Voleva essere un gesto di solidarietà quello della tappezzeria Crivello, che aveva deciso di distribuire in maniera del tutto gratuita delle mascherine alla cittadinanza. Il dono dell’azienda palermitana, tuttavia, è stato fermato dopo pochi minuti. Alla porta dell’attività hanno infatti bussato i carabinieri, che sono stati costretti a sospendere la donazione. «Le mascherine – spiegano i militari sul posto – non sono a norma e non possono essere distribuite perché mancano le opportune autorizzazioni dell’Istituto superiore di sanità. Purtroppo i social hanno contribuito alla diffusione di questa notizia».
Nulla di fatto, quindi, con la tappezzeria che adesso rischia una sanzione. «In ottemperanza alla normativa vigente del Dpcm datato 09 Marzo 2020 – scrive l’azienda sulla propria pagina Facebook – la distribuzione delle mascherine (con nostro grande dispiacere) non viene più effettuata». L’azione delle forze dell’ordine ha finito con lo scoraggiare altre iniziative, anche queste nate esclusivamente per offrire un contributo in maniera del tutto gratuita e disinteressata alla comunità, che tuttavia hanno fermato le macchine dopo avere prodotto i primi prototipi, in attesa di capire come potere rendere funzionali i propri prodotti anche agli occhi della legge.
Chi invece la sanzione l’ha ricevuta è un’altra azienda tessile, questa volta di Casteldaccia, che ha utilizzato le proprie risorse, normalmente dedite alla produzione di imbottiture per bare, per creare delle mascherine, spacciate per mascherine coronavirus, per un’iniziativa in questo caso molto poco solidale, ma per scopi di lucro. «La produzione di mascherine artigianali da parte di aziende tessili o di chiunque altro – spiega Roberto Tobia, presidente di Federfarma – è una cose assolutamente fuori dal mondo, le soluzioni fai da te sono assolutamente inutili. Oltretutto le mascherine sono state consigliate dall’Istituto superiore di sanità solo per chi è stato o suppone di essere contagiato, per proteggere gli altri. Le mascherine che hanno un potere filtrante che può arrivare, in base alla tipologia, anche al 93 – 95 per cento, sono quelle denominate ffp1, ffp2 e ffp3».
«Andiamoci piano con queste iniziative – continua Tobia – che sono sì lodevoli, ma servono solo a creare illusioni sulla protezione. Anche chi indossa le mascherine a norma deve stare attento, non bastano ad avere la certezza di essere protetti, può essere anche rischioso per il senso di immunità che si può percepire. Inoltre in questi dispositivi i filtri vanno cambiati ogni otto-dodici ore, perché con l’utilizzo perdono il loro potere». Insufficienti anche le semplici mascherine chirurgiche, che secondo l’esperto «servono solo a impedirci di toccarci la bocca o il naso. Per cercare di essere protetti – conclude Tobia – basta seguire i dettami dell’Istituto superiore della sanità: mantenere la distanza dalle altre persone, lavarsi le mani, non toccarsi il viso e tutti gli altri precetti che vengono ribaditi per la salute pubblica e il contrasto al virus».
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