Solo ieri un immobile di via Maqueda è stato occupato da 15 famiglie. «Lo abbiamo fatto per necessità», dicono gli occupanti attraverso una portavoce. Denunciando «un atteggiamento duro anche da parte della Chiesa». Segno dei tempi: perché per i sempre più numerosi senza casa, a Palermo, è un periodo durissimo. Da giorni gira sui social network la notizia di un senzatetto, dato a fuoco per rubargli pochi spiccioli. L’episodio è accaduto nel salotto buono del capoluogo siciliano, nella notte tra sabato tre e domenica quattro gennaio in piazzale Ungheria. Il suo nome è Vito, o almeno questo è il nome con cui è conosciuto nella zona. E’ un cinquantenne tartassato dalla crisi che in poco tempo si è ritrovato senza un lavoro, una famiglia ed un tetto dove ripararsi. L’uomo è stato cosparso di benzina da un gruppo di ragazzi e dato in fiamme dopo avergli rubato qualche moneta. Come un cane vagabondo, Vito, ancora oggi ha i segni delle ferite curate dalla guardia medica. Probabilmente questo brutale gesto gli è costato la perdita della vista di un occhio, ma l’uomo, non vuole parlare dell’accaduto.
A novembre 2014 un ragazzo Tamil, anche lui senza tetto, è stato vittima di un brutale gesto senza logica. Salvo – così è conosciuto nella zona di Piazza Scaffa -, durante il suo sonno è stato riempito di vernice da un gruppo di balordi. Nel frattempo la querelle tra in sindaco Leoluca Orlando e il cardinale Paolo Romeo continua.
«L’emergenza abitativa a Palermo ha raggiunto numeri esorbitanti», afferma Toni Pellicane, attivista del movimento Lotta per la casa 12 luglio. «Questo e’ il frutto della mancanza di una vera politica per la casa, di ammortizzatori sociali che si sono prosciugati sino al punto di scomparire ma è il frutto anche di scelte sbagliate da parte del governo nazionale, tagliare i fondi da destinare all’emergenza abitativa non fa altro che aggravare la situazione, in particolar modo al sud che subisce in maniera pesante e pressante la grave crisi economica di quest’ultimi tempi, emergenza destinata a crescere a causa del mancato rinnovo del blocco degli sfratti all’interno del Decreto Mille proroghe», conclude Pellicane.
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