Il sacerdote più longevo della diocesi di Acireale vive nella casa di Maugeri (frazione di Aci Sant’Antonio) dove è nato il 2 gennaio 1921. Tra ricordi nostalgici di gioventù e sorprese ricevute dalla sua comunità, «è stata una bella giornata», racconta a MeridioNews
Don Francesco Panebianco ha compiuto cento anni «Ai giovani dico di essere umili e rispettare gli altri»
«È stata una bella giornata, trascorsa con qualche familiare. Poi, come sempre, ho concelebrato la messa». È passato così il giorno in cui don Francesco Panebianco ha compiuto cento anni, festeggiati nella stessa casa di Maugeri (frazione di Aci Sant’Antonio, in provincia di Catania) dove il sacerdote più anziano della diocesi di Acireale è nato il 2 gennaio del 1921. «All’anagrafe, però – racconta il parroco a MeridioNews – mi hanno registrato solo dieci giorni dopo».
Ordinato sacerdote dal vescovo Salvatore Russo nel 1944 a 23 anni, padre Francesco ha cominciato la sua esperienza pastorale a Mascali. «Quello trascorso lì da giovane parroco – racconta – è il periodo della mia vita che ricordo con nostalgia come uno dei più belli». Dopo quattro anni, don Panebianco diventa la guida della parrocchia di Santa Maria la Stella per tredici anni. È il 6 gennaio del 1973 quando arriva a Maugeri per rimanerci fino al 2013. Ancora oggi, padre Francesco concelebra la messa insieme ad altri sacerdoti, come ha fatto anche il giorno suo del suo centesimo compleanno. «Il mio pensiero anche oggi – dice il prete – va ai più giovani: a loro dico di essere sempre umili e di rispettare sempre il prossimo».
Per festeggiare questo importante traguardo la comunità parrocchiale ha pensato a una sorpresa. «Hanno portato Gesù bambino, a cui lui è molto devoto – racconta Giovanna, la nipote che da anni gli sta accanto e lo assiste – sotto casa, lui si è affacciato e ha salutato tutti». Un modo semplice per festeggiare dettato non solo dalle restrizioni dovute al Covid-19 ma anche allo stile di vita di don Francesco da sempre lontano da egocentrismi e da incarichi per dedicarsi alla vita della parrocchia e farne un centro di aggregazione. «Ha messo sempre la fede al primo posto e si è speso per i parrocchiani – dice la nipote – È stato una guida pure nel ruolo di cappellano all’Eremo di Sant’Anna. E, ancora adesso, nonostante l’età, continua a essere un punto di riferimento per molte persone di tutte le età».