E’ ancora presto per fare un bilancio, ma…

Qual è il bilancio di questi primi mesi della Sua nomina?
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Nel rilasciare questa intervista, caro Direttore, mi preme innanzitutto precisare quali siano le motivazioni che mi inducono a farlo.
Non posso tacere della grande stima e del grande affetto che nutro per l’attività di Step1 e Radio Zammù, un progetto che -ricordi?- prese il via sotto la mia Presidenza di Facoltà e dopo una riunione con te, Luciano Granozzi e Gianluca Reale.

Non intendo d’altra parte esercitare un ruolo e coltivare una mia immagine che non sia parte del gruppo di lavoro, presieduto e coordinato dal Rettore, che oggi gestisce l’Ateneo: un gruppo fondato sulla fiducia reciproca, sull’integrazione dei compiti, su una positiva dialettica interna. Trovo doveroso interloquire con le istanze più vivaci e costruttive che vengono dal mondo studentesco, e giovanile più in generale, nonché da quello dei colleghi, del personale e della società civile.
È certo ancora presto, dopo quattro mesi, delineare un bilancio complessivo della nuova gestione dell’Ateneo, ma qualcosa si può dire sul metodo che la sta connotando, sull’avvio dei lavori in alcuni settori di rilevanza strategica, su alcune realizzazioni.

Veniamo al primo aspetto. È stata ripristinata una trasparenza sugli atti amministrativi che si era appannata fino all’oscurità. E con essa un’informazione estesa e capillare su documenti, circolari, progetti internazionali, nazionali e locali. In Senato Accademico e in Consiglio di Amministrazione si discute. È stata ripristinata la figura e la funzione del Garante d’Ateneo, e istituita per la prima volta, la Commissione per l’organizzazione, che pur era prevista dallo Statuto. Per il secondo aspetto, si sta costruendo con l’intervento diretto del Rettore una politica per la ricerca (stanziamento straordinario per assegni) al fine di risalire una china che oggi ci penalizza, e si sta reimpostando, tramite la puntuale attività del delegato prof. Arcidiacono, la politica sui decentramenti territoriali a partire dal recupero del rilevante credito che l’Ateneo vanta dai Consorzi. Sotto la presidenza del prof. Rizzarelli un nuovo progetto di potenziamento è in fase di elaborazione per la Scuola Superiore. Si sta preparando, con il delegato prof. Cozzo, con il rinnovo della Commissione didattica paritetica  e con il lavorìo del nuovo Nucleo di valutazione presieduto dal prof. Abbate, una rivisitazione e razionalizzazione dell’offerta formativa. Si sono aperti, delegato il prof. Granozzi, pur nelle ristrettezze finanziarie, i Circuiti culturali. Nuovo impulso il prof. Perciavalle sta conferendo alle attività del COF e la prof.ssa Spampinato alla poltica per il diritto allo studio. Ristrutturati il Bollettino d’Ateneo e la Tipografia dell’Ateneo che con il CEA e il CBD sta lavorando a un bel progetto di Editoria digitale e University Press.

Veniamo ad alcune realizzazioni. Sarà prevista una preziosa presenza permanente a Bruxelles per il monitoraggio e la realizzazione di progetti europei. S’è istituita una Commissione per il bilancio onde favorire un controllo di gestione. E, per venire ad alcuni aspetti su cui ho delega, s’è ripristinata una fisiologica dialettica con le OO.SS. contrattualizzando il “precariato storico”, portando a fase avanzata la contrattazione decentrata, lavorando a una Anagrafe del lavoro precario, istituendo il comitato sul fenomeno del mobbing. Si inaugura una International House per gli studenti stranieri e una nuova stagione per l’internazionalizzazione dell’Ateneo.
Tutto bene, dunque? Sarebbe sciocco e presuntuoso sostenerlo. Da affrontare ancora sono altre questioni, e tra esse di rilievo quella del Policlinico, nell’attesa ormai lunga della nomina del nuovo Direttore generale da parte della Regione. C’è molto d’incoraggiante, direi, e ringrazio il Rettore della fiducia accordatami».

