Dopo i disastri legislativi dell’Ars a rischio Protezione civile e tutela dell’ambiente

In genere, dopo una tempesta, arriva la quiete. Invece, nel caso dell’impugnativa del commissario dello Stato – che di per sé è una tempesta – si profila una nuova tempesta con effetti ancora tutti da decifrare. Grazie a una politica siciliana imbelle e truffaldina – una politica che, nel suo complesso, rifiuta ‘filosoficamente’ quella parte della Costituzione italiana che prevede la celebrazione di concorsi veri per reperire il personale nella pubblica amministrazione – la Regione si ritrova, adesso, scoperta in alcuni settori chiave: Protezione civile e tutela dell’ambiente.
La responsabilità di quanto sta avvenendo – questo va detto con chiarezza – non è del commissario dello Stato, che, anzi, si è limitato a stigmatizzare soltanto l’atteggiamento irresponsabile di un Legislatore che approva leggi di spesa senza avere i soldi in ‘cassa’ (a nostro modesto avviso andrebbe contestato pure – e radicalmente – il vezzo di continuare a reclutare personale senza evidenza pubblica).
Qualche giorno fa, questo quotidiano ha cercato di spiegare come, dai primi anni ‘80 del secolo scorso ai nostri giorni, la politica siciliana, di maggioranza e di opposizione, ‘alleva’ in ‘batterie’ i precari da stabilizzare nella pubblica amministrazione dopo un periodo di tempo che va, di solito, da cinque a vent’anni. Ci siamo dimenticati di dire che tutto questo è possibile perché la dirigenza regionale, in combutta con la politica, si guarda bene dal mettere a punto le piante organiche degli uffici. Perché il primo passaggio per impedire la celebrazione dei concorsi pubblici e per aprire le porte al gioco del precariato è proprio la mancanza di piante organiche.
Ed è proprio la mancanza di pianta organica che ha determinato la presenza, oggi, di una sala operativa della Protezione civile regionale composto da personale altamente qualificato, ancorché precario.
Sembra incredibile: uno degli uffici-chiave della Protezione civile – la Soris, cioè la sala operativa, ufficio che svolge un compito delicatissimo 24 ore su 24, in stretto contatto con tutti i Comuni della Sicilia, che vengono avvertiti in tempi reali della presenza di eventuali temporali, o terremoti o altri eventi ancora – è composto da personale precario!
Ebbene, se questo personale, nel 2000, fosse stato reperito tramite concorso pubblico, oggi non ci sarebbero problemi. Invece anche questi 29 soggetti – ripetiamo, altamente qualificati – sono stati reperiti con i vecchi metodi della politica siciliana. Anche in questo caso, la responsabilità non è di questi 29 soggetti, ma di una politica sbagliata.
Alla luce dell’impugnativa, questi 29 soggetti, a partire dall’1 gennaio del prossimo anno, non potrebbero più svolgere servizio. E questa è, ovviamente, un’assurdità, perché una regione di 5 milioni di abitanti dove non mancano alluvioni e zone sismiche non può certo fare a meno della sala operativa della Protezione civile (anche perché, senza sala operativa, a rigor di logica, viene meno anche l’operatività della Protezione civile).
Discorso quasi analogo per gli uffici dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente. Dove i precari non stabilizzati si occupano da anni di temi delicatissimi: la Valutazione di impatto ambientale (Via), la Valutazione ambientale strategica (Vas) e la Valutazione di incidenza ambientale (Vinca). Anche in questo caso, nulla da dire su questo personale che è altamente qualificato. Anche se, pure in questo caso, si evidenza il vizio d’origine: io reclutamento che non è avvenuto attraverso un concorso pubblico.
Al Territorio e Ambiente non si può non sottolineare un paradosso che, comunque, non è tipico solo di questa branca dell’ammiistrazione pubblica: e cioè le stabilizzazioni degli anni passati, che hanno ‘imbarcato’ senza problemi in questi uffici personale d’ordine (uscieri e altre figure simili), mentre adesso scatta il divieto sul personale che, alla fine, consente, per esempio, l’approvazione dei Piani regolatori generali dei Comuni (su questo punto si potrebbe aprire un discorso su una legislazione regionale sbagliata che, ancora oggi, toglie ai Comuni le competenze in materia urbanistica: ma questa è un’altra storia).
L’impugnativa colpisce anche direttamente il personale di tanti Tribunali della Sicilia. Ora, è noto il disinteresse della politica nazionale (soprattutto negli ultimi anni) verso il buon funzionamento dei Tribunali. Che, spesso, operano con carenza di personale. Il problema si pone anche per il personale precario che oggi lavora presso i Tribunali isolani. Che non potranno di certo fare a meno del personale che opera lì da tanti anni.

 


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