Sette persone arrestate e 13 mezzi tra camion escavatori e pale meccaniche sequestrati in via preventiva per la realizzazione di due discariche abusive all'interno del Parco urbano della VII municipalità di Catania. L'area è da tempo sede di attività illecite, come mostrato da CTzen quasi un anno fa. Guarda le foto
Discariche abusive al Parco Monte Po Aree e camion sequestrati, sette arresti
Acquisito dal Comune di Catania per realizzare un polmone verde per la città e trasferirci la sede dei vigili urbani, il parco urbano del rione Monte Po è sede di rifiuti di ogni genere, allevamenti abusivi e attività illecite. Stamattina sette persone sono state arrestate nell’ambito di un’inchiesta della procura etnea sulla realizzazione di due discariche abusive all’interno dell’area. Tre di loro sono stati portati in carcere e quattro agli arresti domiciliari, mentre le due aree incriminate sono state sigillate e sequestrate. In via preventiva sono stati sequestrati anche 13 mezzi industriali, tra camion, escavatori e pale meccaniche.
Una situazione di degrado che dura da diverso tempo. CTzen se n’era occupato già un anno fa, con un articolo di Luisa Santangelo e Salvo Catalano, che di seguito proponiamo.
Cè una parte di Catania fuori da qualunque controllo da parte delle istituzioni. Il parco di Monte Po ospita allevamenti abusivi di maiali, galline e conigli, è sommerso da numerose discariche e qualcuno è andato persino ad abitare per qualche tempo nelle due masserie totalmente vandalizzate. Due piccole biciclette appoggiate al muro di un garage lasciano pensare che anche qualche bambino abbia trovato casa qui. «Abbiamo segnalato più volte alle forze dellordine le attività illecite spiega Marco Morabito, dirigente del servizio giardini pubblici del Comune ma sullallevamento abusivo possiamo fare poco. Che qualcuno possa addirittura abitare in quelle condizioni mi risulta strano. Proveremo a verificare».
I cancelli dai quali si accede al parco sono chiusi da lucchetti, ma nessuno sa chi ne possieda le chiavi. Tuttavia si può entrare facilmente a piedi attraverso i numerosi buchi nella recinzione. Dentro, la situazione è decisamente peggiorata rispetto allultima nostra visita. Gabbie di metallo, cucce in legno e alcuni tozzi di pane sparsi per la strada sono il segno di stalle clandestine da poco smantellate. In una delle due masserie cè ancora un maiale chiuso in una precaria recinzione. I cavalli invece non ci sono più, ma rimangono le briglie attaccate alle pareti del casale. Le più fortunate sono le galline, che scorrazzano poco più giù, allinterno di un pollaio perfettamente curato di fronte al quale, a un metro di distanza, un garage è stato adibito ad alloggio: una scopa appoggiata al muro, due sedie, un tavolino, un calendario con una donna nuda attaccato alla parete e le due biciclette, unico residuo di una vita normale. Un cavo elettrico spunta fuori da una porta chiusa con un lucchetto.
«Non ho paura, ma questa per noi è una zona dove è meglio non venire», racconta Salvatore Ferrara, ex sovrintendente di polizia che abita nella palazzine vicine. Il signor Ferrara lavorava con i vecchi proprietari, prima che il Comune comprasse masseria e terreno. «Qui, soltanto sette anni fa, era tenuto tutto alla perfezione. Dopo lacquisizione del Comune ho continuato per qualche tempo a coltivare una piccola vigna, ma i vigili urbani mi hanno intimato di smettere. Poi però s’è lasciato che si costruissero le stalle per i cavalli».
Nel parco, secondo i progetti dellamministrazione comunale, si sarebbero dovuti trasferire alcuni uffici pubblici e la sede dei vigili urbani, per garantire un minimo di sorveglianza. Nel maggio del 2009 lex assessore al Patrimonio, Giuseppe Arcidiacono, aveva promesso: «Entro la fine del 2010 rimedieremo a questa situazione». Da allora nulla è stato fatto. Il parco ospita anche il Giardino dei giusti, dedicato a chi si sacrificò durante la seconda guerra mondiale per aiutare il popolo ebraico. Ora il consigliere dellottava municipalità Giuseppe Chiarenza chiede che le lapidi vengano trasferite nel parco Gemmellaro e aggiunge: «Speriamo di farcela entro il 27 gennaio, giornata della memoria».