La convenzione firmata recentemente con “La Sicilia” ha creato delle perplessità. Non tanto per quanto riguarda la cifra stanziata né il partner (è abbastanza logico che si possa stringere un accordo con il maggiore quotidiano della città), quanto per alcuni principi che emergono: non si acquistano solo pagine di pubblicità ma di informazione. Cosa ne pensa?
«So che la convenzione firmata tra Ateneo, ERSU e Sanfilippo Editore ha suscitato perplessità e critiche. So anche che il Rettore s’è impegnato, a delibera approvata, a render noti e a illustrare i termini, e le motivazioni – anche economiche – dell’accordo, alla cui approvazione non ho partecipato per assenza. Mi attengo dunque a quanto già comunicato dal Rettore alla redazione di Step1. Mi limito ad alcune considerazioni generali. Sono convinto che le situazioni di monopolio non giovino né all’economia né alla democrazia. Sta ai soggetti sociali, e alle loro diverse espressioni, riuscire a creare gli anticorpi. L’Università utilizza i canali esistenti e se ne dà di propri: si sta varando un Bollettino on-line con aggiornamenti quotidiani che sarà aperto all’interlocuzione con il mondo studentesco e che troverà una sua piattaforma di lancio nelle quattro pagine settimanali pubblicate ne “La Sicilia”. Ritengo che si valuterà l’esito di siffatta sperimentazione. Questo è un aspetto della questione. L’altro è rappresentato dalle mille copie de “La Sicilia” che saranno distribuite presso le Case dello studente. Ho già precisato che considero dannose le situazioni di monopolio. E questo a maggior ragione vale per l’informazione e per i risvolti che essa presenta, e che a noi devono stare a cuore, per la formazione. Quest’ultima deve avvenire fondandosi sullo sviluppo delle capacità critico-interpretative. L’ERSU allora, mi permetto di suggerire, metta a disposizione degli studenti presso le Case un congruo numero di abbonamenti alle testate giornalistiche (quotidiani e riviste) nazionali e internazionali più accreditate, garantendo il pluralismo delle voci.
Un terzo aspetto è rappresentato dagli obiettivi che l’Ateneo deve porsi nel campo della formazione dei “comunicatori” e, più in particolare, dei giornalisti. Tu sai, Direttore, che due anni or sono auspicavo l’attivazione a Catania d’una Laurea specialistica interfacoltà in giornalismo, e l’apertura di una Scuola di giornalismo. Che cosa lo impedisce? So benissimo che si tratta d’un campo complesso e spinoso, e che gli ostacoli sono molteplici. Chissà se riusciremo a trovare la strada giusta».

Come mai, sulla scia di altri Atenei in Italia, Catania non pensa d valorizzare nuovi modelli di comunicazione multimediale?
Avete in programma iniziative in favore delle testate studentesche?
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Permettimi di rispondere unficando le due domande. Non è propriamente esatto dire che l’Università di Catania non pensi di valorizzare nuovi modelli di comunicazione multimediale. È vero che siamo agli inizi. Il Rettore e il Presidente del COF, prof. Perciavalle, hanno espresso la volontà di valorizzare a livello d’Ateneo Radio Zammù. Si sta studiando come favorire l’iscrizione all’Albo dei pubblicisti gli studenti che svolgono attività presso le testate esistenti. In altri termini, s’è messo in moto un processo. Credo che l’Ateneo possa fare molto. Credo profondamente nell’informazione diffusa e partecipata. Per costruire quel che può sembrare un’utopia, e non è, cioè “connettere Università, Scuola e cittadini”, “raccontare quel che fanno sul terreno istituzionale, scientifico, culturale, didattico” le strutture a ciò deputate, sviluppare “una corretta e approfondita educazione alla produzione audiovisiva”, dare spazio alla creatività giovanile, è necessario un progetto, individuare le risorse finanziarie, attivare energie.

Mi sento, per questo, di proporre l’apertura di un “Cantiere per l’informazione partecipata” sulla base della stesura d’un progetto sostenibile e realistico che da subito le testate studentesche esistenti possono elaborare e presentare all’Ateneo. Ritengo che, senza arrendersi alle prime difficoltà, si troveranno le sensibilità necessarie.
I care».


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