Elezioni regionali, avremo un presidente senza maggioranza a Sala d’Ercole?

Quattro, cinque, sei, sette, forse otto candidati alla Presidenza della Regione siciliana. Quattro, cinque, forse sei liste che potrebbero superare lo sbarramento del 5 per cento. Il risultato è che il futuro capo della giunta siciliana potrebbe non avere la maggioranza a Sala d’Ercole.

La legge elettorale per l’elezione dell’Assemblea regionale siciliana, infatti, non prevede ballottaggio. Diventerà presidente della Regione chi prenderà più voti. Con quattro o cinque candidati, si potrebbe vincere con il 27-30 per cento dei consensi. Il premio di maggioranza prevede un ‘regalo’ di 9 seggi allo schieramento che appoggia il candidato vincente. Morale: il futuro presidente della Regione potrebbe non raggiungere la soglia di 46 deputati (la metà più uno dei 90 parlamentari dell’Ars) in suo sostegno.

Nelle altre Regioni del nostro Paese, in questi casi, la legge elettorale – il cosiddetto Tatarellum (legge che prende il nome da Pinuccio Tatarella, l’uomo politico di An che l’ha ‘inventata’) – prevede lo ‘sforamento’: ovvero un premio di maggioranza che consiste nell’aggiungere alla coalizione vincente tanti seggi in più fino a consentirgli di avere una buona maggioranza in Aula.

In Sicilia il numero di seggi di Sala d’Ercole – 90 – è ‘costituzionalizzato’: dunque non ci dovrebbe essere ‘sforamento’ (il condizionale è d’obbligo perché in Sicilia nulla è più opinabile del Diritto, soprattutto se Amministrativo o Costituzionale). Quindi, se cinque o sei liste supereranno lo sbarramento del 5 per cento – cosa che potrebbe avvenire – la coalizione del futuro presidente come già detto, potrebbe ritrovarsi senza una maggioranza d’Aula.

La cosa conta poco, soprattutto nei primi due anni e mezzo di legislatura, tempo necessario ai deputati per assicurarsi il vitalizio. Spiace scrivere queste cose, ma se la politica siciliana -soprattutto dalle parti di Sala d’Ercole – ha raggiunto, anzi, è sprofondata in certi livelli di pochezza, noi non possiamo non registralo. Lo stesso Raffaele Lombardo, dopo averne combinato di tutti i colori e dopo avere portato la Regione al dissesto finanziario (non dichiarato ma sempre dissesto), non è andato a casa con un voto di sfiducia dell’Ars, ma solo perché si è dimesso.

Dunque un probabile presidente della Regione senza maggioranza. Con la possibilità, a questo punto, di un blando ritorno alla politica. Il presidente, una volta eletto, potrebbe trattare con qualche partito per avere i voti in Aula.

Ma chi saranno i candidati? Nel centrosinistra Rosario Crocetta, su input di Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia, è partito in anticipo. Una mossa abile. Perché?

Semplice. Se, come sembra, il centrodestra formalizzerà la candidatura di Gianfranco Miccichè, appoggiato dal Pid (non senza qualche mal di pancia), dal Pdl e, ovviamente, da Grande Sud (il partito dello stesso Miccichè), Lumia e Cracolici avranno buon gioco a dire dentro e fuori il Pd che Crocetta è ormai il candidato e che non c’è tempo da perdere. In questo modo Cracolici e Lumia avrebbero ‘incaprettato’ tutta la parte del Pd che non ha condiviso l’alleanza con Lombardo, con riferimento al segretario regionale dello stesso Pd, Giuseppe Lupo, a Sergio D’Antoni, a Enzo Bianco, a Giovanni Burtone. Tutti dirigenti del Pd che potrebbero diventare “prigionieri politici” della triade Cracolici-Lumia-Crocetta.

La fuga di Crocetta alla Fausto Coppi ha tarpato le ali a Leoluca Orlando e a Italia dei Valori, a Rita Borsellino e alla Federazione della Sinistra. Quest’area di Sinistra, priva di un candidato alla presidenza della Regione, rischia, ormai, di essere costretta ad appoggiare Crocetta, pena l’accusa di ‘frazionismo’. In pratica, Lumia e Cracolici vorrebbero costringere Orlando, Rita Borsellino e la Federazione della Sinistra a votare uno schieramento politico che ha fatto la guerra – e continua a fare la guerra – agli stessi Orlando, Rita Borsellino e Federazione della Sinistra.

E Sel di Nicki Vendola? Anche Claudio Fava, tra i leader di questo partito, è già candidato da un pezzo alla guida della Sicilia. Ma in questo partito non comanda Fava, ma Vendola.

Alle recenti elezioni comunali di Palermo, di fatto, Vendola ha salvato il Pd da un tracollo elettorale imponendo al suo partito di non andare con la Federazione della Sinistra. Ora sembra che non dovrebbe ripetere l’operazione alla Regione. Insieme, questi due partiti più i Verdi potrebbero raggiungere senza problemi il 7-8 per cento, soprattutto alla luce della crisi d’immagine del Pd siciliano, Partito che, da quattro anni, è alleato e ‘fervente’ sostenitore di un presidente della Regione – Lombardo -inquisito per mafia.

