«Mi chiamo Flavio Siciliano e sono un cittadino preoccupato di Troina». Inizia così la segnalazione che un cittadino del Comune montano dell’Ennese ha inviato al nostro giornale riguardo le condizioni della diga Ancipa, un invaso tra i più sfruttati in Sicilia, che rifornisce buona parte della provincia. «Sabato, durante una passeggiata lungo il nostro lago, ho scoperto una situazione allarmante. Ho trovato – continua – numerosi pesci morti in avanzato stato di decomposizione ai bordi del lago. Inoltre, pezzi di amianto sotterrati, che rappresentano un grave pericolo per la salute pubblica e l’ambiente». Il cittadino ha corredato con foto e video la sua segnalazione, esprimendo tutta la sua preoccupazione.
Una preoccupazione aumentata lunedì scorso quando, per la prima volta, a Troina l’acqua è stata razionata ulteriormente e adesso è distribuita ogni quattro giorni. «L’obiettivo della cabina di regia istituita dalla Regione per contrastare la siccità è quello di salvaguardare l’Ancipa, nella speranza di arrivare in autunno con un buon livello d’acqua e salvare il salvabile – dice a MeridioNews Alfio Giachino, sindaco di Troina – In paese, da aprile, la distribuzione è stata garantita un giorno sì e uno no, ma visto che in tanti hanno comunque delle riserve, non ha determinato all’interno delle famiglie grosse problematiche. Da lunedì – continua il primo cittadino – invece stiamo sperimentando la distribuzione ogni quattro giorni. In cosa si tradurranno questi disagi lo scopriremo nei prossimi giorni. Il problema -dice Giachino – come in tutti i paesi distribuiti su un territorio di montagna, riguarda la pressione: se prima non si riempiono le utenze della zona bassa, quelle della zona alta non riescono ad avere acqua».
Nel frattempo, però, qualcosa è successo: delle piogge che hanno interessato l’Ennese dando un minimo di respiro, anche se la situazione è ancora troppo critica per urlare al miracolo. «Ho visto le immagini anche io – dice a MeridioNews Giuseppe Amato, responsabile del comparto acque di Legambiente – Posso dire che da sabato la situazione non è cambiata: c’è il solito rimpallo di responsabilità, per cui nessuno si è recato sul posto a cercare di verificare di cosa si tratti. L’amianto – continua – appartiene di sicuro a depositi precedenti alla presenza dell’acqua e sarà difficilissimo sapere a cosa corrispondono, potrebbe addirittura essere qualche resto lasciato dal cantiere della diga, ma non conosciamo dove sia localizzato, quindi possiamo solo fare ipotesi. Per quanto riguarda i pesci – va avanti Amato – lì dovrebbe intervenire l’istituto zooprofilattico della Regione e dirci se sono morti per l’eccessiva presenza di sostanze nell’acqua, o per l’eccessiva concentrazione di alghe. Non saranno disponibili invece, fino a fine mese, le informazioni sull’effetto che le piogge hanno avuto sul bacino, che sembrerebbe destinato a incrementare il suo livello di qualche metro, ma – conclude il responsabile di Legambiente – il report purtroppo viene fatto di mese in mese».
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