Ciaramiddaru (suonatore di ciaramella), bio-architetto, agricoltore appassionato e innovatore. Questo, e molto altro, era Cesare Melfa, morto cinque mesi fa a 44 anni. Creativo, pieno di idee, innamorato della sua famiglia, sapeva reinventarsi e mettersi in gioco: nel 2013, dopo alcuni anni trascorsi tra Spagna e nord Italia, aveva fatto ritorno in Sicilia. L’idea era quella di riprendere e coltivare le terre ereditate dai nonni tra Acireale e Pergusa. Nasce così l’azienda agricola Don Cecé che, adesso, hanno ereditato e preso in mano le tre sorelle di Cesare.
Per Michela, Daniela e Annalisa iniziare non è stato facile. «Proveniamo – raccontano a MeridioNews – da realtà lavorative diverse e conosciamo poco di agricoltura; ma lavoriamo in continuità con l’ideologia di nostro fratello, seguendo i progetti che lui aveva coltivato sin da bambino». Una passione per la terra che in Cesare nascono presto. «Lui raccontava sempre – ricordano le sorelle – che già da piccolo amava sporcarsi le mani, osservare il cambiamento delle stagioni e aiutare l’uva a diventare vino. Crescendo, poi, ha imparato che in campagna con le sue mani poteva fare tante cose».
Incoraggiato dalle peculiarità del suolo e dal clima mite, Cesare comincia a piantare accanto agli antichi alberi di limoni, anche gli avocado. «Questo è un progetto a lungo termine, che prevede un aumento di produzione nell’arco dei prossimi dieci anni – spiega Annalisa – ed è frutto di una co-produzione tra il consorzio siciliano Le galline felici, di cui nostro fratello era socio, e alcuni gruppi d’acquisto solidale francesi e belgi». La terra segue ritmi ben precisi: c’è un momento per potare, uno per seminare e uno per raccogliere. «Per non sbagliare, in tutto questo, ci affidiamo – ammettono le sorelle – ai saggi consigli di nostro padre, all’operosità dei nostri mariti e agli operai che collaboravano già anche con Cesare per indicazioni e consigli. Sperimentiamo pure in prima persona e impariamo – aggiungono – a conoscere i metodi dell’agricoltura rigenerativa, l’uso delle concimazioni con stallatico, il rispetto dei cicli naturali, i principi della permacultura».
Al momento, la principale fonte di sostentamento dell’azienda è rappresentata dai limoni certificati in biologico sin dal 2003. «Fu nostro padre – raccontano – che ebbe l’intuizione del biologico. Cesare l’ha modernizzata senza dimenticare il rispetto per l’agricoltura tradizionale». Con uno sguardo al passato ma puntando sempre al futuro immediato, l’architetto della terra sognava di aprire l’azienda ai visitatori, con l’intento di ospitare incontri e piccoli eventi formativi. «Per questo – dicono le sorelle – stava lavorando alla ristrutturazione del fabbricato rurale secondo i principi dell’architettura sostenibile e con il recupero di tecniche e materiali tradizionali».
A dare forza a Michela, Daniela e Annalisa, che hanno colto la sfida di continuare il lavoro del fratello, è proprio il desiderio di continuare a portare avanti l’azienda con lo stesso amore di Cesare. «Proseguire il suo progetto è un modo per sentirlo vicino, mentre compone filastrocche e canzoni per i nipotini; o mentre, seduto a tavola con la tutta la famiglia, inventa scherzosi brindisi in rima», conclude Annalisa.
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