Più complicato lo scenario dentro l’Mpa. Claudio Fava dà Lombardo come sponsor di Crocetta insieme al Pd di Cracolici e Lumia. Ipotesi verosimile. Che, comunque, starebbe a significare la fine politica dello stesso Lombardo, al quale Crocetta darebbe garanzie che non manterrebbe nel caso in cui dovesse essere eletto presidente della Regione. In pratica, questo schema – che Crocetta deve avere prospettato al coordinatore dell’Udc siciliana, Giampiero D’Alia per garantirsi il sostegno di questo partito – presuppone che Lombardo venga trattato da Crocetta (ammesso che questi vinca le elezioni) così come Lombardo ha trattato Totò Cuffaro e il Pdl che nel 2008 lo avevano votato.

Non è da escludere, insomma, che Lombardo si rifiuti i bere il calice amaro della candidatura di Crocetta, considerato che, questa volta, a reggere i giochi trasformistici non è più lui, ma il Pd siciliano. C’è chi dice che Lombardo, pur di non finire nelle grinfie di Crocetta ormai alleato del suo antico nemico D’Alia possa, con un colpo di reni, saltare il fosso e schierarsi con Gianfranco Miccichè.

L’Udc siciliana, dal canto suo, ha optato per l’alleanza con Crocetta. Ben sapendo che anche l’Mpa di Lombardo potrebbe votare per questo candidato. Per D’Alia, un rischio calcolato: come già detto, sa – o forse così immagina o spera – che Crocetta, una volta eletto, si sbarazzi di Lombardo. Va comunque detto che l’alleanza tra Crocetta e Udc se, da un lato, fa arrivare i voti di D’Alia, dall’altro riduce la già scarsa credibilità che lo stesso Crocetta gode a Sinistra. 

Gianfranco Miccichè, a meno di grosse sorprese, dovrebbe essere, come già detto, il candidato di Pdl, del suo partito (Grande Sud) e del Pid (anche se in questo partito c’è ancora chi insiste per la candidatura di Roberto Lagalla: insistenza che potrebbe sfiorare la rottura, con il clamoroso appoggio di qualche dirigente dello stesso Pid a Crocetta). Mugugni a parte, nello schieramento di Miccichè potrebbe unirsi qualche altra forza politica. Per esempio di Futuro e libertà, che oggi si ritrova in una maggioranza innaturale con il Pd. 

Crocetta e Miccichè, in questo momento, sembrano i candidati più forti. Resta la Sinistra siciliana, fino ad oggi bloccata. Orlando va dicendo che troverà un candidato per vincere. Ma fino ad oggi nessuno l’ha visto. Potenzialmente, Italia dei Valori, Rita Borsellino, Federazione della Sinistra e Sel, più l’area del Pd che non si riconosce in Cracolici e Lunia hanno numeri e titoli per esprimere una bella candidatura e anche per vincere (lo stesso Fava, davanti a una forte candidatura unitaria, potrebbe ritirare la propria candidatura).

Ma, lo ripetiamo, sono bloccati. In parte perché non trovano un candidato e, forse, perché qualcuno di questi soggetti finge di non volere appoggiare Crocetta e rimane in questo schieramento solo per seminare zizzania, sfavorire la nascita di una candidatura di Sinistra vera e, di conseguenza, favorire Crocetta.

E gli altri? C’è il Movimento ‘Sicilia e territorio’ creato dal Sindaco di Ragusa, Nello Di Pasquale, insieme con i parlamentare Cateno De Luca e altri Sindaco e amministratori comunali. Della partita, con un ruolo di primo piano, potrebbe essere anche Carmelo Lo Monte, ‘battitore libero’ nel Messinese. Attualmente non si sa se presenteranno un proprio candidato. Mentre dovrebbero presentare la lista.

Il Movimento 5 Stelle avrà invece un proprio candidato: si tratta di Giancarlo Cancellieri. Speranze? Non molte, anche alla luce del risultato di Palermo. In ogni caso i grillini, se faranno buone liste, potrebbero senza problemi superare il 5 per cento e mandare all’Ars propri rappresentanti.

Ci sono anche i Forconi di Mariano Ferro, che dovrebbero avere chiuso un accordo con Giuseppe Scianò, leader storico degli Indipendentisti siciliani. La candidatura alla presidenza della Regione di Scianò – e soprattutto la lista  di questo schieramento politico – avrebbe avuto più fortuna se tutti i movimenti sicilianisti, indipendentisti, separatisti e via continuando si fossero alleati in un unico ‘cartello’. Ma questo non avvenuto, anche per la litigiosità congenita a questi movimenti, in parte rovinati dal rapporto – a nostro avviso esiziale – con i falsi-finti autonomisti dell’Mpa di Lombardo.

Riassumendo, vediamo di ipotizzare quali potrebbero essere le liste in grado di superare il 5 per cento e mandare propri rappresentati a Sala d’Ercole. Ci dovrebbe essere il Pd, ci dovrebbero essere Federazione della Sinistra, Sel e Verdi, poi il Pdl, il Pid, Grande Sud, l’Mpa, il Movimento 5 stelle e, secondo noi, ce la potrebbe fare pure ‘Sicilia e territorio’. Per gli altri la strada sembra un po’ in salita.

 

 

 


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