Viene dal centrodestra, ma di politica non vuole sentir parlare. «La città non ha bisogno di figure politiche ma di persone preparate che mettano a disposizione le proprie competenze». Sul rivale Battiato dice: «Una coalizione che si accorda con Vinciullo, che appartiene all’Ncd, tutto è tranne che di centrodestra»
Elezioni a Lentini, Saggio candidato sindaco «Sono l’unica vera proposta di discontinuità»
L’avvocato penalista 40enne Dario Saggio si presenta per la poltrona di primo cittadino a Lentini sostenuto da tre liste civiche, pur essendo di chiara estrazione politico-culturale di centrodestra. Il fratello dell’ex consigliere provinciale Francesco Saggio si propone come alternativa, alla maggioranza e all’opposizione, della vecchia amministrazione. Con la sua candidatura ha rotto gli equilibri del centrodestra che ora si presenta diviso fra lui e Stefano Battiato.
Perché ha scelto di candidarsi a sindaco?
«Credo che questa città abbia bisogno di un profondo rinnovamento perché la vecchia classe dirigente che ha amministrato, sia come maggioranza che come opposizione, non è riuscita a dare un segnale serio di cambiamento».
Quali sono i punti centrali del suo programma? A che cosa la città non può più rinunciare?
«Nei miei primi cento giorni farei alcune cose fondamentali: il riordino della macchina amministrativo-burocratica, l’azzeramento assoluto dello stipendio del sindaco e della giunta, la costituzione di un tavolo permanente con tutte le associazioni del territorio. Inoltre, credo sia irrinunciabile il miglioramento del settore turistico perché è da lì che può nascere una nuova economia per la città».
Qual è la figura politica o tecnica (nazionale o internazionale) a cui si ispira?
«Non mi ispiro a nessuno. Io non mi sento un politico e ritengo che, in questo momento, la città non abbia bisogno di figure politiche ma di persone preparate che mettano a disposizione le proprie competenze. La politica la lascio agli altri».
In caso non riuscisse ad andare a ballottaggio, con chi si alleerebbe eventualmente nel secondo turno?
«Dialogherò con chiunque rientri nei criteri che ho stabilito fin dall’inizio: volontà di rinnovamento e discontinuità con la precedente amministrazione. Potrei allearmi solo con chi, come me, non si piega alle logiche della poltrona e vuole un forte distacco dalle vecchie logiche partitiche».
Elenchi le prime tre cose che farebbe appena eletto primo cittadino.
«La prima cosa che voglio fare è tagliare gli stipendi di sindaco e giunta, poi riqualificare le periferie dimenticate e ghettizzate e presentare un progetto sano di rilancio del centro storico».
Qual è l’avversario che teme di più?
«Temo soltanto l’indifferenza dei cittadini alla politica. Gli altri candidati non li reputo avversari politici e, quindi, non li temo. Quello che voglio sconfiggere è la diffidenza delle persone».
Un pregio e un difetto della precedente amministrazione.
«L’amministrazione Mangiameli è partita con l’idea di essere vicina alla gente ma non ci è mai riuscita».
Lei è il fratello di un ex consigliere provinciale. È un ostacolo o un vantaggio per la sua candidatura?
«Non è né un vantaggio né un ostacolo. Dal 2008 al 2013, mio fratello Francesco ha fatto il consigliere provinciale, adesso appoggia la mia candidatura che, però, è lontana e indipendente dalla sua figura politica».
Lei si presenta con liste civiche, rinnega la sua estrazione politico-culturale di centrodestra?
«Non rinnego l’estrazione di centrodestra anche perché è l’area che rappresento. In questo momento, però credo che non servano sterili battaglie per accaparrarsi un ruolo all’interno di un’area e, quindi, non voglio entrare in una diatriba per decidere chi è il leader di un’area di appartenenza».
La sua candidatura ha rotto gli equilibri del centrodestra che si presenta diviso fra lei e Stefano Battiato. Pensa che abbiate messo in difficoltà gli elettori che, quel giorno, dovranno scegliere con chi schierarsi?
«Io credo che abbiamo dato un vantaggio agli elettori con l’opportunità di valutare, anche all’interno di una spaccatura, persone diverse. La mia figura è assolutamente lontana da quella di Battiato che è un ex consigliere comunale uscente di una opposizione in cui è rimasto per cinque anni, senza essere legato da un mandato vincolante, anche nel momento in cui si è reso conto che la sua posizione stava diventando sterile. Non essendosi dimesso, anche lui ha delle responsabilità per quello che è accaduto a Lentini. Infatti, la spaccatura nasce a partire dalla visione di una modalità di amministrazione della città: mentre noi portiamo avanti una candidatura nell’ottica della discontinuità, Battiato fra le sue liste ha anche Popolare per Lentini di Enzo Reale che faceva parte dell’amministrazione uscente. Per di più una coalizione che si accorda con l’onorevole Vincenzo Vinciullo, che appartiene all’Ncd, tutto è tranne che una coalizione di centrodestra».