e l’Europa-Concordia cola a picco…

Mancano solo due anni al centenario di quel fatidico 1914 in cui iniziò il primo suicidio d’Europa. In questi cento anni la politica dissennata e di prepotenza di due nazioni-chiave d’Europa, Francia e Germania, ha fatto piombare il Continente in due guerre disastrose. Prima che si celebri il centenario dell’inizio della prima guerra mondiale, gli odierni leader di questi due Paesi potrebbero far piombare il Continente in un terzo disastro epocale: il terzo entro cento anni. Per fortuna sarà solo economico, almeno si spera.
Dietro le parole vacue dei due leader odierni di questi due Paesi si cela, infatti, una verità che lascia poco dubbio alle opinioni, perché è una verità data dai numeri, e i numeri, come si sa, non sono un’opinione: sono fatti.
Se osserviamo bene il comportamento della Banca Centrale Europea (BCE) dal 2003 al 2011, cioè durante la presidenza del francese Trichet, si evince che le azioni di questa istituzione, teoricamente a servizio di tutti gli europei, sono state esclusivamente a vantaggio di Francia e Germania, e dei Paesi satelliti vicini o aree economiche limitrofe e forti quali Danimarca, Paesi Bassi, Settentrione d’Italia, etc. Insomma a vantaggio del centro economico europeo e ad estremo svantaggio delle periferie: e cioè di Grecia, Mezzogiorno d’Italia (e quindi Sicilia), Spagna, Portogallo, Irlanda, Lettonia, etc., ossia di quelle nazioni e regioni economicamente e geograficamente “periferiche” che oggi sono additate, a torto, come colpevoli della crisi.
Se si osservano brevemente i passaggi-chiave della azioni della BCE a fronte della crisi importata dai default finanziari e immobiliari negli USA si scoprono facilmente cose che non quadrano.
In particolare, la BCE ha fatto due cose sbagliate per i Paesi “periferici”, ma estremamente convenienti – solo nel breve-medio periodo, però – per Francia., Germania e soci. Essenzialmente ha fatto due cose:

non ha abbassato i tassi d’interesse di riferimento, ed anzi li ha incredibilmente alzati nel momento in cui andavano drasticamente tagliati;

non ha effettuato quello che in gergo è chiamato Quantitative Easing (QE) e cioè l’acquisto di titoli di Stato per aumentare la liquidità nell’economia europea laddove andava fatto, alleviando anche i conti dei vari debiti pubblici in evidente difficoltà.

