ancora da verificare. 

I nomi di Paolo Ragusa, in qualità di presidente della cooperativa Sol.Calatino, e Anna Aloisi – come prima cittadina del Comune di Mineo – sono coinvolti nell’associazione temporanea di imprese Casa della Solidarietà che si è aggiudicata la gestione del Centro per richiedenti asilo. Un appalto da quasi cento milioni di euro assegnato un anno fa ed entrato tra i punti da chiarire nell’ambito dell’inchiesta della procura di Roma Mafia capitale. A fare parte dell’associazione temporanea sono le stesse cooperative e società che hanno gestito il Cara: Senis Hospes, consorzio Sol. Calatino, consorzio Sisifo, Cascina global service, Pizzarotti (proprietaria del residence degli aranci) e il comitato provinciale della Croce Rossa.

Assieme a Ragusa e Aloisi, per questo filone etneo risultano indagati il sottosegretario dei Ncd Giuseppe Castiglione, allora presidente della provincia etnea e attuale coordinatore di Ncd Sicilia e sottosegretario all’Agricoltura, Giovanni Ferrera, direttore del consorzio Calatino terra d’accoglienza, il sindaco di Vizzini e Marco Aurelio Sinatra e Luca Odevaine, presidente della fondazione IntegrAzione e ritenuto uno degli elementi principali della presunta organizzazione criminale scoperta con l’inchiesta della procura di Roma.

Lo scorso giugno l’autorità nazionale Anticorruzione, organo guidato da Raffaele Cantone, ha chiesto il commissariamento dell’appalto. Pochi giorni dopo la prefettura etnea ha nominato nel ruolo di commissaria l’avvocata dello Stato Maria Nicotra


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