L'allargamento del Partito democratico potrebbe segnare l'inizio di una nuova esperienza politica. I contatti sono già iniziati. «Deve nascere un soggetto alternativo al Pd che si candidi a governare la Regione, senza ripetere le esperienze sbagliate delle elezioni regionali e della lista Tsipras»
«È l’ora di un nuovo soggetto politico a sinistra del Pd» Le manovre di Sel, fuoriusciti dai democratici e movimenti
Prima è stato qualche malumore, poi la sollevazione di alcuni circoli, alla fine si sono contati e si sono ritrovati in centinaia, più di 600 tra militanti, amministratori locali, tesserati del Pd che nel Pd non ci vogliono più stare. Questione di valori. Quelli che non riescono proprio a condividere con Articolo 4, il partito di Luca Sammartino e Valeria Sudano, il più recente (ma forse non ultimo) ingresso tra i democratici, da quando la direzione regionale ha dato al suo segretario Fausto Raciti la missione di allargare il perimetro del Pd. E da sinistra si guarda con interesse al folto gruppo di delusi, nella convinzione di essere arrivati al momento giusto per intraprendere un percorso comune. Ne è convinto Erasmo Palazzotto, deputato palermitano di Sinistra ecologia e Libertà, tra i principali tessitori del possibile nuovo soggetto politico.
Palazzotto, l’adesione di Articolo 4 al Pd sembra aver aperto un nuovo spazio per chi si pone in alternativa a quest’asse…
«Il Partito democratico rappresenta lo stesso sistema di potere che ha governato la Sicilia per 30 anni. Nei fatti e nei volti. Uomini dei governi Cuffaro e Lombardo sono protagonisti nel governo Crocetta e nello stesso Pd. L’ultimo ingresso di Articolo 4 fa transitare dentro il Pd persone come Sammartino, Nicotra, Ruggirello. Uomini che vanno bene per tutte le stagioni. Lo stesso discorso vale anche per Lino Leanza che è una costola del Pd. Il Partito democratico è stato occupato, per noi non è un interlocutore possibile, comincia a succedere che non lo è neanche per i suoi iscritti».
È in contatto con chi si è dimesso dal Pd?
«Con molti abbiamo costruito un rapporto su battaglie concrete. Come quella della discarica di Motta. Un rapporto che è cresciuto dentro un’idea di Sicilia che abbiamo difeso in questi anni. Credo che nessuno sia contento di lasciare il proprio partito, è comunque una grande sconfitta. Significa che è diventato infrequentabile per persone come loro. In questo momento stiamo ragionando insieme sul da farsi, siamo d’accordo sull’urgenza di rilanciare un’alternativa concreta e credibile a Crocetta e al sistema di potere rappresentato dal Pd in Sicilia».
Nascerà un nuovo soggetto politico?
«Sì, deve nascere un soggetto politico alternativo al Pd che si candidi a governare la Regione. Non si fa dall’oggi al domani ma va fatto urgentemente. Da domani noi di Sel, i fuoriusciti dal Pd, ma anche i comitati e le liste civiche proveremo a farlo. Come, lo decideremo insieme».
Non è la prima volta che da sinistra si parla di un’esperienza simile.
«È vero, ma qui si tratta di andare oltre Sel, oltre la lista Tsipras e oltre l’esperienza politica delle regionali. Anche se i fatti danno ragione a chi ha proposto Giovanna Marano sostenendo che Crocetta non era diverso da Lombardo, è quello che non dobbiamo fare. Non dobbiamo mettere insieme i partiti e le organizzazioni della sinistra radicale, ma aprire uno spazio politico dove tutte le espressioni di resistenza a questo potere in Sicilia si sentano rappresentate. E dove si conta realmente per quello che si è. Il tema non è mettere insieme Sel e i fuoriusciti dal Pd».
Anche la lista Tsipras alle ultime elezioni europee aveva un obiettivo simile.
«La lista Tsipras nasce come accordo pattizio. Un patto tra organizzazioni, con la presenza di alcuni garanti, ma non c’era la possibilità di partecipare democraticamente alle decisioni. Non vogliamo gruppi dirigenti che parlano tra loro. Sarebbe lo stesso errore del Pd, dove non c’è più possibilità per la base, per i militanti e i circoli di partecipare al sistema decisionale, che diventa invece conseguenza di accordo tra potentati, centri di potere economico e burocratico. Fai dieci anni di battaglie contro la discarica Tiritì di Motta Sant’Anastasia e poi ti ritrovi con chi l’ha voluta, agevolata e favorita. A che serve allora fare politica se tu non conti e non determini niente?».
Anche il sindacato può essere un vostro interlocutore?
«La Cgil fa il sindacato, non politica. Per noi è un interlocutore prezioso».
Anche se è molto vicino al Partito democratico, soprattutto a Catania?
«Non è vero che la Cgil sostiene il governo Crocetta. Basta vedere le recenti posizioni sulla sanità pubblica. C’è una costante interlocuzione con pezzi del sindacato di cui condividiamo le battaglie. È vero, un pezzo della dirigenza della Cgil catanese è vicina al Pd, è una scelta legittima. Ma mi auguro che non abbia ripercussioni sulle sue attività sindacali».