Indagini partite da Ragusa: il business, in due anni del valore di oltre 2 milioni di euro, sarebbe stato gestito da una coppia di coniugi, titolari del centro d'istruzione D'Annunzio. Gli studenti venivano poi iscritti negli istituti paritari, alcuni dei quali riconducibili al politico Udc. A casa dell'onorevole sequestrati 300mila euro
Diplomi a 3.500 euro, deputato Cani tra gli 80 indagati Da centro privato di Ispica a scuole di Acireale e Licata
Per ottenere il diploma di maturità avrebbero pagato 3.500 euro ciascuno. Circa cento studenti all’anno, dal 2007 a oggi. Un business che sarebbe ruotato attorno al centro d’istruzione privato D’Annunzio con sede a Ispica e Rosolini, ma che sarebbe stato resto possibile grazie a una rete di professori e di scuole private consenzienti. Gli studenti infatti venivano mandati a svolgere gli esami di Stato all’Istituto europeo San Marco di Acireale, e in tre scuole di Canicattì e Licata che, stando a quanto ricostruito dalla Guardia di finanza, sono riconducibili a Gaetano Cani, deputato regionale dell’Udc. Tra queste l’istituto Pirandello.
Secondo le indagini delle Fiamme Gialle che hanno scoperto il presunto diplomificio, i responsabili avrebbero avuto ricavi per oltre due milioni di euro. Sono 80 le persone indagate, a cominciare da due coniugi da cui sarebbe partito tutto, accusate di truffa, falso, abuso di ufficio e rivelazione di segreti di ufficio. Indagato pure Cani: a casa del politico sono stati trovati migliaia di euro in contanti e timbri della Regione, del Comune di Canicattì e dell’Asp.
Questo lo schema ricostruito dagli investigatori: gli studenti si sarebbero iscritti solo formalmente negli istituti paritari, dove in realtà sarebbero andati pochissime volte. Durante l’anno i docenti, attraverso il Centro d’istruzione, avrebbero dato prima le tracce dei temi di italiano agli alunni che avrebbero avuto il tempo di svolgerli a casa. Le altre prove scritte sarebbero state copiate da fogli con le soluzioni già indicate, forniti dai professori, mentre nessuno avrebbe mai sostenuto interrogazioni orali, contrariamente a quanto riportato sui registri scolastici.
Al momento dell’esame di maturità, gli studenti avrebbero raggiunto le scuole paritarie di Licata, Canicattì e Acireale, riconosciute dal ministero dell’Istruzione, dove avrebbero trovato professori compiacenti che li avrebbero agevolati sia nelle prove scritte che in quelle orali, consentendo anche l’uso di cellulari e delle classiche cartucciere. Le prove d’italiano sarebbero state sviluppate da un pool di docenti, creato apposta per la circostanza, e spedite via email la mattina dell’esame di Stato o addirittura distribuite direttamente dai membri interni. I militari hanno effettuato un blitz nelle scuole durante gli esami di Stato del 2015, per la seconda e la terza prova, per monitorare quanto succedeva.
La Guardia di finanza di Ragusa è partita da intercettazioni, seguite da mirati servizi di appostamento, pedinamento e osservazione. Infine si è passati alle perquisizioni a casa degli indagati e negli istituti scolastici coinvolti, durante le quali sono stati sequestrati documenti, contanti e titoli di credito del valore totale di 511mila euro. Di questi, circa 300mila euro erano a casa del deputato Gaetano Cani, subentrato all’Assemblea regionale siciliana nel giugno del 2015 al dimissionario Lillo Firretto diventato sindaco di Agrigento. «Non esistono diplomi falsi e non seguo più le scuole da almeno cinque anni – si difende il deputato, interpellato da MeridioNews – purtroppo sono coinvolto in questa indagine, ma dimostrerò la mia estraneità». Di Cani si era già parlato lo scorso anno come il più povero dei deputati siciliani, con una dichiarazione dei redditi 2014 di 33mila euro.
Le scuole dell’Agrigentino, così come il San Marco di Acireale, avrebbero rappresentato la parte finale della presunta truffa. Ma il sistema avrebbe avuto il suo centro in una coppia di coniugi, dipendenti pubblici che, per dedicare il tempo necessario al ricco business, avrebbero potuto contare anche su falsi certificati medici. È questo il secondo filone d’indagine della Finanza che mira a fare luce su numerosi casi di assenteismo e su false certificazioni sanitarie rilasciare da medici conniventi, che attestavano patologie in tutto o in parte inesistenti. Secondo quanto ricostruito, l’organizzazione sarebbe stata attiva dal 2007 e – soltanto negli ultimi due anni, quelli presi in esame dalla Finanza – avrebbe ottenuto introiti illeciti pari a 2 milioni e 100mila euro.
Sono state avviate le verifiche fiscali nei confronti dei soggetti coinvolti nella vicenda, constatando violazioni in materia di imposte dirette per 1 milione 400mila euro, imposta sul valore aggiunto per 215mila euro, imposta regionale sulle attività produttive per 1 milione 120mila euro. In totale, ad oggi, sono stati denunciati 80 soggetti (di cui, oltre agli organizzatori, una settantina tra dipendenti del ministero, presidi, professori e personale di segreteria operanti tra Ispica, Rosolini, Licata, Canicattì e Acireale).