«Il presidente propone di realizzare un sub-emendamento di riscrittura che possa, sulla base di quanto dichiarato dai componenti della commissione e del governo, e sulla base degli emendamenti presentati, realizzare una sintesi il più possibile condivisa». Ore 12.23 del 26 febbraio 2020. È questa l’ultima traccia lasciata sul sito dell’Assemblea regionale siciliana dal disegno di legge che dovrebbe cambiare volto al settore dell’edilizia sociale. Un tema, quello degli alloggi popolari, che in Sicilia interessa tantissime famiglie. Sono 40mila, ma la stima secondo i sindacati è ormai al ribasso, quelle in graduatoria. L’ultimo segno di vita del ddl a firma del presidente Nello Musumeci e dell’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone è stato registrato in quarta commissione. Quella che si occupa di territorio e ambiente e che è presieduta da Giusy Savarino, deputata di Diventerà Bellissima, il movimento di Musumeci.
Sono passati quattro giorni dalla kermesse della maggioranza svoltasi alla chiesa di Santa Maria dello Spasimo, a Palermo, quando Musumeci si è detto stordito dei risultati raggiunti fin qui dal governo. Tra le cose fatte, il governatore non ha potuto citare la riforma sull’edilizia popolare. Perché di fatto il percorso del ddl si è fermato e prevedere una sua ripartenza e conclusione, da qui alla fine della legislatura, richiede un certo sforzo di immaginazione. Eppure la riforma, che prevede la soppressione dei dieci Iacp presenti in Sicilia (uno per provincia, con l’aggiunta di quello di Acireale) per fare posto all’Agenzia regionale per la casa e l’abitare sociale (Arcas), è stato un tema caro a Musumeci ancor prima varcare l’ingresso di palazzo d’Orleans. Nel corso del governo Crocetta, quando sedeva tra i banchi dell’opposizione, il deputato Nello Musumeci presentò un proprio disegno di legge.
«All’epoca guidavo io la commissione e l’iter da noi si concluse, ma in Aula la discussione non è mai partita – ricorda a MeridioNews Giampiero Trizzino, ex presidente e oggi componente della commissione Territorio – Un fatto non insolito, considerato che si trattava di un ddl che arrivava dall’opposizione. Stavolta le cose sono un po’ diverse, visto che parliamo di una proposta che arriva dal presidente della Regione in persona». Per l’esponente pentastellato, lo stallo va letto anche in chiave politica. «Senza volere strumentalizzare nulla, non può passare in secondo piano che dall’inizio della legislatura la quarta commissione è guidata da una deputata del partito del presidente. Il particolare non è da poco – sottolinea Trizzino – visto che l’organizzazione dei lavori delle singole commissioni è frutto per larga parte dell’indirizzo che il presidente delle stesse decide di dare».
A ciò si aggiunge la considerazione che, seppure l’obiettivo dichiarato è quello di superare gli attuali Istituti autonomi case popolari, in molti casi gravati da pesanti debiti, di recente la giunta Musumeci ha deliberato in alcuni casi la nomina dei nuovi presidenti dei consigli d’amministrazione che dovrebbero mettere fine ad anni di guide commissariali. L’ultima scelta è ricaduta su Salvo Mallia, che andrà a guidare lo Iacp di Ragusa. Medico, con un passato da assessore provinciale, Mallia di recente è approdato nella Lega guidata in Sicilia da Nino Minardo. «Mi sembrano scelte che, ancora una volta, vanno nella direzione opposta rispetto agli annunci – incalza Trizzino – Forse l’esigenza di iniziare a trattare in vista della nuova campagna elettorale ha avuto il sopravvento».
Chi vorrebbe che in un modo o nell’altro nei palazzi della politica si tornasse a parlare di edilizia popolare è il Sunia, il sindacato unitario nazionale degli inquilini assegnatari. «A noi l’idea dell’agenzia unica regionale non piace, ma siamo anche dell’opinione che non c’è motivo di fare passare la governance degli Iacp ai consigli d’amministrazione – dichiara a MeridioNews la segretaria regionale Giusy Milazzo – Proprio per questo come Sunia abbiamo deciso di non farne parte». Per il sindacato la riforma deve esserci ma mantenendo forte il legame con la territorialità. «Solo così si può sperare di intercettare al meglio i bisogni, tuttavia è anche vero che la situazione attuale è altamente deficitaria: dai mancati investimenti nelle manutenzioni straordinarie alla carente gestione delle graduatorie».
Il ddl presentato da Musumeci prevede un ente pubblico economico, che abbia natura aziendalistica e che acquisisca il personale attualmente in servizio nei singoli territori. La riforma prevede anche la possibilità di stabilire forme di partenariato con soggetti privati, come cooperative e operatori del terzo settore. Mentre dà ai Comuni il compito di gestire le assegnazioni e la programmazione residenziale. «In Sicilia abbiamo una stortura unica – aggiunge Milazzo – C’è un patrimonio immobiliare che fa capo agli Iacp e un altro che è gestito invece dai Comuni. Trovare il modo di riunificarlo sarebbe un primo passo. Tutti i partiti – conclude la sindacalista – devono capire che i bisogni dei cittadini si fanno sempre più forti e non possono attendere i tempi della politica».
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