«Mi oppongo, professore, in base all’articolo 1 della Costituzione degli Studenti». Dal prossimo anno accademico gli studenti universitari di Modena e Reggio Emilia potranno pronunciare frasi come questa. Martedì 12 giugno, a Roma, il Ministro dell’Università e della Ricerca, Fabio Mussi, e il Sottosegretario di Stato con delega al Diritto allo Studio, Nando dalla Chiesa, hanno presentato lo Statuto dei diritti e dei doveri degli studenti universitari: «scritto sotto forma di una piccola Costituzione, rientra nelle strategie di costruzione di un nuovo welfare studentesco che il Ministero dell’Università e della Ricerca sta attuando». Presenti anche personalità dell’Ateneo di Modena e Reggio Emilia, che hanno proposto di adottare lo Statuto in via sperimentale.
Il documento, che si divide in 10 titoli per un totale di 58 articoli, sembra interessante. Niente panico, i doveri sono pochi e semplici: studiare, pagare le tasse e rispettare le infrastrutture. Buon senso insomma. Sul fronte dei diritti, invece, sono regolamentate nero su bianco molte di quelle situazioni che spesso sembrano lasciate al libero arbitrio dei docenti, o vengono subite dagli studenti con rassegnazione come imprevisti del destino. Ma facciamo qualche esempio.
Si avvicinano gli esami, e secondo lo Statuto le cose dovrebbero andare più o meno così: innanzitutto lo studente può recarsi in biblioteca e consultare liberamente i testi adottati nei programmi del proprio corso di studi (altro che buono sconto fantasma). Una volta studiato approfonditamente (è uno dei pochi doveri), lo studente si presenterà all’appello e potrà addirittura richiedere di sostenere l’esame con il docente titolare di corso, senza che questo gli venga concesso come favore o grazia.
Sta per finire l’esame, il professore allunga la mano per visionare il libretto (rigorosamente prima di aver stabilito il voto); lo studente potrà appellarsi all’art. 17: «La commissione d’esame non può visionare il libretto universitario dello studente prima di esprimere la valutazione finale, salva espressa richiesta dell’esaminato. In ogni caso è fatto divieto alla commissione di visionare il materiale didattico utilizzato dallo studente». Giusto per essere chiari.
E volendo andare ancora indietro, potremmo anche dire che il nostro studente-modello sapeva già da tempo quali fossero i programmi delle materie: La Guida dello studente, infatti, «deve essere pubblicata entro il 15 luglio di ogni anno» e deve contenere «ogni informazione necessaria per permettere allo studente un’adeguata compilazione del piano di studi». Fantascienza, insomma.
Molte altre disposizioni promuovono la maggiore partecipazione degli studenti alla vita dell’Ateneo: non solo a livello di rappresentanza negli organi di governo, ma anche nella gestione. Interessante in questo senso è l’art. 22, il quale propone «il prolungamento degli orari dei servizi informatici o di biblioteca attraverso il ricorso a studenti volontari», ai quali l’Ateneo dovrebbe corrispondere apposite borse di studio, regolandone le modalità di impiego e formazione. Un discorso che potrebbe avere ancor più validità se fosse esteso anche alle aule-studio.
Come ogni normativa, anche lo Statuto ha bisogno di chi lo faccia rispettare: è presente anche questo, negli ultimi tre articoli. Si propone l’istituzione di un Difensore Civico, «inteso come personalità indipendente e di prestigio alla quale l’Università affida di concerto con le rappresentanze studentesche l’incarico di segnalarne violazioni o inapplicazioni e di suggerire i provvedimenti conseguenti». Le istanze degli studenti, invece, saranno accolte dal Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, che le sottoporrà al Ministro dell’Università e della Ricerca.
Una trafila come sempre un po’ lunga e dispersiva, che può dare l’impressione di un labirinto in cui le nostre richieste andranno disperse… ma è solo un prototipo e, probabilmente, a noi andrebbe già bene così.
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Statuto dei diritti e dei doveri degli studenti universitari
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