Allora ventenne di Alcamo, per prima nel 1966 denunciò una violenza sessuale subita. Adesso la sua vicenda-simbolo si avvia a far parte di una norma perché la scuola intervenga nella rimozione degli stereotipi di genere. A promuoverlo è il deputato democratico Davide Faraone, che ha accolto la petizione lanciata dall'insegnante e scrittrice Mila Spicola. Un'iniziativa da politico e da cittadino, uomo, «affinché le donne che combattono non restino ingabbiate socialmente nell'accusa di femminismo»
Donne, la storia di Franca Viola nelle scuole Faraone (Pd): «Farò un disegno di legge»
«In parte ho ispirato io stesso Mila. Un giorno le ho detto Ma possibile che Franca Viola non compaia nemmeno nei libri di storia?». Davide Faraone, deputato nazionale Pd, e Mila Spicola, insegnante e scrittrice, sono amici. Entrambi palermitani, insieme lavorano all’associazione Big Bang, di cui Faraone è coordinatore regionale e Spicola tra i fondatori: «Un vero e proprio incubatore di idee e progetti che trova le sue radici nelle proposte e nella linea politico-sociale di Matteo Renzi», spiega Faraone. A unirli questa volta è la storia della prima donna in Italia ad aver denunciato uno stupro e rifiutato un matrimonio riparatore: Franca Viola, nel 1966 ventenne di Alcamo, nel Trapanese. Una storia-simbolo che Spicola oggi chiede, attraverso una petizione, che venga inserita nei testi scolastici per insegnare ai ragazzi come rimuovere gli stereotipi di genere. Un obiettivo condiviso dal deputato Pd, che adesso pensa di portarlo a Roma.
«Mila ha messo online la petizione e io ho seguito passo passo levolversi della vicenda racconta Faraone – Mi ha detto del progetto Polite, il codice di autoregolamentazione per le pari opportunità nei libri di testo, mi ha raccontato che era stato elaborato ma mai messo in funzione. E allora ho raccolto subito il suo appello, proponendo di farne un disegno di legge». Che verrà elaborato dall’associazione Big Bang, «con la collaborazione e il contributo di associazioni o realtà del mondo della scuola o della difesa delle pari opportunità».
LItalia al momento si trova all87esimo posto nella graduatoria dei Paesi attivi per la rimozione degli stereotipi di genere. Una posizione che non stupisce Faraone: «Perché il tema dei diritti sembra una cosa trascurabile, ci si sofferma sulle altre emergenze, magari di carattere economico, pensando di risolvere i problemi del vivere insieme. Di parità delle donne si parla da decenni spiega – Ma poi, di fatto, si fa poco. Io penso che sia complice anche la scarsa percentuale di donne presenti in sedi strategiche e decisionali, politiche o dirigenziali in genere. Questultimo parlamento potrebbe essere incubatore di cambiamenti reali e rivoluzionari: è il parlamento più giovane e più rosa della storia della Repubblica».
Un ruolo, quello della politica, fondamentale per il deputato Pd. «Può far tutto. E mi riferisco davvero ad azioni a 360 gradi». Dalle leggi di autoregolamentazione dei media – «che, pur non limitando la libertà di espressione, possano tutelare la dignità delle persone» – a una legislazione che realmente corregga gli atti di violenza. Passando per leggi che favoriscano loccupazione femminile. «Insomma iniziative concrete e fattibili specifica Faraone – che non mirino a quote quanto piuttosto al capovolgimento di stereotipi culturali errati».
Un obiettivo verso cui la politica deve andare di pari passo con l’educazione, come più volte raccomandato dall’Unione europea e già sperimentato in altri Paesi. Anche diffondendo tra i ragazzi modelli positivi. «Ci sono tanti esempi, penso a Denise Garofalo, figlia di Lea, testimone di giustizia calabrese uccisa nel 2009, che con estremo coraggio ha denunciato lassassinio della mamma dice il deputato – Ecco, quello di Denise e Lea sono due esempi trasversali di coraggio di giovani donne». Che però non riguardano solo l’universo femminile. «Le donne combattono da sempre, ma poi rimangono ingabbiate socialmente nell’accusa di femminismo conclude Faraone – Da uomo credo nell’assoluta parità, una parità fondata sul merito e non sul genere. Credo che sia un mio dovere combattere le storture, come persona e come politico».