Diego Cimino, il 25enne catanese tra i più influenti di Forbes «Credere fermamente nei propri sogni è la chiave per tutto»

Fra i trecento under 30 più influenti d’Europa c’è un venticinquenne catanese Diego Cimino, il più giovane diplomatico italiano, si è conquistato un posto nella classifica americana Forbes accanto a cantanti, attori, giocatori Nba e atleti. Personalità importanti e star internazionali. Ma anche fotografi, manager, attivisti per i diritti umani che lavorano ogni giorno per migliorare il mondo e i rapporti con gli altri. Proprio come Diego, una laurea in Giurisprudenza e diverse esperienze all’estero in ambito accademico e internazionale, rappresentante dei giovani presso Nazioni Unite, Consiglio d’Europa, Unione Europea e Banca Mondiale e un’avventura nello United Network of Young Peacebuilders, Ong che si occupa di giovani e peacebuilding in tutto il mondo. «Il mio percorso è stato un insieme di attività, spesso svolte in parallelo e con qualche sacrificio» racconta a MeridioNews il giovane catanese che oggi vive a Roma ed è diplomatico alla Farnesina, il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.

Una tappa fondamentale per la sua preparazione è stata il master in Diplomacy dell’istituto per gli studi di Politica internazionale di Milano, anche se l’origine del successo è da ricercare tra i confini dell’isola. «Tutto è partito da Catania – precisa Diego – dove sono stato rappresentante degli studenti sia a scuola che all’Università e attivo in svariate associazioni». Una su tutte i Diplomatici, realtà etnea che ha offerto al ragazzo la possibilità di varcare la porta del Palazzo di Vetro dell’Onu a 17 anni e di vivere per diversi mesi a New York. «È stata una bellissima esperienza e senz’altro di buon auspicio» – commenta il giovane, collocato dalla rivista americana nella sezione Law & Policy. Le altre sonoThe Arts, Entertainment, Finance, Media, Social Entrepreneurs, Retail & E-Commerce, Science & Healtcare, Thecnology e Industry.

«Una bella soddisfazione» per il siciliano che considera il riconoscimento «uno stimolo a provare a migliorare il sistema partendo dal percorso scelto». E ha dimostrato, come altri colleghi, di avere da subito le idee chiare sulla sua missione. «Credo fortemente nell’importanza del ruolo dei giovani nei processi di elaborazione delle politiche e nei processi decisionali a livello locale, nazionale e globale. Da giovane diplomatico – aggiunge –  il mio impegno è servire il mio Paese con fedeltà e dedizione, in questi tempi certamente complessi».

Già nel 2013, infatti, aveva creato con un gruppo di amici il movimento civico Catania 2.0, per valorizzare la partecipazione giovanile alla vita politica della città. «L’iniziativa – afferma Diego – è stata selezionata dal Consiglio d’Europa come una delle 25 best practices al mondo in tema di partecipazione dei giovani alla vita democratica». Mosso dall’entusiasmo il gruppo etneo fonda poi la ong Hub-Officine Giovanili, registrata in Commissione Europea, la cui missione è sostenere i giovani nell’esprimere le proprie capacità in ambito sociale. I primi passi che lo hanno trasformato in uno degli under 30 più influenti del continente. «Se dovessi pensare ad una ricetta vincente sarebbe credere nel proprio obiettivo e non fermarsi sino a quando non lo si è raggiunto». Anche facendo squadra. «Mettere in rete giovani che hanno dimostrato di poter creare un impatto può avere un ruolo di moltiplicatore e per questo ci incontreremo ad aprile a un summit a Tel Aviv e Gerusalemme, dove cercheremo di avviare questo processo».

E ai coetanei che non hanno ancora trovato la propria strada consiglia «di prendersi cura dei loro sogni, prima di tutto, nonostante il momento difficile che deve diventare uno stimolo per andare avanti con maggiore convinzione». Nonostante a casa si lascino gli affetti e i piccoli riti della vita quotidiana. «Per me la Sicilia, e Catania in particolare, restano il porto sicuro in cui approdare periodicamente, prima di una prossima ripartenza, circondato da famiglia e amici. È una sensazione confortante». Essere un diplomatico, infatti, impone alcune scelte di vita, come la lontananza da casa e i continui viaggi. «Ho la fortuna di avere accanto una compagna che le ha condivise e una famiglia che mi supporta» – dice Diego, che ha scelto di vivere appieno il suo ruolo. «Non posso sapere dove sarò tra quattro anni ma credo che questo sia uno degli aspetti più belli di questa professione. Guardo al futuro con serenità, determinazione e curiosità, sperando di essere pronto alle sfide che mi attendono» – conclude.


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