Ditte del gruppo Ciancio devono due milioni al Comune Notarbartolo: «Precise omissioni dell’ufficio Pubblicità»

Almeno due milioni di euro. È quanto devono al Comune di Catania quattro aziende collegate al gruppo dell’imprenditore ed editore del quotidiano La Sicilia Mario Ciancio Sanfilippo. Società che operano nel settore della cartellonistica pubblicitaria e che almeno dal 2013 pagano meno del dovuto o non pagano affatto l’imposta comunale. Senza che gli uffici preposti al controllo abbiano sollecitato i pagamenti e, sopratutto, senza che abbiano applicato la legge, revocando le autorizzazioni dopo la seconda rata non pagata. Il buco emerge all’interno di «un quadro grave e preoccupante, da cui si evincono precise omissioni da parte degli uffici – scrive il consigliere Niccolò Notarbartolo (Pd) in una interpellanza alla presidente del Consiglio comunale Francesca Raciti e al sindaco Enzo Bianco – Delle 27 società operanti nel settore, meno della metà versano gli importi dovuti. E solo nove aziende dichiarano correttamente gli impianti detenuti e versano le cifre corrette». Nel documento, il consigliere ricostruisce il quadro degli ultimi cinque anni senza fare esplicito riferimento ai nomi delle aziende insolventi. Ma da un controllo dei documenti emerge che la gran parte delle cifre assenti nelle casse comunali è dovuta ai mancati pagamenti da parte del gruppo Ciancio.

A dovere al Comune di Catania un totale di almeno due milioni di euro sono, in ordine di insolvenza, Simeto docksKronos pubblicitàSicilia affissioni Sige. Tutte, nel 2013 e nel 2014  – e anche nel 2012 per la sola Sige – hanno pagato meno di quanto dichiarato, senza mai saldare la differenza. A cui intanto si sono andati aggiungendo sanzioni e interessi. Negli ultimi due anni, invece, le quattro ditte non hanno mai pagato alcuna rata. In particolare, dall’analisi dei documenti del 2016, emerge come le dichiarazioni di partenza delle ditte fossero tutte al ribasso: le società cioè dichiaravano importi inferiori a quelli che in realtà avrebbero dovuto pagare moltiplicando la tariffa comunale per il numero e il tipo di impianti da loro utilizzati. Dichiarazioni infedeli che, secondo Notarbartolo, farebbero lievitare le penali – al momento applicate al 30 per cento – fino al cento per cento della somma dovuta. Un caso che riguarderebbe anche altre aziende, il cui numero di stalli e debiti è però decisamente inferiore alle quattro aziende legate a Ciancio. Non tutte di sua proprietà.

Tre di queste hanno sede in viale Odorico da Pordenone 50, stesso indirizzo del quotidiano La Sicilia e della Domenico Sanfilippo editore. Nello specifico, Sige spa (Società industriale grafica editoriale) – più nota in quanto proprietaria delle emittenti Antenna Sicilia e Teletna – è amministrata da Angela Ciancio. Il 13 per cento delle quote dell’azienda è del padre Mario, mentre il restante 87 per cento è della Etis 2000, società sempre del gruppo Ciancio che si occupa di stampare e distribuire il quotidiano La Sicilia e vari altri giornali nazionali sull’Isola. C’è poi Simeto docks srl, divisione pubblicitaria di Etis 2000, posseduta al 60,4 per cento da Angela Ciancio e al 39,6 da Mario Ciancio. La ditta è oggi in liquidazione e a occuparsene è Giuseppe Ursino, ingegnere e storico braccio destro di Ciancio. Scorrendo la lista, segue la Sicilia affissioni srl, società controllata al cento per cento da Simeto docks. Azienda diversa è la Kronos pubblicità, di proprietà di Eugenio Schilirò, con sede a Bronte, ma fino al 2016 legata alla Simeto Docks da un accordo commerciale. In base a quanto stabilito tra le due ditte, doveva essere l’azienda di Angela Ciancio a pagare le imposte comunali e adesso è invece la proprietà brontese a muoversi per regolarizzare la propria situazione con gli uffici comunali.

