Due Angeli (Scola e Bagnasco) per il Soglio di Pietro

Questo conclave dopo le prime fumate nere si annuncia ancora più denso di misteri. Tutti si interrogano chiedendosi : ma sarà breve o sarà lungo? E chi può saperlo.

E’ annunciato come difficile, molto difficile, anche perché tutte le questioni collaterale dei gravi mali della Chiesa pesano sui Cardinali e sull’opinione pubblica; ma non è escluso che i grandi Padri elettori siano entrati nella Cappella Sistina probabilmente con una soluzione di massima presa nei quattro giorni di lavoro delle varie Congregazioni Generali dei Cardinali e che ha modificato quanto già poteva essere stato determinato già prima della dimissione del Papa Benedetto XVI.

Le lotte interne, il braccio di ferro tra la corrente di Tarcisio Bertone, il salesiano in atto camerlengo e segretario di Stato Vaticano e il suo grande antagonista, Camillo Ruini, il Kingmaker della diplomazia e della politica vaticana, hanno lasciato irrisolti i principali problemi della Chiesa e i suoi mali recenti e contemporanei quali la pedofilia, il riciclaggio e il Vatilikes erano e sono rimasti sul tavolo.

E’ quindi sulla Cappella Sistina e sui 115 cardinali elettori che sono puntati gli occhi della stampa planetaria che, dalla Francia agli Usa, si interroga sulla figura del prossimo Pontefice che guiderà la Chiesa in questa tempesta, sottolineando il desiderio di rinascita di un’istituzione ferita dagli scandali.

Nella prima riunione sappiamo che c’è stata la fumata nera. Certo, nelle cene che avevano preceduto il conclave, è stato osservato da più attenti, erano risalite molto le quotazioni dell’Arcivescovo di Milano, Angel0o Scola.

Costui può contare su sponsor interni pesanti come Angelo Sodano, Camillo Ruini e Stanislaw Dziwisz, il già segretario di Carol Wojtyla.

Infatti il vero preconclave si è volto a tavola, nelle cene che freneticamente si sono celebrate tutte le sere e a cui difficilmente anche il più restio dei porporati si è potuto sottrarre per non turbare i rapporti con il grande elettore di turno. Le paste alla carbonara e alla matriciana, ma soprattutto i rigatoni alla norcina, hanno avuto un ruolo determinante nel conciliare i grandi elettori nel pre-conclave e hanno letteralmente trionfato a dispetto delle questioni dottrinali. Ed è proprio davanti ai rigatoni alla norcina, piatto cucinato meravigliosamente in un noto ristorante di Borgo Pio, in direzione della Porta dell’Angelo, per altro frequentato prima della sua elezione anche dal depapizzato Joseph Ratzinger, che i Cardinali elettori, la sera hanno dibattuto su nomi e i profili papabili sotto lo sguardo discreto ed attento dei camerieri. A sinistra, il Cardinale Angelo Scola, foto tratta da wikipedia.it)

Possiamo assicurarvi che la cordata italiana dei Cardinali è stata in assoluto quella che è stata tenuta più in conto durante le conviviali cardinalizie. In queste ore quindi più che il Cardinale Sodano e l’inviso camerlengo, segretario di Stato Tarcisio Bertone, apparrebbe il Camillo Ruini il vero illuminato dallo Spirito Santo per il conclave del 2013, avendo costui avuto il sopravvento e preso in mano, tranne franchi tiratori dell’ultima ora, le redini del cum clave.

Ruini è stato visto ogni giorno prima del Conclave arrivare, alla guida della sua macchinetta blu targata corpo diplomatico e Santa Sede, alle congregazioni generali dei Cardinali, silenzioso e discreto, da vero politico di razza. Dobbiamo ricordare, a proposito di Vatilikes, che fu proprio Ruini, insieme ad alcuni porporati che avevano grande familiarità con Benedetto XVI, a tentare invano di convincere il Papa a rimuovere Bertone dal vertice della Segreteria di Stato, perché ritenuto a dir poco inadeguato per quel ruolo.

