La compagine si è insediata al Comune la scorsa settimana e intende mappare le strutture di telecomunicazione presenti nel capoluogo etneo, verificandone le licenze. E, all'occorrenza, anche eventuali problemi alla salute delle persone. «Non mancano casi anomali», preannuncia il presidente Massimo Tempio
Elettrosmog, al via una commissione comunale «In città ci sono oltre 350 ripetitori e antenne»
«In città ci sono oltre 350 impianti di comunicazione di cui vogliamo vagliare autorizzazioni ed eventuali rischi per la salute». La commissione comunale sull’Elettrosmog è stata inaugurata a Palazzo degli elefanti da poco meno di una settimana ma il neoeletto presidente, il consigliere del gruppo Misto Massimo Tempio, ha le idee chiare. «Avremo molti faldoni da studiare e bisogna fare presto perché la questione legata all’elettromagnetismo in città merita attenzione da parte della politica, dei tecnici e delle associazioni». La velocità dell’azione ispettiva deriva dalle particolari caratteristiche della commissione i cui componenti non percepiscono il gettone di presenza e devono concludere i lavori prima dello scadere del mandato elettorale.
«Lo scopo è quello di monitorare le strutture di telecomunicazione, sia quelle di telefonia mobile che quelle radio e televisive, e le traiettorie delle relative antenne», spiega il presidente. Obiettivi ai quali si affiancano la verifica delle autorizzazioni rilasciate alle varie aziende da parte del Comune e la volontà di «mettere le mani su un regolamento del settore ormai troppo vecchio». Il consigliere si riferisce al decreto ministeriale del 1998 voluto dall’ex ministro Maurizio Gasparri. La legge prevede che la popolazione possa essere esposta a un certa soglia di elettromagnetismo (6 Volt su metro), valore che è stato innalzato prima dalla legge Quadro del 2001 e, in seguito, da un decreto di Mario Monti del 2012. In quest’ultimo caso i limiti sono stati elevati (20 V/m), rimanendo comunque al di sotto della media europea che è circa tre volte più alta rispetto all’attuale valore italiano. Gli standard di esposizione delle persone alle onde elettromagnetiche sono state spesso al centro di protese, come quelle nella città di Niscemi contro l’impianto americano del Muos.
Polemiche che negli scorsi anni sono scoppiate anche nel capoluogo etneo, l’ultima della quali ha visto protagonista la quarta municipalità (nel quartiere di Trappeto). L’area contava la presenza di 28 antenne di telefonia mobile e diversi casi di malattie tumorali tra i residenti della zona. Proteste che hanno investito le amministrazioni anche in provincia, come ad Aci Trezza e Acireale. Nella città dei cento campanili la popolazione si è mobilitata contro l’installazione di un ripetitore dell’azienda Vodafone. In quell’occasione a dare ragione alla compagnia telefonica era stato il Tar.
«Il problema è che si pensa che questo tipo di vicende riguardino solo le altre città, invece Catania è piena di antenne», spiega Tempio. Il presidente nel 2005 ha combattuto insieme ai residenti di via Leucatia per fare in modo che le antenne di un ripetitore venissero allontanate dalla scuola ex Gabriele D’Annunzio. Perché «queste strutture, per legge, devono essere lontane da luoghi sensibili come scuole e ospedali». «Oltre a una legge datata nel frattempo si sono diffuse altre tecnologie come la banda larga, il wifi, il 4G Lte e la fibra ottica.
Il punto del lavoro della commissione è per lo più burocratico ma non esclude la possibilità di interrogare specialisti e associazioni che si occupano dei collegamenti tra questi impianti e le patologie tumorali di chi abita vicino. Studi che sono numerosi, non solo in Italia ma anche in Europa, ma che ancora non hanno ancora definitive evidenze scientifiche nonostante «i casi anomali non mancano».