In pratica, per dirla in termini in questi giorni molto popolari e conosciuti, non ha dato l’allarme di pericolo di naufragio in tempo, anzi ha accelerato addirittura l’andatura della nave già in evidente avaria, e non ha preparato le scialuppe quando andavano preparate. Trichet, spinto da Sarkozy e Merkel, si è in pratica comportato come il tanto deprecato comandante Schettino, anzi molto peggio. La ‘nave’ Europa adesso sta affondando e la Merkel è lì, salva sua lancia di salvataggio, a guardarla affondare senza fare nulla. Peggio: ha pure il coraggio civile di dare la colpa ai naufraghi.
Diamo un’occhiata a tempi, tassi e significati; facciamolo con parole semplici, per capire cosa è realmente successo dall’inizio della crisi al novembre 2011.
La crisi americana inizia, infatti, molto tempo fa: ha radici antiche ed esplode chiaramente già nel 2006-2007. Anche se tardivamente, e dopo essere stata anch’essa una dei fattori della crisi, la FED finalmente fa marcia indietro ed abbassa precipitosamente il tasso d’interesse di riferimento: dal 5.25% dell’autunno 2007 al 2.00% nella primavera del 2008: un taglio di più della metà nel giro di un inverno.
Cosa fa nel contempo la BCE? Anziché abbassare i tassi al fine di mantenere la competitività del valore dell’euro rispetto al dollaro e prevenire che la bufera passi in Europa con estrema virulenza, mantiene i tassi invariati per lunghi mesi al 4.00% e nell’inverno cruciale dell’inizio 2008, addirittura li aumenta al 4.25%: mantiene così artificiosamente alto il valore dell’euro. Ciò è equivalso ad andare dritto sugli scogli, aumentando la velocità di crociera.
Con un euro così alto, infatti, i primi a soffrire sono i Paesi con moneta euro o agganciata all’euro più vulnerabili: Irlanda, Lettonia, Romania e Bulgaria, che entrano da una fase di espansione ad una di recessione e di crisi di liquidità perché non riescono più ad esportare nemmeno uno spillo, iniziano ad avere forti fenomeni di emigrazione della popolazione più produttiva e si trovano con un sistema bancario ed imprenditoriale praticamente spacciato.
Irlanda, Lettonia, Islanda e Romania sono in bancarotta già dal 2008. Le loro banche e le loro economie vengono “salvate” da massicci interventi esterni, compresi quelli di Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale (FMI), ma con la clausola che devono tagliare pesantemente sull’economia pubblica e reale, cosicché entrano in crisi recessiva profonda. Nel frattempo Germania e Francia se la godono. L’euro forte non li scalfisce perché comunque hanno un mercato nazionale abbastanza grande ed uno europeo che non può competere con le loro economie a questi livelli di valore dell’euro. Ed anzi questa è un’opportunità per appropriarsi dei migliori asset, imprese, banche etc. dell’economia di questi Paesi per un piatto di lenticchie.
Ma la situazione rimane insostenibile, perché contro gli scogli ci si è andati a tutta velocità, e allora, finalmente la BCE fa una tardiva e spericolata manovra per allontanarsene a tutta birra: taglia i tassi in maniera anche più precipitosa della FED e passa dal 4.25% al 2.00% entro la fine del 2008. Ormai, però, è troppo tardi, e per giunta, la BCE di Trichet mantiene inspiegabilmente il tasso d’interesse sempre sopra quello della FED, che nel frattempo lo dimezza ulteriormente dal 2.00% all’1.00%.
All’inizio del 2009 la FED scende infine al floor minimo tecnico possibile e pensionabile del tasso d’interesse di riferimento: 0.25%. La BCE no: lo lascia invariato al 2.00% per due lunghi anni cruciali: il 2009 e il 2010. Come se ciò non bastasse, nella primavera del 2011 la BCE dà l’ultimo colpo di coda della nave impazzita ed ormai comandata dalla follia: aumenta di nuovo i tassi d’interesse! E questo lo fa alla fine di due anni di lacrime e sangue per mezza Europa, quella debole, e di ripresa incoraggiante di Francia e Germania, ovviamente.
Tra il 2009 e il 2010, nel frattempo, la crisi si aggrava, soprattutto per colpa, sì colpa, di BCE, Francia e Germania oltre all’inattività (ma sarebbe più giusto dire incapacità) del governo italiano di ammutinarsi e porre fine alla follia. Sempre senza dare allarme o calare scialuppe, lo sciagurato comportamento della BCE unito alle folli politiche dei leader europei, che impongono piani sempre più duri alle varie economie meno forti d’Europa condannandoli ad una recessione pazzesca mentre godono di una relativa ripresa per conto loro, fanno imbarcare ulteriore acqua dentro la nave e ne minano la stabilità facendola inclinare pericolosamente.
