Dissesto, in piazza tutti insieme appassionatamente Incontro con Candiani per nuove richieste al governo

Tutti insieme appassionatamente. I sindacati, la giunta comunale, qualche lavoratore e qualcuno della vecchia guardia di Palazzo degli elefanti (vedi alla voce Angelo Villari, ex assessore ai Servizi sociali). C’era anche l’esercito, in realtà, ma loro non lo avevano scelto. La manifestazione sull dissesto del Comune di Catania, stamattina, si è spostata da piazza Duomo a piazza Università perché tutto lo spazio davanti alla statua dell’elefante era occupato dalle prove generali della Giornata dell’Unità nazionale e delle forze armate, la cui celebrazione è prevista per il 4 novembre. Così, bandiere in spalla, il piccolo corteo si sposta sul retro del municipio. È dalla porta posteriore che escono, in fila indiana, i componenti della giunta, guidati dal sindaco Salvo Pogliese. Alla sua destra, l’assessore all’Ecologia Fabio Cantarella; a sinistra la titolare della Cultura Barbara Mirabella. Tutti gli altri dietro. Qualcuno si defila subito (il vicesindaco Roberto Bonaccorsi e l’assessore allo Sport Sergio Parisi). Alessandro Porto, vertice dell’assessorato alla Protezione civile, si allontana un attimo per parlare al telefono dell’urgenza della riapertura al traffico di via Carmelo Rosano, prevista per stamattina alle 10.30. Le bandiere sindacali restano ammainate e le rivendicazioni cominciano insieme alla pioggia: gli stipendi non arriveranno. In cassa il Comune non ha un centesimo e la prossima entrata certa sarà quella dell’Imu, a dicembre. 

Ma le cooperative sociali, i dipendenti comunali, i lavoratori degli appalti non possono certo aspettare quella data. I più fortunati, tra un altro po’, sembrano i dipendenti ex Seneco a cui la Dusty, l’impresa che li ha assorbiti, ha proposto un acconto di 500 euro (in tre scaglioni, da restituire sui prossimi stipendi) per il pagamento delle spettanze dei primi 17 giorni di settembre. «Sarà un cattivo Natale», dice qualcuno. «Ci dovete aiutare, comu c’u spiegu a me mugghieri?». Il punto è sempre lo stesso: se il Comune non paga, centinaia di famiglie si ritrovano con l’acqua alla gola. L’amministrazione lo sa. E sa anche che una protesta diversa da quella pacifica di oggi potrebbe mettere in ginocchio la città. Intorno alle 10.30 Pogliese, Bonaccorsi e Cantarella vanno via: l’appuntamento è a Palermo, con il commissario della Lega Stefano Candiani. L’ennesimo tentativo di questua per Matteo Salvini.

La mano è tesa: la richiesta non è solo dell’ormai famoso contributo straordinario da centinaia di milioni di euro. Ora il Comune vorrebbe anche un’anticipazione sul contributo ordinario che lo Stato eroga alle amministrazioni pubbliche. Venti, trenta milioni di euro per arrivare alla fine, almeno, del mese prossimo. Perché per dicembre poi si vedrà: se dalla Finanziaria arriverà una prima tranche da 130 milioni di euro, la strada potrebbe all’improvviso apparire in discesa. Il fatto è che il governo gialloverde targato Di Maio-Salvini ha completato le addizioni del caso: se si decide di mettere una pezza sul buco di Catania, bisogna pensare anche al buco di Napoli e Torino, per dirne due. Lo Stato dovrebbe tirare fuori dalle tasche un miliardo e 800 milioni di euro. Non una gran somma, ma neanche bruscolini, coi tempi che corrono. Il 5 novembre, intanto, Candiani sarà di nuovo a Catania per un altro appuntamento di preghiera chiesto dall’amministrazione catanese. Due giorni dopo, il sindaco Pogliese incontrerà i portatori d’interesse (cioè chi avanza stipendi) per spiegare loro quanto ancora si dovrà stringere la cinghia.

La chiarezza vera e propria dovrebbe arrivare il 13 novembre: dopo il consiglio comunale straordinario sui rifiuti, ne è stato richiesto un altro. All’ordine del giorno, stavolta, c’è lo stato delle casse comunali. A richiederlo è stato l’ex assessore e adesso consigliere comunale del gruppo misto Salvo Di Salvo. In quella data dovrebbe essere reso noto pubblicamente un dato: con l’approvazione dei correttivi voluti dalla Corte dei conti, il rendiconto 2017 (ancora non approvato) farà registrare un disavanzo milionario imprevisto. Che dovrà essere recuperato. Qualcuno parla di circa 140 milioni di euro. Ironia dei numeri: nel 2013, quando il piano di riequilibrio economico-finanziario è stato approvato per la prima volta dal Consiglio comunale, la cifra totale da ripianare era sempre di 140 milioni. Adesso l’amministrazione tenterà di fare andare di pari passo la rimodulazione del piano di rientro (quella prevista dall’emendamento SalvaCatania al decreto Milleproroghe) con il rendiconto, in modo da potere spalmare nel nuovo piano anche queste cifre. Sempre se, nell’udienza del 7 novembre, le sezioni riunite della Corte dei conti di Roma non imporranno il dissesto, scegliendo così di non attendere la risposta del governo.


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