I media riempirono pagine e pagine su queste vicende di lotte interne e santi (si fa per dire) veleni. Di contro, il Cardinale salesiano Bertone, a sua volta, non ha mai mancato di ricambiare le attenzioni di Ruini sbarrando la strada della porpora ai vescovi della sua ‘corrente’ ciellina come Cesare Nosiglia di Torino e Francesco Moraglia di Venezia. Ora entrambi – Bertone e Ruini non saranno però nel conclave – per via del fatto che il primo è il camerlengo e il secondo ha superato raggiunto il limite d’età e non sarà nella Sistina.

Quindi i giochi, come si intuisce dalle prime fumate nere, sono ancora tutti aperti e la parola fine non è ancora decisa. Ancora, in queste ore, i grandi e potentati uomini dalle sacre vesti si dibattono per il potere e per i loro campioni. Restano quindi sul campo tutti i nomi fino ad ora spesi dai media e dai ben informati. Come il favorito Angelo Scola, gli americani Marc Ouellet, Timothy Dolan, l’arcivescovo di San Paolo, Odilo Pedro Scherer, Francisco Robles Ortega, Peter Erdo e il ghanese Peter Turkson. Ma in verità ha circolato ancora, all’interno della cerchia italiana dei Cardinali e negli incontri pre conclave, il nome celatissimo di Angelo Bagnasco, quale soluzione di componimento e panacea di tutti i mali.

Ufficialmente, quindi, il nome speso per indossare la prossima mitria – ceduto apparentemente il passo (ma sarà vero?) dal riservato nome del Cardinale Bagnasco, “scudiero” di Papa Ratzinger, presidente della Conferenza episcopale italiana, maestro dell”Hic manebimus optime”, della stessa corrente ciellina di Ruini, uomo per altro intelligentissimo (forse anche troppo per il ruolo di Papa) – è stato tutt’altro che misterioso e per il vero fatto sin dall’inizio anche da noi nei nostri articoli.

Il nome ufficializzato (volutamente? forse per coprire il vero campione) è quindi quello di Angelo Scola. Costui è entrato in conclave con il peso delle due diocesi cardinalizie italiane più importanti, Milano e Venezia, che nel Novecento hanno dato alla Chiesa ben cinque Pontefici. Per lui, come detto, si sono mossi il decano del Collegio Cardinalizio, Angelo Sodano, e l’ex presidente della Conferenza episcopale italiana Camillo Ruini, due wojtyliani di ferro. Con loro è schierato lo storico segretario del Papa polacco, l’Arcivescovo di Cracovia Stanislaw Dziwisz, che al nuovo Papa chiederà una sola cosa: la rapida canonizzazione di Giovanni Paolo II.

Ed invero, nei giorni subito prima del conclave, il ciellino Scola si è visto muovere da vero papabile inossidabile. Vive sapientemente nascosto dai media di tutto il mondo lasciando fare al suo portavoce, don Davide Milani, calato a Roma ben prima del conclave.

Ma chi è Angelo Scola?: Italiano, nativo di Malgrate, 71 anni, Cardinale dal 2003, Scola è figlio di un camionista e di una casalinga. Ha studiato teologia a Friburgo e ha collaborato alla nascita della rivista Communio fondata nel 1972 dai teologi Joseph Ratzinger, Hans Urs von Balthasar, Henri de Lubac, Jean-Luc Marion. Negli anni della sua formazione ha partecipato attivamente a Comunione e Liberazione, movimento fondato da don Luigi Giussani. Nel 1995 il Papa polacco lo nomina Rettore della Pontificia Università Lateranense e Preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia. Nel gennaio 2002 diventa Patriarca di Venezia e nel giugno 2011 Arcivescovo di Milano. In entrambe le diocesi ha ricevuto la visita pastorale di Benedetto XVI: a Venezia nel 2011 e a Milano l’anno dopo. (a destra, il Cardinale Angelo Bagnasco: foto tratta da webcattolici.it)

Certo è che Scola potrebbe raccogliere moltissimi voti nel campo europeo a iniziare da quello dell’Arcivescovo di Vienna ed ex alunno del professore Ratzinger, Christoph Schönborn, che potrebbe rivelarsi il vero grande elettore dell’Arcivescovo di Milano.