Uffici che, intanto, avrebbero potuto agire per recuperare le somme o sanzionare gli inadempienti, come spiega il consigliere Notarbartolo. «Non hanno formulato alcuna specifica contestazione, nonostante l’articolo 27 del regolamento all’epoca vigente prevedesse espressamente la decadenza dall’autorizzazione nel caso di mancato versamento dell’imposta». Gli unici avvisi mandati all’indirizzo delle ditte insolventi sarebbero stati inviati a settembre e novembre 2016 per di più con «contestazioni generiche e non puntuali» che potrebbero invalidarne l’effetto. E intanto Notarbartolo conta i danni. «A dispetto di un numero di impianti sostanzialmente inalterato, a causa della cattiva amministrazione del settore, gli incassi per l’imposta sulla pubblicità hanno avuto una grave contrazione – scrive nell’interpellanza – passando dagli oltre due milioni 690 mila euro del 2013 al milione e 900 mila euro del 2015. Si rileva infine che, nel 2016, in base alla documentazione da me analizzata, si ha contezza di incassi a titolo di imposta sulla pubblicità inferiori al milione di euro». Un problema non solo per le stesse casse comunali, ma anche per le altre società del settore che pagano puntualmente e in modo completo. «Il Comune pare si sia comportato come un player del mercato – conclude Notarbartolo – agevolando alcuni (pochi) e danneggiando gravemente altri, violando palesemente il principio di imparzialità che dovrebbe guidare la pubblica amministrazione».

Aggiornamento ore 13.20

Dopo la pubblicazione dell’articolo, Eugenio Schilirò, titolare di Kronos pubblicità, ha contattato la redazione per chiarire la situazione della sua azienda. «In base agli accordi presi per gli impianti nel territorio di Catania, i pagamenti avrebbero dovuto essere a carico di Simeto Docks. Ma, considerato il mancato versamento dell’imposta e il fatto che comunque l’inadempienza risulta a nome nostro, abbiamo deciso di riprendere noi in mano le cose. Abbiamo già pagato al Comune di Catania i primi 50mila euro per il 2016 e attendiamo che l’ufficio Affissioni, a cui abbiamo chiesto un incontro circa dieci giorni fa, ci riceva per stabilire la rateizzazione del resto del pagamento».


Dalla stessa categoria

I più letti

Giustizia per Emanuele Scieri

«Ricordate che in tutti i tempi ci sono stati tiranni e assassini e che, per un certo periodo, sono sembrati invincibili, ma alla fine, cadono sempre, sempre». È da un aforisma del mahatma Gandhi che ha preso spunto l’avvocata Alessandra Furnari nella sua discussione durante il processo per l’omicidio volontario aggravato di Emanuele Scieri, il parà siracusano 26enne in servizio militare trovato cadavere nell’agosto del 1999 […]

«Una macchina di imbrogli e di sotterfugi manzoniana che si è sviluppata sull’esigenza di un costrutto che doveva raccontare un’altra versione dei fatti». Così il procuratore di Pisa Alessandro Crini ha definito la ricostruzione da parte dell’esercito di quanto accaduto all’interno della caserma Gamerra nell’agosto del 1999 nel corso della sua requisitoria a cui è […]

Catania archeologica, l`occasione mancata

In una nota protocollata al Comune etneo a metà gennaio l'associazione di piazza Federico di Svevia chiede di gestire il bene del XII secolo, abbandonato, per garantirne «a titolo gratuito e senza scopo di lucro, la fruibilità». Adesso interrotta dal cambio del lucchetto del cancello da cui vi si accede e dalle divergenze con uno degli abitanti, che risponde: «C'era il rischio per la pubblica incolumità»

I processi a Raffaele Lombardo