Si sono affrontati ieri sera in un match televisivo su Antenna Sicilia alcuni dei candidati alle prossime elezioni regionali siciliane. Tra luoghi comuni, l'iPad di Rosario Crocetta e la fuga di Gianfranco Miccichè nessuno ha saputo fornire una chiara proposta politica. Tranne forse l'outsider Ferro che, per volere dell'Agcom, non doveva nemmeno partecipare. L'analisi del nostro esperto di comunicazione politica direttamente dal suo blog su CTzen Cannoli&Politica
Elezioni, candidati bocciati alla prova tv Troppi interlocutori, poca concretezza
Il teatrone della politica (espressione tanto cara al giornalista Filippo Ceccarelli), nel caso specifico il teatro ABC di Catania, ha preso forma grazie al dibattito di ieri sera tra i candidati alla presidenza della Regione Siciliana.
Condotto dalla direttrice di Antenna Sicilia Michela Giuffrida, lincontro di oltre due ore ha fatto emergere diversi aspetti interessanti.
Primo. La mancata partecipazione di tutti i candidati alla corsa per la poltrona di Presidente dopo una direttiva Agcom che ha consentito la partecipazione di quei candidati che hanno rappresentanti in Parlamento o allArs.
La mancanza di una visione del futuro. Ricalcati molti luoghi comuni, frasi fatte, metafore sprecate che non hanno creato unimmagine forte di come i singoli candidati intendano governare lisola per i prossimi anni.
La poca confidenza con i tempi televisivi. Gli ospiti hanno puntato più a punzecchiarsi lun laltro o a ostentare un vittimismo nei confronti della conduttrice colpevole, secondo i candidati, di non lasciare il dovuto spazio per parlare che a chiarire le proprie idee nei confronti dei telespettatori.
Troppi interlocutori. Se da un lato si è cercato di dare spazio a più voci con le domande da parte dei diversi rappresentanti dei media e dei sindacati, dallaltro ci si è trovati a parlare di troppi argomenti. E si sa, quando vuoi dire troppo si rischia di dire niente. Ma su questo è chiaro che ogni cittadino può valutare secondo i propri interessi.
Un commento a parte merita il colpo di teatro di Gianfranco Miccichè. La sua fuga dal palco, che ormai non desta più di tanto scalpore da un punto di vista mediatico, se da un lato può saldare il rapporto con i suoi elettori in un clima di solidarietà verso il proprio leader, dallaltro lato trasmette un chiaro segnale di debolezza nei confronti degli indecisi. Un candidato che abbandona il ring durante una competizione risulta vincente agli occhi degli elettori?
Da segnalare liPad di Rosario Crocetta e le consuete domande che ormai sorgono quando vediamo un politico alle prese con i tablet durante una trasmissione televisiva: cosa avrà letto? Ha qualcuno che gli indica cosa dire? Lontano dai tempi televisivi durante il suo primo intervento, le sue parole sono parse molto generiche e poco propositive. Al di là del suo infervorarsi sul tema della lotta alla mafia, non ha disegnato un quadro chiaro della sua proposta politica.
Fava ha attaccato, soprattutto nella prima parte del dibattito, il suo competitor diretto Crocetta. Nella guerra tra poveri del centrosinistra siciliano, il candidato di Sel è sembrato una calcolatrice che ricorda tanto Al Gore durante un suo dibattito televisivo contro George W. Bush nel 2000. Il candidato democratico americano dopo aver snocciolato tutta una serie di cifre e statistiche, è stato smontato da Bush junior con una semplice frase a effetto: «Gore parla sempre di numeri: comincio a pensare che oltre ad inventare Internet abbia inventato anche la calcolatrice». Un buon passaggio è stato quello riguardo ai precari della Pubblica Amministrazione dove ha saputo esprimere una forza emotiva legata alla realtà vissuta dai dipendenti regionali. Ma aldilà di questo, poca concretezza.
Musumeci, che ha fatto a sportellate con Miccichè per conquistare la spilla dellautonomismo siciliano durante la serata, è parso povero di contenuti e senza una ricetta. Oltre a una lista della spesa scontata e poco differente dalle altre ricette proposte dai candidati, ha puntato sulla sua esperienza politica con una buona arte oratoria ma non è riuscito a imporre una visione della sua Sicilia per i siciliani.
Si è puntato poco sulla propria storia personale, sui propri valori, sul messaggio strategico della propria campagna elettorale. Difficilmente i candidati sono riusciti a parlare sia alla pancia che alla mente. Tuttavia, mi piace segnalare la presenza di Mariano Ferro del Movimento dei Forconi. I suoi interventi, pochi e spesso interrotti a causa del patto di onore tra la conduttrice e il rappresentante del movimento (Ferro non doveva partecipare ma grazie alla mediazione degli altri candidati è stato ammesso al confronto) sono stati chiari e mirati al proprio elettorato in un mix di pathos (argomento emotivo) e logos (argomento razionale). Agricoltura, costo del petrolio e trasporti: tre argomenti su cui Ferro ha puntato tutto e, grazie alla citazione di vari esempi, ha lanciato le relative proposte.
E forse, a sorpresa, proprio questultimo merita la medaglia doro come vincitore del match televisivo tra i candidati alla Presidenza della Regione Siciliana. Almeno dal punto di vista comunicativo. Proprio quei pochi interventi a effetto, teatrali e a volte scontati per la leadership che incarna, gli hanno comunque permesso di restare lontano da giri di parole e polemiche inutili che ormai imperversano nei talk show televisivi cui Tiro incrociato non ha fatto eccezione.