Dopo il convegno. Bilanci e impressioni: un seminario su Fortini

Aula A8, ore 12-14. In pochi sanno che questa lezione sarà dedicata a Franco Fortini. Lo scopo è quello di tirare le somme dei lavori appena conclusi, e capire che messaggio ne abbiano tratto gli studenti, che idea si siano fatti della figura di questo scrittore.
Il professore Rappazzo, soddisfatto dei risultati e del livello del convegno catanese, ha posto l’accento sull’alto grado di specificità del tema affrontato: la memoria, l’eredità del passato, la tradizione,  temi molto cari a Fortini.

“Dieci inverni senza Fortini” è stato l’ultimo di un ciclo di convegni organizzato dal Centro Studi Franco Fortini di Siena, e che ha visto tappe importanti come Roma, Firenze, la stessa Siena e, infine, Catania.
A Lorenzo Giustolisi, dottorando all’università di Siena e relatore al convegno, il professore ha chiesto di esporre in sintesi i punti salienti del convegno, sottolineando le differenze tra i vari incontri in Italia. A Siena, che ha ospitato il primo convegno, si è affrontata la figura di Fortini poeta in rapporto alla critica letteraria che se ne è occupata. A Roma, l’accento è stato posto sul ruolo di traduttore del poeta italiano, nell’ottica di un importante lavoro di mediazione culturale e di confronto con i classici. A Firenze, il cuore del dibattito è stato il periodo della formazione dello scrittore. Catania, come si è accennato, ha esaminato il tema, molto specifico e fortemente centrale nell’opera di Fortini, della memoria, con ciò che comporta in termini di responsabilità civile e storica, oltre che etica.

Di un certo rilievo gli interventi di Luperini, che ha presentato e analizzato alcune lettere tra Fortini e Pasolini, nelle quali i due letterati si interrogano sui giovani, senza bussola in un mondo nel quale non si riconosce alcuna eredità storica con la quale confrontarsi, identificarsi e per la quale battersi.
Il mestiere di insegnante di Fortini lo portò a contatto con le nuove generazioni, cui cercò di trasmettere il valore della necessità di una coscienza storica nei confronti del recupero della tradizione.

Gli studenti chiamati a esporre le loro opinioni e impressioni sul convegno hanno evidenziato la difficoltà di confrontarsi con un autore contemporaneo poco noto e tanto complesso quale fu Fortini. Un’esperienza come quella del convegno non può ascriversi all’ambito delle attività didattiche in senso stretto, come ha sottolineato lo stesso professore Rappazzo, e richiede una precedente competenza sugli argomenti trattati;di certo, però, aiuta a fornire una serie di stimoli importanti per procedere nell’apprendimento.

Ciò che maggiormente sembra aver colpito gli studenti è appunto l’attenzione verso i giovani che il poeta nutriva, e la definizione di quel “surrealismo di massa” che è sembrato molto attuale, definito come la massificazione di un atteggiamento che fu proprio delle avanguardie, e secondo cui la massa vive oggi in uno stato di sonnambulismo, di automatismo.

La lezione si è conclusa con la lettura dell’ultima poesia di Fortini, più volte citata e commentata al convegno, che ha ulteriormente evidenziato le complessità che questo autore presenta, ma ne ha, allo stesso tempo, esaltato il misterioso fascino, infondendo negli studenti una curiosità tutta nuova per questo autore.

Sara Mostaccio

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