Sfida a tre a Portopalo di Capo Passero. Nel comune più a sud dell’isola siciliana a scendere in campo per le prossime elezioni amministrative di fine maggio sono la 29enne Rachele Rocca, che gestisce un’attività ricettiva e che da consigliera comunale, di recente, è stata coinvolta in un’inchiesta per tentata concussione. Insieme a lei ai domiciliari erano finiti il padre Antonino Rocca (che era già stato consulente del sindaco) e il collega di scranno Corrado Lentinello. Ad aspirare alla fascia tricolore nella cittadina in provincia di Siracusa c’è anche Loredana Baldo, insegnante di scuola dell’infanzia e madre di cinque figli che, in passato, ha già ricoperto i ruoli di consigliera comunale, presidente del Consiglio comunale e anche di assessora. Punta ancora una volta alla poltrona più importante del palazzo municipale anche Giuseppe Mirarchi. Militare della guardia di finanza in pensione originario di Catanzaro (in Calabria), per lui questa è la quarta volta da candidato sindaco a Portopalo. Dopo essere riuscito a diventare primo cittadino, nel 2018 era stato sfiduciato. Nell’ultima tornata non era stato eletto per poco più di una ventina di voti di scarto. Ecco le interviste ai candidati rigorosamente in ordine alfabetico.
LOREDANA BALDO
Perché ha scelto di candidarsi a sindaca?
«Scelgo di candidarmi perché la politica è la mia passione, per servire il mio paese che spero di poter cambiare in meglio, ma senza stravolgerlo, perché lo amo. Non voglio illudere nessuno ma, data la mia esperienza, avrò un’attenzione particolare nei confronti dei giovani e delle nuove generazioni per riuscire a dare loro una concreta speranza per il futuro».
Tre parole per descrivere il suo progetto per la città.
«Attuale, concreto e fattibile. Non una persona teorica, preferisco la pratica e progetti concreti. In questo caso, quelli che ho per il mio paese sono certa che che potranno andare avanti anche grazie al sostegno della compagine di centrodestra».
Un pregio e un difetto della precedente amministrazione.
«Il pregio non riesco a trovarlo perché quella uscente è stata un’amministrazione davvero molto anomala e non riesco nemmeno a definirla. Non credo che, almeno alcuni, si siano seduti solo per scaldare le poltrone ma che si siano battuti per il paese nel loro modo di essere e di fare. Il difetto è stato senza dubbio la guerra interna che ha fatto cadere la maggioranza. Dinamiche che sono sempre deleterie per il paese e che io non riesco a concepire perché sono sempre per il lavoro di squadra».
Qual è l’avversario che teme di più?
«Gli altri candidati li trovo presuntuosi ma io li temo tutti e due allo stesso modo. O forse non temo nessuno dei due allo stesso modo. Anche perché, dentro la cabina, non si sa mai che cosa può succedere».
Qual è la figura politica o tecnica (anche internazionale o del passato) a cui si ispira nel suo modo di fare politica?
«A me piace molto Martin Luther King con i suoi sogni realizzabili».
Quanto spenderà complessivamente per la sua campagna elettorale?
«Non ho nessuna idea su questo perché non me ne sono occupata in prima persona».
GIUSEPPE MIRARCHI
Perché ha scelto di candidarsi a sindaco?
«Più che le altre volte, questa sembra essere una circostanza dettata da esigenze di carattere popolare: è la collettività che me lo chiede. Dopo tante situazioni pesanti e squallide che sono successe qui a Portopalo, sento che c’è una vocazione popolare per fare in modo che io mi ripresenti. Poi, sarebbe una continuazione dell’attività che avevo iniziato quando, poi nel 2018, fui ingiustamente sfiduciato per questioni di incomprensioni interne».
Tre parole per descrivere il suo progetto per la città.
