Sorpresa nel quartiere della zona nord di Catania: grazie al maltempo si è formata una nuova zona umida. «Così la città ha due laghi, entrambi effimeri», ironizza il naturalista Giuseppe Sperlinga, residente nella zona. Di cui elenca i tanti problemi, dalle discariche all'assenza di controlli
Dopo le piogge a Canalicchio è nato un laghetto Sperlinga: «Un bene di pregio e non lo sappiamo?»
Quando piove, a Canalicchio si crea un bacino di acque stagnanti. «Molti catanesi non sanno che la nostra città ha due laghi: quello dell’orchestra del Teatro romano di via Vittorio Emanuele e questo. Hanno una caratteristica in comune: sono entrambi effimeri», scherza il professore Giuseppe Sperlinga presidente dell’associazione Stelle e ambiente.
Vive a Canalicchio dal 1984, quando il quartiere «presentava ancora una forte identità territoriale». Nulla a che vedere con quanto osserva oggi, dopo trent’anni. «Una zona anonima, piena di degrado e inciviltà, senza controllo da parte delle forze dell’ordine e totalmente abbandonata a sé stessa», abbozza una descrizione il residente. Che richiama l’attenzione sull’allagamento di un’area incolta retrostante le vie Generale di San Marzano e Giuseppe Arimondi, nel quartiere nord di Catania. Un fenomeno che si verifica a ogni pioggia. A causare la stagnazione delle acque – al quale lui ha attribuito l’identità di lago, date le dimensioni – il maltempo della settimana scorsa. «Magari il laghetto Belvedere è un bene umido di pregio e noi cittadini non lo sappiamo», ironizza Sperlinga.
Il quartiere noto per i grandi complessi residenziali e i resti dell’antico acquedotto dei Benedettini conserverebbe al suo interno altre caratteristiche che sfuggono ai più «ma non all’amministrazione comunale che le incentiva», afferma Sperlinga. A fregiare il territorio della Timpa di Leucatia sarebbe infatti «la possibilità per gli archeologi moderni di studiare i resti della civiltà di Canalicchio dagli anni ’50 ad oggi, specchiandosi sul laghetto Belvedere». Laddove infatti alcuni progetti – presentati, approvati ma mai finanziati – prevedevano la realizzazione di un parco cittadino con una splendida vista oltre un dirupo, adesso c’è una discarica abusiva con rifiuti ordinari e speciali che si sono stratificati negli anni, e uno specchio d’acqua putrida e maleodorante.
«L’area è abbandonata al suo destino, di parco non se ne parla ormai più perché risulta difficile a chi di dovere rintracciare la dozzina di proprietari dei terreni da espropriare», spiega Sperlinga. Che insieme agli altri abitanti evita quell’area ormai proprietà privata di ratti, cani randagi e gente di malaffare. «Negli anni ho combattuto tanto e penso che accanto alla questione politica prende posto quella sociale: la gente è incivile», afferma.
Anche le forze dell’ordine e gli operatori ecologici dal canto loro frequentano poco quella porzione del Belvedere, e più in generale l’intero quartiere. E non per paura di aggressioni a opera di balordi o animali randagi. E gli abitanti registrano ancora disagi a quasi una settimana dal maltempo che ha riempito di fogliame il manto stradale e le caditoie, e ha allagato alcune zone. «I vigili urbani appaiono il 31 luglio per la festa della Madonna del Carmelo, mentre per vedere gli operatori ecologi non è sufficiente nemmeno una tromba d’aria», afferma Sperlinga. Che aggiunge: «Alcuni residenti si sono abituati a queste cose, altri si sono dati all’incuria e all’inciviltà». E fa un esempio su tutti: «Via Taranto è il regno del caos istituzionalizzato, un campionario da far vergognare di essere catanesi per colpa di certa gente». A determinare l’attacco di Sperlinga è il mancato rispetto da parte di alcuni automobilisti delle regole del codice stradale, con particolare riferimento a sensi di marcia e a parcheggi non autorizzati di mezzi. E nemmeno queste situazioni, prontamente segnalate alle forze dell’ordine etnee, hanno trovato una soluzione o dato la possibilità di avviare un dialogo. «Un’altra occasione che ci permette di vedere i vigili urbani è quando si verifica un incidente stradale, ma capirete che si tratta di circonstanze poco felici», conclude Sperlinga.