Un selfie davanti al presbiterio subito dopo aver pronunciato il loro “sì” è la sintesi del matrimonio vip che ha scatenato la polemica e qualche remora del vescovo di Cefalù, monsignor Giuseppe Marciante. Sposa troppo scollata e quel carretto di granite sul sagrato sono stati un eccesso di troppo. In mezzo alla folla di tifosi – felici di poter strappare uno scatto al difensore del Napoli Lorenzo Tonelli e alla sua bella Claudia – qualcuno aveva notato quelle note di colore, sintomatiche di uno stile di vita molto diverso da quello dei non-vip, ma questo non le ha reso meno contrarie al rigido regolamento di decoro vigente per la cattedrale che, ricordiamo, è anche patrimonio Unesco. Per questo il vescovo aveva specificato che avrebbe preso provvedimenti al suo rientro dall’assemblea generale della Cei.
Così monsignor Marciante riporta l’attenzione sui fatti dello scorso 22 maggio, e dopo aver accertato la verità dei fatti, cambia le regole in casa propria. La cattedrale è un luogo di culto innanzitutto, per questo verrà nominato un delegato vescovile che curerà gli aspetti liturgici, garantirà dignitose celebrazioni per i fedeli e vigilerà sull’appropriato svolgimento delle iniziative. Ma la basilica di Cefalù è anche luogo di cultura, attrazione turistica per eccellenza nella cittadina normanna, in cui promuovere e sostenere la conoscenza della storia e della ricchezza che rappresenta e contiene.
Un delegato per gli aspetti liturgici e culturali, la stessa persona che calendarizzerà anche i matrimoni, ma attenzione: permessi ridotti e precedenza ai nubendi provenienti dalla diocesi. Inoltre, sarà lui stesso a instaurare un rapporto di conoscenza diretta con i fidanzati, seguendoli verso il giorno della celebrazione nuziale. Nella comunicazione ufficiale del pastore Marciante si legge anche che non sarà più intrattenuto il dialogo con le agenzie di pianificazione dell’evento. Regole e ordine, e non importa quanta pomposità si possa permettere il portafoglio: il matrimonio è una cosa seria. Un richiamo paterno, ma anche circostanziale, perché il caso Tonelli avrebbe creato un precedente e sarebbe stata dura dire dei no in futuro. Allora si cambia, ma non tutto: i selfie sono ancora legittimi. E i social si salvano.
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