«Siamo in un contesto molto complicato. Quindi, direi che le mie parole chiave sono risanamento morale e ripristino della legalità. Per impedire lo sfascio totale serve un metodo istituzionale forte e soprattutto è necessario riallacciare i rapporti di moralità con il tessuto sociale e il territorio. Non è una questione di ideologia politica. Io sono sempre stato democristiano, poi mi sono spostato verso il Partito democratico, ma la mia lista civica raggruppa più posizioni a trazione politica sia di centrodestra che di centrosinistra. Quello che mi interessa è soprattutto la cultura della legalità».
Un pregio e un difetto della precedente amministrazione.
«Il difetto peggiore credo sia stato una lotta intestina tra maggioranza. Un pregio? Direi la testardaggine del sindaco che ha voluto in tutti i modi che il suo progetto fosse portato avanti. Però, con tutti i risvolti indubbiamente pesanti e negativi per tutto l’habitat sociale».
Qual è l’avversario che teme di più?
«Io penso che ognuno di noi sia convinto di potersela giocare con gli altri. Al momento, in linea di massima, siamo tutti sullo stesso livello».
Qual è la figura politica o tecnica (anche internazionale o del passato) a cui si ispira nel suo modo di fare politica?
«In ogni mio comizio, chiudo sempre citando Alcide de Gasperi che nel convegno di pace a Parigi disse: “Tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me”. Altra figura a cui mi ispiro è poi quella dell’onorevole Santi Nicita. Un democristiano con cui sono cresciuto e a cui devo molto».
Quanto spenderà complessivamente per la sua campagna elettorale?
«In termini economici, siamo riusciti a mantenere un bilancio assai modesto, abbiamo articolato solo punti essenziali anche con il volantinaggio. Direi, che starò abbondantemente sotto 1000 euro».
RACHELE ROCCA
Perché ha scelto di candidarsi a sindaca?
«Ho scelto di candidarmi dopo due esperienze da consigliere comunale, sono stata anche vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici. A Portopalo, da 25 anni non cambia nulla e ci sono in campo sempre i soliti interessati. Noi abbiamo deciso di fare una squadra nuova e sappiamo esattamente cosa cambiare. Prima eravamo solo Insieme ora, invece, siamo diventati Insieme cambiamo».
A febbraio, lei è finita agli arresti domiciliari per tentata concussione. Sa che, qualora venisse eletta ma condannata, per via della legge Severino, lascerebbe la città senza guida?
«Non esiste nessuna prova certa, ma solo accuse da parte di tre imprenditori. Al momento, non siamo stati nemmeno rinviati a giudizio. Eravamo finiti agli arresti domiciliari solo per il rischio della reiterazione del reato. Quando ci siamo dimessi dai nostri ruoli, siamo stati rimessi in libertà. Adesso, confidiamo nel lavoro della magistratura ma non pensiamo ci siano i presupposti. Comunque, prima di una eventuale condanna praticamente finirebbe il mandato».
Tre parole per descrivere il suo progetto per la città.
«Rinnovamento, chiarezza e trasparenza. Rinnovamento inteso come un cambiamento strutturale e politico a partire dalla cose base: acqua, luce e viabilità che mancano nonostante Portopalo sia un paese turistico. Chiarezza e trasparenza sono caratteristiche che abbiamo sempre avuto e che continueremo ad avere nei confronti dei cittadini. Poi credo che si debba puntare molto sulla ricerca dei fondi pubblici da cui, finora siamo stati totalmente esclusi tanto che non abbiamo avuto nemmeno un euro dei fondi del Pnrr».
Un pregio e un difetto della precedente amministrazione.
«Un pregio non lo so. Se devo dire la verità, oggi non ne riesco a vedere nemmeno uno. Il difetto è stato la mancanza di coerenza».
Qual è la figura politica o tecnica (anche internazionale o del passato) a cui si ispira nel suo modo di fare politica?
«La figura a mio mi ispiro è quella di Giorgio Almirante, perché ha fatto la storia della destra italiana con un modo e dei princìpi e dei valori che non rivedo più in nessun politico e in nessun partito».
Quanto spenderà complessivamente per la sua campagna elettorale?
«Non più di 5000 euro, tra manifesti e altre cose di routine».
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