Erasmus colpito. Speriamo non affondi

«Gli studi confermano che la mobilità per l’apprendimento accresce il capitale umano, dato che gli studenti acquisiscono nuove conoscenze e sviluppano nuove competenze linguistiche e interculturali. Inoltre i datori di lavoro riconoscono e apprezzano tali vantaggi». Queste le parole che si leggono in una relazione della Commissione europea sul fenomeno Erasmus che contava a metà di quest’anno 2,2 milioni di scambi culturali. Un progetto esistente da più di venti anni che non porta solo a migliorare la qualità delle conoscenze del singolo studente che va a studiare per sei mesi all’estero, ma migliora anche la qualità delle università ospitanti. L’Unione europea quindi non ha dubbi sull’importanza di questo progetto perché, si continua a leggere, «la mobilità può anche rafforzare la competitività dell’Europa, contribuendo alla costruzione di una società ad alto contenuto di conoscenza, e quindi al raggiungimento degli obiettivi della strategia di Lisbona a favore della crescita e dell’occupazione».
 
«Nel contesto dell’attuale crisi economica la Commissione ha sottolineato l’estrema importanza degli investimenti nell’istruzione e nella formazione. La Commissione ha inoltre precisato che, sebbene in tali circostanze si possa essere tentati a sottrarre risorse destinate a tali attività per assegnarle ad altre, è proprio in un periodo di difficoltà economica che vanno salvaguardati gli investimenti nella conoscenza e nelle competenze». Nonostante la crisi economica, gli Stati europei devono investire sul sapere e l’istruzione dei loro giovani; in Italia però si è fatto il contrario.
 
La “Riforma Gelmini” ha portato non pochi problemi al mondo dell’istruzione e a quello universitario dove i tagli hanno portato ad un impoverimento dell’offerta formativa. L’Università di Catania ha dovuto far fronte ai bilanci per cercare di rientrare in quella cerchia di atenei che vengono definiti “virtuosi” perché sono riusciti a tenere i conti in regola. Ma in risposta a questa nuova politica universitaria si è assistito ad un sistematico taglio orizzontale delle risorse destinate, appunto, alla mobilità studentesca.
 
Step1 pubblica una lettera aperta scritta dal delegato all’Internazionalizzazione e al coordinamento Erasmus della Facoltà di Lingue e letterature straniere di Catania, professore Gaetano Lalomia (docente di Filologia romanza), che denuncia un pesante taglio delle borse Erasmus che da 173 passano a 116 (per la facoltà di Lingue) e con la riduzione delle mensilità da 1180 a 798. Il meccanismo dei finanziamenti per la mobilitazione studentesca prevede un finanziamento sia da parte dell’ateneo di riferimento sia dall’Agenzia Nazionale che fa capo al Miur.
 
L’indignazione del professore Lalomia è scaturita, come si legge nella lettera, dalla totale assenza di coinvolgimento da parte dell’ateneo catanese dei delegati all’internazionalizzazione delle singole facoltà e dei singoli docenti che si occupano degli scambi culturali: «l’Ateneo di Catania ha deciso di decurtare le borse per ciascuna Facoltà attraverso un meccanismo matematico, applicato a tutte le Facoltà, che però non tiene affatto conto né delle specificità di ciascuna Facoltà, né degli accordi tra singoli docenti dai quali appunto scaturisce la relazione bilaterale. Sarebbe stato opportuno convocare i delegati per informarli dei tagli e permettere loro di convocare i docenti delle proprie Facoltà al fine di assumere le debite decisioni».
 
Numeri alla mano, la facoltà di Lingue di Catania avrà a disposizione quest’anno 45 mensilità per le lauree triennali, 30 per le magistrali e 9 per i dottorati di ricerca. Questo per quanto riguarda la sede di Catania. A Ragusa si era toccato il paradosso con 12 mensilità dedicate ai dottorati e solo 7 agli studenti; dato che poi è stato ribaltato passando a 12 borse per la triennale e 7 per i dottorati.
 
Un problema, per esempio, è rappresentato dalle borse stanziate per l’Inghilterra: «Gli studenti Erasmus che hanno la possibilità di andare a studiare in Inghilterra sono fortunati data la nota chiusura degli inglesi nei confronti dell’Italia – ci racconta il professore Gaetano Lalomia; ma i tagli dell’ateneo colpiscono queste borse di studio mettendo in difficoltà gli studenti. Basti pensare che l’accordo con l’università di Cardiff (curato dalla professoressa Gemma Persico) è passato da nove borse ad una».
 
Nonostante il plauso dell’Agenzia Nazionale per la politica di mobilitazione adottata dall’Università di Catania, si è deciso di diminuire i fondi destinati ad essa. In un quadro generale dei tagli, sicuramente è un dato positivo che l’ateneo abbia cercato di mantenere un buon numero di borse di studio ma «c’è anche un modo per affrontare la crisi economica che non può essere quello delle decisioni che piovono dall’alto – conclude la lettera – e che non tengano assolutamente conto di chi è coinvolto in prima persona in un accordo bilaterale Erasmus. O forse bisogna pensare che d’ora in avanti, grazie alla nuova riforma, sarà questo il modo di procedere degli Atenei italiani?»


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