La crisi, com’era ovvio, passa dai Balcani, tradizionale area economica greca, alla Grecia. Anziché dare respiro, la reazione dell’UE, guidata sempre dal duo Merk-ozy, e ridacchiando alle spalle dello sciagurato Berlusconi che continua a dare feste a casa sua negando il tutto, spreme la Grecia a dovere, sventolando la carota del salvataggio finanziario senza mai farla raggiungere e quindi provocando la bancarotta del Paese. Adesso è il turno di Portogallo e Spagna, con una forte opzione sull’Italia, tra le vittime della follia suicida europea: follia suicida orribilmente simile, fatti i giusti aggiustamenti di paragone (per fortuna), a quella del 1914.
A questo punto, infatti, è d’uopo non solo abbassare ulteriormente i tassi per portarli almeno al livello di quelli della FED, e quindi abbassarli di tantissimo in termini relativi, ma anche attuare il Quantitative Easing in maniera massiccia. Ebbene, non solo la BCE non abbassa i tassi, ma addirittura nel 2011li aumenta! Precisamente dal 2.00% al 2.50% dalla primavera all’autunno del 2011. In piena crisi, mentre i mercati impazziscono e le economie crollano, la BCE porta i tassi ad un livello dieci volte, dico dieci volte, superiore a quello della FED che è allo 0.25%!
Perché? E se ciò, ancora e ancora, non bastasse, lo fa mentre Paesi mediterranei, inclusa ormai anche l’Italia, vedono volare i propri interessi da pagare al debito pubblico e la Grecia dichiara un default di fatto. Eppure sotto gli occhi di tutti, la graziosissima signora Merkel si ostina a non accettare la realtà ed a non autorizzare un massiccio intervento di Quantitative Easinig, ossia di acquisti diretti dei titoli pubblici in difficoltà da parte della BCE, sempre e comunque prona in tutto e per tutto ai suoi capricciosi voleri.
Quando finalmente lo fa, con la nave ormai incagliata, piena d’acqua ed inclinata e quasi tutta la gente a bordo, lo fa in una maniera che lascia sospettosi circa la sua sanità mentale o i suoi secondi fini: si danno i soldi alle banche anziché direttamente al tesoro pubblico. Saranno poi le banche a comprare i titoli di stato laddove vogliono, ed ovviamente vogliono, o addirittura sono costretti, a comprare quasi esclusivamente gli unici che rimangano ‘sicuri’: quelli tedeschi!
Insomma, a questo punto, non solo la Merkel se ne sta nella sua lancia di salvataggio a guardare la nave Europa che affonda, ma addirittura ne trae profitto recuperando vettovaglie e valori in un cantuccio della sua barca. L’euro continua ad essere sopravvalutato e la Germania fa affari mentre gli altri crepano… Altri che iniziano ad essere molto vicini: i complici di tutta la vicenda, cioè la Francia che se ne stava nei piani alti nella nave ormai raggiunti anche loro dall’acqua e dal naufragio.
E siamo all’oggi. Nel caldissimo (o freddissimo) autunno del 2011, l’ammutinamento della nave diventa conclamato. Un governo incapace è finalmente mandato a casa in Italia e il secondo ufficiale della BCE, Draghi, prende il comando per almeno salvare il salvabile: i passeggeri della nave Europa ormai intrappolati. Taglia finalmente i tassi, ma troppo poco e troppo tardi, e quindi cala almeno un poco di scialuppe e di “beccaccine”
Signora Merkel, il disastro è ormai fatto, ma almeno per dignità, C…o! Lasci la sua scialuppa, risalga la beccaccina e torni sulla nave! Anzi, guardi, vada a casa! E mandi qualche altro a guidare il comando della Germania e quindi della plancia della nave Europa! Adesso!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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Mancano solo due anni al centenario di quel fatidico 1914 in cui iniziò il primo suicidio d'europa. In questi cento anni la politica dissennata e di prepotenza di due nazioni-chiave d’europa, francia e germania, ha fatto piombare il continente in due guerre disastrose. Prima che si celebri il centenario dell’inizio della prima guerra mondiale, gli odierni leader di questi due paesi potrebbero far piombare il continente in un terzo disastro epocale: il terzo entro cento anni. Per fortuna sarà solo economico, almeno si spera.

Mancano solo due anni al centenario di quel fatidico 1914 in cui iniziò il primo suicidio d'europa. In questi cento anni la politica dissennata e di prepotenza di due nazioni-chiave d’europa, francia e germania, ha fatto piombare il continente in due guerre disastrose. Prima che si celebri il centenario dell’inizio della prima guerra mondiale, gli odierni leader di questi due paesi potrebbero far piombare il continente in un terzo disastro epocale: il terzo entro cento anni. Per fortuna sarà solo economico, almeno si spera.

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