Come ci si aspettava, Emiliano Abramo ha annunciato la sua candidatura a sindaco. Il capo della comunità di Sant’Egidio, lo ha dichiarato durante la conferenza stampa di questa mattina convocata per «aprire insieme una finestra sulla città», all’Hotel Mercure Catania Excelsior. E si era già intuito che oltre la finestra ci sarebbe stato l’orizzonte delle prossime Amministrative a Catania che è stato il tema di tutto l’incontro con la stampa.
«Credo che ci sia bisogno di un’alternativa al sistema che attualmente governa la città – ha detto Abramo in conferenza stampa – e di riprendere in mano una città che non si capisce più in che mani è. A noi è dato il compito di essere il cambiamento per un territorio che vuole ripartire». Questa candidatura ridisegna il centrosinistra a Catania e potrebbe dare origine al derby con l’attuale primo cittadino Enzo Bianco che ha già più volte ribadito di essere candidato. Sollecitato proprio sul rapporto con il sindaco in incarica, che lo voleva assessore, Abramo ha risposto così: «Bianco mi ha chiesto una mano in passato ma ho ritenuto di non accettare. Oggi ritengo si debba andare oltre».
I toni si sono alzati durante l’incontro di presentazione della candidatura specie in merito a quelle che il leader locale del movimento di laici fondato da Andrea Riccardi ha definito «scelte gravemente irresponsabili sul piano di riequilibrio che prevede – ha precisato – che il debito venga spalmato anche fra chi ancora non è nato. E io, da buon padre di famiglia, lo trovo inaccettabile». Immaginando un futuro a palazzo degli Elefanti, Abramo ha di mira la trasparenza: «voglio capire con chiarezza come si sono amministrati i soldi, voglio entrare nei luoghi in cui si determinano gli sprechi e capire chi compie le scelte in questa direzione».
Un breve passaggio sulle strade fatte ripulire in occasione della visita del presidente Sergio Mattarella e sulle famiglie che stanno occupando la cattedrale, prima di passare al tema della legalità. «A me sembra che questo termine sia stato applicato spesso al mondo delle bancarelle e dei piccoli commercianti ma meno spesso ai grandi tavoli dove si sono fatti degli affari. Non mi preoccupa chi ha le mani che puzzano di pesce ma le scrivanie dove non si vede chi è seduto a determinare le dinamiche che appesantiscono la città».
Altro grande tema della conferenza stampa è stato quello del piano regolatore «tanto atteso dalla città ma che non arriva a causa di una assoluta mancanza di visione perché quel piano terrebbe conto non solo della città com’è adesso ma anche di come si evolve nel tempo. Mentre ora – sostiene – la nostra è solo una città che non ha più cervello». Prende le distanze dal sindaco uscente, precisando che non è un attacco diretto a Enzo Bianco «ma non condivido la sua rara partecipazione alle sedute del consiglio comunale e ricordo che la figura del sindaco, in generale, non è un one man show che danza sul palco della città».
Parla di Catania come di una «città europea che come tale deve ragionare» e invita tutti «come cittadini e come società civile a fare lo sforzo di spingere in questa direzione dando fiducia a chi ha voglia di fare. Per chi viene dalla mia sensibilità l’unica scelta è dire “io ci sono con gli altri e per gli altri per lanciare processi di condivisione, sogni e prospettive per le future generazioni, per non vedere più una città ripiegata su se stessa che invita i giovani a scappare via».
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