«Non può né deve stare in centro abitato»: così Legambiente prende posizione a seguito dell'incidente di ieri sera alla storica fabbrica di Partinico. Per l'ex deputata Mannino «se non risponde ai requisiti si dovrebbe chiedere la sospensione delle attività»
Distilleria Bertolino, dopo l’incendio tornano le polemiche «Dubbi sulle autorizzazioni». Ma dall’azienda minimizzano
«Rimaniamo sempre fermi nelle nostre convinzioni: un’industria insalubre, come la distilleria Bertolino, non può, né deve stare in pieno centro abitato». Dopo l‘incendio di ieri sera della discussa distilleria Bertolino, a Partinico c’è ancora forte apprensione. Soprattutto per la sorte dei tre operai rimasti feriti, di cui uno in gravi condizioni, a seguito di un incendio. Le dichiarazioni di Gianfranco Zanna – presidente Legambiente Sicilia – e Maria Teresa Noto – presidente del circolo Legambiente Gino Scasso di Partinico – sottolineano quella che sempre più è un’apprensione diffusa.
«Siamo preoccupati – aggiungono – anche alla luce dell’autorizzazione unica ambientale, di recentissimo rilascio da parte della Regione siciliana e ancora non operativa, con la quale vengono concessi 30 mesi di tempo affinché la ditta predisponga un piano di monitoraggio e un adeguamento degli impianti ai nuovi limiti imposti sulle emissioni e sugli scarichi. Trenta mesi sono molto lunghi». Dal canto suo l’azienda prova a minimizzare.
«Bisogna evitare gli allarmismi, non c’è nessuna fabbrica che va a fuoco» dice la signora Antonina Bertolino, che ha ereditato l’azienda dal padre molti anni fa. «La verità è che ha preso a fuoco la buccetta di vinaccia, all’interno di un’operazione che si compie da 40 anni. Non sappiamo ancora per quale ragione, se per un guasto all’impianto o alla singola valvola, fatto sta che c’era fumo e gli operai sono andati a controllare l’impianto di filtraggio ma in questo modo hanno favorito l’ingresso dell’ossigeno che così ha preso fuoco. Quello che ci auguriamo è che l’operaio in gravi condizioni ritorni presto a casa e non soffra molto, lavora qui da 20 anni, mi ricordo che era ancora un ragazzo quando ha iniziato da noi».
L’area dove è avvenuto l’incidente, intanto, è stata sequestrata. «Sono ore di apprensione per la nostra comunità – ha commentato nelle scorse il sindaco di Partinico, Maurizio De Luca – Voglio esprimere la vicinanza, a nome di tutta la cittadinanza, alle famiglie dei feriti. Monitoriamo costantemente la situazione, con i vertici della polizia municipale, gli organi dirigenziali e i componenti della giunta. Aspettiamo l’evoluzione del quadro clinico».
Se il primo cittadino tende a evitare le polemiche, c’è chi invece punta decisamente il dito sui mancati controlli. È il caso dell’ex parlamentare pentastellata Claudia Mannino, ora referente per la Federazione Verdi, che segue le vicende della distilleria Bertolino da anni. «Nel 2014 ho sollevato la questione dell’assenza, da parte dell’azienda di Partinico, dell’autorizzazione integrata ambientale (Aia) – ricorda Mannino – A due mie interrogazioni parlamentari i governi di allora non hanno mai risposto, mentre la commissione europea lo fece e osservò che, essendo un impianto a rischio e avendo una certa potenza energetica, doveva avere la sua autorizzazione. La Regione, intorno a novembre 2015, chiese di dotarsi dell’Aia e l’azienda, per tutta risposta, spense due caldaie per far scendere l’impianto al di sotto dei 50 chilowatt, in modo da essere esonerata dalla presentazione dell’autorizzazione».
Nel frattempo, poi, la normativa ambientale, italiana e comunitaria, è stata aggiornata. Ma il parere della commissione europea è rimasto uguale: trattandosi di distillati, e in special modo della produzione di etanolo, alla Bertolino servirebbe sempre l’Aia. Mannino non demorde, e presenta un esposto in procura «per chiarire anche la presunta inadempienza della Regione – dice – Se un’impresa non risponde ai requisiti quantomeno si dovrebbe chiedere la sospensione dell’attività».
E così si arriva al nuovo provvedimento, rilasciato a marzo dal Dipartimento Ambiente della Regione, ovvero l’autorizzazione unica ambientale . «Che però si può richiedere – osserva Mannino – per piccole e medie imprese, e soprattutto per aziende che non sono soggette all’autorizzazione integrata ambientale. Siamo cioè nella situazione in cui da una parte la commissione europea deve avere una sua Aia e dall’altra la Regione e l’azienda sono andate avanti. D’altra parte il monitoraggio richiesto si può prevedere più per un’azienda nuova che non per una storica, come la Bertolino, che opera da decenni a Partinico con lo stesso impianto produttivo e le stesse tecnologie. E i 30 mesi concessi per adeguare gli impianti sono più che abbondanti».