In ogni caso il portavoce vaticano, padre Lombardi, a volere smentire il “toto Papa” che impazza su tutti i media, ha ricordato più volte come – in ogni caso – a guidare la scelta dei Cardinali sarà lo Spirito Santo in persona.

Sicché per allontanare ogni sorta di dubbio, domenica scorsa, monsignore Angelo Scola, Arcivescovo di Milano, ha invitato a gran voce i fedeli a pregare «perché lo Spirito Santo offra alla sua Chiesa l’uomo che possa condurla sulle orme segnate dai grandi Pontefici degli ultimi centocinquanta anni». Lo ha detto in chiusura della messa celebrata nella basilica dei Santi Apostoli a Roma, domenica scorsa.

Insomma lo Spirito Santo pare sia l’unica certezza per la Chiesa e soprattutto per il Vaticano, diremmo noi, a sopravvivere ancora in mezzo ad un mare di incognite e di misteri sui quali naviga il primo conclave del Terzo Millennio. Dopotutto è la stessa dottrina cattolica a stabilire che le decisioni del conclave sono protette dal dogma dell’infallibilità.

In questo momento il Vaticano è sicuramente tra le mani di poteri forti, partendo da quelle del temutissimo Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il Cardinale più potente e controverso che rimarrà in carica fino alla fine del conclave, nonostante gli siano state attribuite grandi responsabilità nelle scelte dello Ior, delle chiacchierate dimissioni di Tedeschi nelle scelte delle nomine dei Cardinali compiute da ultimo da Ratzinger, nei fallimenti della politica vaticana, nelle storie di corvi, di segretari ladri di documenti e delle lobby del Vaticano, a quelle del suo antagonista, Camillo Ruini, ex presidente della Conferenza episcopale italiana. (a sinistra, il cardinale Camillo Ruini: foto tratta da giornaledelsud.net)

Certamente l’approfondimento di queste rilevanti figure e delle loro relazione extravaticane potrebbe farci comprendere molto dell’indubbio peso che, sul conclave e sulle scelte che ne scaturiranno, avranno costoro, al di là del ruolo sacro dello Spirito Santo.

In ogni caso, secondo il Cardinale Charles Journet (Ginevra, 26 gennaio 1891 – Friburgo, 15 aprile 1975 – nominato da Paolo VI Cardinale), non dobbiamo temere eventuali errori di scelte, posto che costui autorevolemente ha illustrato nel suo trattato sulla Chiesa come «l’assistenza dello Spirito Santo significa che se anche l’elezione fosse il risultato di una cattiva scelta, si ha la certezza che lo Spirito Santo, che assiste la Chiesa volgendo al bene anche il male, permette che ciò avvenga per fini superiori e misteriosi».

In ogni caso noi restiamo fermi sull’impressione che sia il Cardinale Angelo Bagnasco, vescovo, lombardo di nascita, l’arcivescovo di Genova che venne al mondo nel ’43, a Pontevico, nel Bresciano, dove erano sfollati i genitori di origine ligure. Costui potrebbe benissimo essere il vincitore, il Papa uscente dal conclave. Riservandoci pero’ di disvelare il perché solo a cose avvenute.

Sicché poco vale scervellarsi su chi sarà l’erede del soglio di “Pietro” ed amico della finanza di “Cesare” e tanto meno approfondire una domanda seria come quella che don Aldo Antonelli si pone: dal conclave uscirà «una Chiesa più attenta a lavare i piedi dell’umanità oppure piu’ preoccupata di curare le vesti che porta addosso»?

Una cosa è certa, c’è bisogno di sinderesi, ovvero di ricerca del bene comune della Santa Sede e per il ruolo della Segreteria di Stato con il governo italiano e con l’oligarchia monetaria internazionale; Bilderberg (ovvero Aspen) e Illuminati che vogliano chiamarsi.

 


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