Il vicepresidente del Consiglio comunale Sebastiano Arcidiacono presenta i primi risultati del periodo di raccolta nelle zone sperimentali. E lo fa dall'interno della struttura abbandonata di via Generale Ameglio. «Il Comune non sa dove finiscono i rifiuti» afferma il consigliere. Guarda le foto
Differenziata a Catania, dal 2013 un calo costante «L’isola ecologica di Nesima emblema dei ritardi»
L’isola ecologica distrutta di via Generale Ameglio fa da cornice alle critiche che, questa mattina, il vicepresidente del Consiglio comunale Sebastiano Arcidiacono ha mosso nei confronti del Comune di Catania e della Regione Sicilia per ciò che riguarda la gestione della raccolta differenziata nella città. Durante l’incontro con la stampa, tra i locali abbandonati e i cattivi odori, il consigliere ha illustrato i dati che ricostruiscono lo stato dell’arte dopo i primi undici mesi del 2016, confrontati con i risultati dal 2013 a oggi. «In totale il dato aggregato fa vedere un calo di pochi punti percentuali – spiega Arcidiacono – dal 9,97 al 9,75». «Il confronto – continua – è però falsato perché dal Luglio del 2016 si considerano anche gli inerti e pneumatici che valgono circa sette milioni di chili, dobbiamo pensare quindi a una quantità ancora più bassa».
Un risultato poco entusiasmante al quale si aggiunge, secondo il vicepresidente, una «totale opacità per quanto riguarda la destinazione dei rifiuti del porta a porta nella zona sperimentale». Dal momento del prelievo il Comune perderebbe dunque di vista i sacchi con le diverse tipologie di materiali, non sapendo se le ditte incaricate, la Ipi e la Oikos, conferiscono in discarica o nelle isole ecologiche deputate allo smaltimento. «È assurdo che non si riesca a capire che fine fanno queste sostanze – afferma il consigliere – Ho chiesto agli uffici ma sostanzialmente mi hanno fatto sapere che non è attivo un sistema di monitoraggio».
Il sostanziale arretramento nei livelli è spiegabile, secondo Arcidiacono, per i ritardi del Comune di Catania nell’implementare un serio sistema e, di conseguenza, per le mancate sanzioni da parte della Regione. «Nonostante siano stati più volte minacciati provvedimenti – spiega – ancora oggi da Palermo nessuno si è mosso nei confronti dell’amministrazione cittadina. Come mai?» si chiede. «L’isola in cui ci troviamo oggi – continua Arcidiacono – è l’emblema del servizio di raccolta, nata per favorire la differenziata, ma lasciata al suo destino e all’azione dei vandali prima e dei ladri poi».
Per la struttura, gemella delle altre due presenti all’interno del territorio comunale, nel 2014 il Consiglio, con una delibera, ha approvato lo stanziamento di 400mila euro. Che sarebbero dovuti servire per la messa in sicurezza dei locali e per l’attivazione del servizio ma che, ancora oggi, sono rimasti fermi all’interno delle casse cittadine. «Sperando che non siano stati utilizzati per altro» commenta Arcidiacono. A essere denunciato, infine, è il «quasi azzeramento dell’ufficio vigilanza ambientale del Comune», deputato al controllo della reale applicazione del servizio, «a fronte di un aumento dei chili di spazzatura che – conclude il consigliere – rispetto al 2013, sono circa dieci milioni in più».